Johnson-Odom: per 300 mila euro vai anche in tribuna

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Come le mele o le pere, anche le notizie, buone o cattive, non cadono mai lontano dall’albero. E così la Reyer, che vive il suo momento migliore da quando esiste, piaccia o non piaccia ai nostalgici dei tempi della Misericordia, raccoglie i frutti anche dal melo e dal pero che sono cresciuti in un angolo del giardino fiorito. Seconda in serie A alla prima giornata di ritorno come non era mai accaduto nel dopo-guerra. Una sola sconfitta nelle ultime dieci partite, quattro in tutto: due in casa (con Trento e Sassari) e due fuori a Bologna con Reggio Emilia e a Pesaro. E, se ancora non vi meravigliano i numeri, prendete la partita di domenica al Taliercio che ho avuto la fortuna di vedere coi miei occhi chiedendomi spesso: sto forse sognando? E così mi sono dovuto dare un paio di pizzicotti sulle guance per capire invece che ero proprio ancora a questo mondo. Tanto che una Cantù in palla e non in gramaglie, come ho sentito dire da qualche idiota, è andata al riposo sotto di cinque e ancora si domanda come sia potuto succedere. Al punto che, specie a cavallo dei due tempi, anche il pubblico più freddo d’Europa non stava più nella pelle e il sindaco non si è mai dovuto alzare dalla seggiola per dare consigli a Ray-Ban De Raffaele. E adesso non venitemi a ricordare che la Venezia di Tonino Zorzi era stata capace di far meglio con dieci vittorie di fila. Lo so benissimo. E sapete anche quanto voglia bene al Paron, al quale ho affettuosamente dato io questo soprannome che gli calza a pennello, ma se andate cercando il pelo nell’uovo sapete cosa faccio? C’impiego meno di un secondo e vi mando tutti a remengo. McGee, Haynes, Bramos, Peric, Ejim: con questo quintetto sui generis l’Umana ha preso il volo dando spettacolo e la Red October, o come diavolo si chiama, l’ha persa di vista in avvio di ripresa. In più Stefano Tonut girava in stampelle per il palasport e Jeff Viggiano non si è mai tolto il pigiama per tutta la partita. E quindi avrete già capito dove voglio adesso andare a parare. Ma non mi va di tirare l’acqua al mio mulino, nè d’avere ragione a tutti i costi. Anche perché la ragione è (solo) dei mussi. Però nemmeno posso far finta di niente leggendo che nel BelPaese la pallacanestro è sprofondata sotto terra perché giocano troppi stranieri e gli italiani non trovano spazio. Democraticamente, anche se democratico non sono, lascio che queste stupidaggini le dica pure Giannino Petrucci, ma se le scrive la Gazzetta per una volta che l’Armani ha vinto grazie a Abass, Cinciarini e Fontecchio mi perdoni ma subito le chiudo la bocca facendole notare quali sono le squadre che oggi vanno per la maggiore in serie A divertendo più di tutte le altre messe insieme: una è la Reyer, e mi pare d’averlo già generosamente sottolineato, e l’altra è il Banco di Sardegna che ha raggiunto la GrissinBon (per trequarti italiana) al quarto posto in classifica con l’ultimo poker di vittorie consecutive. Ebbene la Sassari di Sardara, che non si fa più vedere alle riunioni di Lega e domani magari vi spiego il motivo, ha nove stranieri in organico. Al punto che Pasquino Pasquini ne deve scartare due ogni domenica. Contro Varese infatti non si sono neanche infilati la maglietta e i pantalon(cin)i corti Gabriel Olaseni, che è inglese di Plaistow, e Darius Johnson-Odom che viene dalla Carolina, ha giocato due anni fa a Cantù e la stagione scorsa prima nel Trabzonspor e poi nell’Olympiacos vincendo il titolo greco. Quel che invece magari non sapete è che il colosso a stelle e strisce, stupendo play-guardia, mal digerendo di finire in tribuna, avrebbe già lasciato a nuoto l’isola se non guadagnasse uno sproposito: più o meno 30 mila euro al mese esentasse. Tornando a Venezia, vi stavo raccontando del felice momento che sta attraversando il club di Napoleone Brugnaro anche lontano dalla laguna. Nell’ultimo turno dell’A2 due giovani oro-granata, in prestito dalla Reyer, sono stati difatti protagonisti nelle loro rispettive squadre. Uno lo conoscete bene: è il mulo Michele Ruzzier, nipote del suo allenatore, Matteo Boniciolli, che ha guidato al successo la Fortitudo di Bologna, e non d’Agrigento, come ha recentemente sostenuto Sky, nella difficile trasferta di Ravenna con una prestazione perfetta in regia e al tiro. L’altro è Francesco Candussi, ala-pivot di Palmanova, a metà strada tra Udine e Trieste, 2 e 11, che ha interrotto la serie di undici vittorie di fila della Virtus Bologna con una tripla da urlo al suono della sirena che ha mandato in brodo di giuggiole l’intera Mantova e dintorni. Così tanto per ribadire l’adagio iniziale. E cioè che i frutti non cadono mai lontano dall’albero.