Gli allenatori italiani sono fenomeni o buoni a niente?

 

menetti

Il discorso è lungo. Ma prima o poi bisogna cominciarlo. Con la coda dell’occhio magari guardando Brescia-Reggio Emilia. Di cui ovviamente non so ancora il risultato finale. E dunque parliamone. Di cosa? Di questi allenatori di pallacanestro che sono maghi quando vincono e sono da buttare quando perdono. Con un po’ d’equilibro però. E di buon senso. Altrimenti succede come a Brescia. Così tanto per fare un esempio. Mentre E.T. Fanelli senza cuffiette sta proprio intervistando Andrea Diana. Che non so se sia in gamba o buono a niente. So che l’anno scorso ha vinto un campionato dove su trentadue squadre una sola è stata promossa. Ovvero proprio la sua. Quindi non mi era sembrato giusto che, dopo sei giornate di serie A e dopo la sconfitta in casa con Capo d’Orlando, fosse già sulla graticola. Difatti la presidentessa, Graziella Bragaglio, o chi per lei, non stiamo qui tanto a cercare il pelo nell’uovo, fate i bravi, gli aveva dato l’out out (in rima baciata): o vinci una delle due prossime partite in trasferta o salti dalla finestra. E si era nel frattempo già guardata intorno. Individuando in Re Carlo Recalcati il buon successore al trono del povero Diana. Ebbene Brescia si è imposta a Brindisi contro pronostico e pure a Varese inguaiando Paolino Moretti, uno che invece può anche perdere nove volte su dieci e nessuno lo mette mai in discussione: vallo a capire tu il motivo e comunque riparliamone pure, ma un altro giorno. Di certo i giocatori della Leonessa si sono schierati dalla parte del tecnico livornese che Sandro Dell’Agnello portò con sé proprio a Brescia come suo assistente ed eccezionalmente non hanno fatto i figli di buona donna come succede spesso e volentieri in questi casi quando sentono che la società ha scarsa fiducia nel suo allenatore. O forse mi sbaglio? Suvvia, non fate anche gli ipocriti. Che non vi riesce neanche bene. I sinonimi di ipocrita sono doppio, falso, tartufesco, farisaico, gesuitico. Mi piacciono tutti e così adesso scegliete pure quello che mi vorreste appioppare se vi raccontassi che non ho fatto salti di gioia per il successo di Cremona sabato a Sassari. E non perché abbia qualcosa con il Banco di Sardara e men che meno con Fede Pasquini. Che mi legge sempre con piacere e non vorrei che ora cambiasse la idea, come diceva il grande Petisso Pesaola, però non posso neanche pensare che Cesare Pancotto fosse il migliore allenatore d’Italia sino all’altro ieri e oggi avesse le valigie pronte per tornarsene a casa. Altrimenti impazzisco e sono già abbastanza matto di mio. La Vanoli di quest’anno non ha più Washington, McGee, Vitali e Cusin con il quali nella passata stagione aveva chiuso la regular season con un miracoloso quarto posto. A Pand’oro, altro che cotto, hanno venduto anche le retine dei canestri e ceduto in prestito il custode del Palaradi. O vi racconto cazzate? E comunque, dovesse anche retrocedere, ma non sarà così, per me Cesarone resta un numero uno. Come Luca Banchi, di cui tutti vi siete già dimenticati, uno scudetto a Siena e uno a Milano, e Max Chef Menetti. A proposito del quale ributto l’occhio sul piccolo schermo che ho sotto gli occhi e salto sulla seggiola alla terza bomba di fila del mio Ricciolino. Per cui il punteggio ora è Brescia 8 – Della Valle 9. Poi s’accende anche Pietro Aradori, un altro vecchio pallino del vostro pennivendolo, ed è 12-18. Ma non ditemi com’è finita perché adesso metto un bel punto e mi vado a vedere la partita in poltrona. Dite la verità: pensate che sia malato nella testa e non vi posso dare torto. Siamo a martedì sera e non so ancora se la GrissinBon nel posticipo di domenica ha vinto o meno. Sono due giorni che non leggo le pagine del basket sulla Gazzetta e per la verità non credo d’essermi perso molto. E ho risposto soltanto alla telefonata di Walter De Raffaele perché ero domenica al Taliercio e vi posso garantire che la Reyer è una squadra con le palle. Anche se MarQuez Haynes ha mandato a giocare in laguna il fratello gemello che è scarso da far paura. In compenso Venezia ha nel motore un Ariel Filloy che sarebbe da nazionale se Ettore Messina non avesse già Poeta che al preolimpico di Torino preferì a Della Valle per far contento Gallinari. O vi racconto storie? A domani. Così magari vi svelo il risultato di Brescia-Reggio Emilia e si torna a parlare degli allenatori del BelPaese. Bravi o scarsi? Faccio sempre fatica a capirlo.