Scusa Gigi, ma per caso hai visto la Juve con Urbano Cairo?

Pjaca-Porto

Pensavo che Urbano Cairo, miope editore saccente, nonché odioso presidente del Torino, portasse al Corriere della sera, di cui è diventato il divertente proprietario, anche un’altra eccellente firma granata dopo aver strappato Massimo Gramellini alla Stampa: quella di Gigi Garanzini. Pensavo sempre stamattina, radendomi allo specchio, che pensare non è mai stato purtroppo il mio forte e per questo mi sono subito tagliato sotto al mento. Così ho anche pensato che pensare troppo mi fa male e che mi ha già fatto perdere un sacco di tempo. Vuoi mettere invece che razza di giornalista da elzeviro sarei anch’io diventato se mi fossi scervellato unicamente a studiare il modo per piacere a lor signori e a servirli da ArLecchino con la elle sempre più maiuscola e gonfia? Non ci voglio nemmeno pensare. Anche se mi domando se sarei mai riuscito ad accettare di ragionare con la testa dei padroni che da te si aspettano una cosa sola: leggere quello che garba e interessa a loro. Però non è di questo di cui oggi vi voglio brevemente parlare scacciando i cattivi pensieri. Anche perché oggi è per me un giorno particolare. E non perché è giovedì grasso. E stasera andrò comunque a fare un giro in piazza San Marco senza costume e senza maschera. Ma perché il 23 febbraio di 47 anni fa ho portato all’altare la mia Tigre ed ero ancora minorenne. Al punto che mio padre dovette firmare non so quale carta per garantire lui per me che non ero matto da legare. Smettendo i panni del pennivendolo, nei quali ci sguazzo dentro, mi vesto or dunque con quelli del lettore che magari ignora che Gigi Garanzini, granatina come Urbano Cairo e Massimo Gramellini, non ha mai potuto sopportare la Signora con la quale però anche ieri sera si è accompagnato all’ora di cena e ne ha poi scritto sulla Stampa. Ora per carità non è che ne abbia parlato molto male. Ci mancherebbe altro. La Stampa, piaccia o meno, è il quotidiano di famiglia. Sì, insomma degli Agnelli. Anche se da un anno si è legata al gruppo editoriale che pubblica l’Espresso e la Repubblica. E Andrea Agnelli, piaccia o meno, è dal 2010 il presidente della Juve della terza stella e dei sei, pardon ancora cinque, scudetti di fila. Però che Garanzini scriva annoiato dei bianconeri di Acciuga Allegri, che comunque hanno vinto per la quarta volta consecutiva una partita in trasferta di Champions League, e non di Mitropa Cup, mi permettete che ve lo dica prima da lettore e poi ve lo ripeta da gobbo: francamente è intollerabile. Può darsi che anche mi sbagli e cioè che sia prevenuto nei confronti dell’amico che fece molto arrabbiare Giampiero Boniperti perché aveva fondato nella primavera del 1983, assieme ad altri giornalisti lombardi e piemontesi, soprattutto milanesi e torinisti, il club Magath in onore dell’autore del gol che aveva permesso all’Amburgo di battere nella finale di Atene sorprendentemente per 1-0 la Juve di Zoff, Gentile, Cabrini. Ma anche di Platini e Boniek. O, se preferite, di Roberto Bettega, Schizzo Tardelli e Pablito Rossi. Non dimenticando Gaetano Scirea. Sei campioni del mondo celebrati in Spagna soltanto dieci mesi prima. A Vigo, tutti e due matti per le anguelas con l’aglio e il peperoncino, ricordo che Gigi sollevava il bicchiere per il brindisi iniziale e diceva: “A la derecha o a la izquierda la Juve è sempre una m…a”. E io in risposta: “Sia de plata sia de oro è de m…a pure il Toro”. Cin cin. Massì, beviamoci sopra. Però Garanzini starebbe meglio al Corriere del Cairo: di questo ne sono sicuro. Assieme alla Gramella. Osannando magari a quattro mani i granata per la storico 0-2 rifilato lo scorso autunno al Crotone. Doppietta di Belotti. Altro che la Juve a Oporto in undici contro dieci. Dove “dopo un’interminabile mezz’ora della ripresa, in cui ha pesato più che mai l’assenza di Bonucci, è arrivato il primo e unico errore difensivo del Porto, prontamente castigato da Pjaca e doppiato da Dani Alves, che, della serie non è mai troppo tardi, aveva finalmente preso il posto di Lichtsteiner”. Scusa Gigi, ma l’hai vista davvero la partita? O fai apposta? Il palo di Dybala, Higuain di poco fuori, Buffon al bar e Barzagli che non ha sbagliato un intervento. Oppure magari l’hai anche vista, ma insieme al gufetto Urbano e allora ti posso anche (forse) perdonare.