E Don Chisciotte tornò solo, ma non depone la lancia

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Forse tu non sai, caro mio scudiero ed ex villano della Mancia, proprio perché vieni dai campi, che oggi, ventitreesimo giorno d’aprile, ricorre l’anniversario della morte del nostro grande creatore: Miguel de Cervantes Saavedra, scomparso nel 1616 a Madrid poco tempo dopo aver ultimato anche la seconda parte de El ingenioso hidalgo don Quijote de la Mancha, il suo (e nostro) capolavoro. “So che sempre oggi, giusto quattrocento anni fa, morì anche William Shakespeare del quale però, mio cavaliere errante, non imparerò mai a scrivere il cognome come si deve”. Se è solo per questo, non fartene un cruccio: disse benevolmente don Chisciotte a Sancio Panza scendendo da Ronzinante e posando la lancia nella rastrelliera assieme al vecchio scudo. Anch’io non riuscirò mai a capire come cavolo si scrive Dembinski. “Con la emme prima della bi e il kappa tra la esse e la i: tanto ci vuole?”. Sciocco, lo so benissimo come si scrive Denbinsky, o come cacchio si chiama, ma è un mio modo ironico d’interrogare: ma chi si crede d’essere questo che non sa neanche chi sono io? “Tu saresti l’orgoglio di don Cervantes che in te vedrebbe la reincarnazione di don Quijote”. E fu qui che il mio ego si gonfiò al punto da scoppiare in collera: però Edi Dembinski magari andrà quest’estate alle Olimpiadi per la Rai e canterà a Rio de Janeiro le gesta degli azzurri di Ettore Messina, detto il Messia, mentre io da casa dovrò nel cuore della notte sentire in tivù quella lagna che mi racconterà che Amedeo Della Valle, figlio di Carlo, il quale, nato a Alba, come il tartufo, giocò solo sei partite in nazionale con Valerio Bianchini segnando appena 9 punti, due su tre da due, pari al 66.6 per cento, però catturando ben cinque rimbalzi e perdendo un’unica palla nei 28 minuti nei quali è stato complessivamente in campo, eppure il Vate da Torre Pallavicina, in provincia di Bergamo, non lo portò con sé ai Mondiali di Spagna del 1986 preferendogli Marzorati e Brunamonti nel ruolo di playmaker, ma l’Italia non andò oltre al sesto posto nonostante abbia perso soltanto due partite: con gli Stati Uniti e con la Jugoslavia, però rispettivamente di 22 e 26 punti. “E qui la fermo, mio signore, perché sbadiglio e non capisco cosa c’entra Ricciolino in tutto questo polpettone di sproloquio e cosa gliene possa poi importare alla gente”. Niente, ma questa è la forza di Dembinski: parlare per mezzora del nulla assoluto, mentre magari sul parquet sta succedendo di tutto e Amedeo ha centrato tre triple della madonna, e andare comunque ai Giochi di Rio. “Ci dica allora lei piuttosto cos’è questa storia di Della Valle che la Milano di Giorgio Armani vorrebbe portar via alla GrissinBon come ha scritto l’altro giorno”. Semplicemente, Sancio, che Misko Raznatovic, il nuovo agente della Luce dei miei occhi, ha proposto il Ricciolino a Livi(d)o Proli. “D’accordo, ma non hanno fatto i conti con l’oste”. E neanche con me, se è per questo. Difatti Amedeo è legato a Reggio Emilia da un contratto d’altri quattro anni e se davvero l’EA7 lo vuole deve acquistarlo al prezzo che hanno già fissato Stefano Landi e Alessandro Dalla Salda: un milione di euro. Prendere o lasciare. “Più ci sarebbe l’ingaggio del ragazzo con i riccioli che non può valere tanto meno di Alessandro Gentile”. Vedo, fedele mio scudiero, che cominci a masticarne di pallacanestro. “Errando con lei per la Mancia, mio signore, molto ho appreso e qualcosa imparato. Però c’è una cosa che ancora non ho capito: perché non mena vanto d’aver indovinato per filo e per segno con quarantott’ore d’anticipo quello che poi ieri è successo al Coni nell’incontro dei tre club ribelli con Giovanni Malagò e che oggi hanno ripreso tutte le gazzette?”. Perché chi si loda s’imbroda. E in più cos’è il mio misero blog al confronto del Don Chisciotte che la World Library del famoso Club norvegese del libro ha definito “la più grande opera letteraria mai scritta”? Una goccia d’acqua nel mare nostrum. “Però anche il Bardo dell’Avon non era meno geniale”. Ecco chiama pure così Shakespeare così più non ti sbaglierai di scriverlo. E neanche devi dimenticare, ti prego, quel che ha scritto Vittorio Bodini nella nota biografica di Miguel de Cervantes: mai nessun uomo ha avuto dalla vita tanto poco e le ha dato tanto. Però adesso andiamo che sarà presto notte e al Palaverde ci aspetta sul calar della sera un duello tra Treviso e Ravenna che si presenta molto interessante. “Devo prenderle anche la lancia e la rotella?”. Oh sì, certo. Sono di nuovo un don Quijote solo contro i mulini a vento del basket, ma sarebbe stato troppo pretendere che le coraggiose Trento, Reggio Emilia e Sassari fossero al mio fianco e non facessero un passo indietro, come auspicò per primo il giovane Werther Pedrazzi, davanti a Malagò e a Roma 2024. Però adesso anche Bau Bau Mann cominci ad abbaiare contro le grandi come ha fatto con le piccole. Altrimenti m’incazzo sul serio. Parola di don Chisciotte. E mordo. (4 continua)