Quell’amore di Valentino amato come Julia Roberts

VR46

Per la centesima volta ho rivisto Pretty Woman. Ma non sono stato il solo venerdì sera. Con me davanti alla televisione c’erano quattro milioni e mezzo d’italiani. Che erano nove milioni ancora nel duemila. Ovvero dieci anni dopo l’uscita nei cinema del film campione d’ascolti. Ecco perché Raiuno l’ha riproposto per la 24esima volta in prima serata. E comunque non finirò mai d’amare Julia Roberts nei panni di quel gran culo di Cenerentola in abito marrone di seta a pois bianchi. E la cintura in vita. Forse perché ho avuto la fortuna, tempo fa, di mangiare con lei una pizza. Al Sottovoce sotto casa. E vi garantisco che: uno, non se la tira; due, è affascinante anche struccata e in tuta da ginnastica; tre, ha un sorriso che è la fine del mondo. In fondo, sotto sotto, gratta gratta, mi costa confessarlo, ma sono un romanticone. Che si commuove con poco e per nulla. Così come non la smetterò di diventar matto per Valentino. Bello come il sole. Pure con i basettoni, l’orecchino e la barba lunga. Mai banale come il suo cognome. Fantastico in pista. Svelto anche nel dopo gara. Come domenica sera in Qatar. Per la 109esima volta primo. Simpatico, disinvolto, esplosivo. S’asciuga una lacrima di gioia, gli occhi gli brillano, buca lo schermo, parte in quarta, meglio che al via: risentiamolo insieme che è un piacere. “Sull’onda dell’adrenalina, si dice così, o mi sbaglio?, questa vittoria la metto tra le prime della mia carriera. Per come è venuta. Dopo la partenza mi hanno sportellato, ma soprattutto ho dormito io. Avevo visto Marquez uscire e allora mi sono detto: “Devo fare presto a riprendere Jorge e le due Ducati che erano già andate via”. Ho fatto dei giri velocissimi. Come un matto. E quando li ho ripresi, che non era facilissimo, risalendo dal decimo posto, ho pensato: probabilmente posso anche vincere. Visto che oggi poi non c’è Marquez” e se la ride di gusto. Furbo. Il dono della sintesi e della simpatia, uno spettacolo nello spettacolo, continua senza che nessuno gli debba chiedere nulla: “E alla fine avevo una moto che andava sempre meglio. La mia squadra ha fatto un gran lavoro: Silvano, Matteo, i ragazzi australiani. Nei test sembravamo fuori dai giochi, però la gara è un’altra cosa e per questo questa vittoria ha più gusto ancora. Ringrazio tutti. Abbiamo fatto le scelte giuste. Bravi. Tre italiani sul podio: fantastico, non vi pare? Mi sono proprio divertito e credo che il duello finale con Dovizioso sia piaciuto anche a te, vero Guido?”. Guido Meda tornava alle corse dopo un anno sabbatico. Mancava a tutti, anche a me. Che pure nella vita ho sempre messo davanti il pallone ai motori. Ma per Valentino ho fatto spesso e volentieri più d’una eccezione. Fingendo soprattutto d’ignorare che quel terribile ricciolino, non più bambino, è un impestato nerazzurro.