Messi(n)a che ha rotto i ponti persino coi suoi fedelissimi

16 + 1 giugno, lunedì  e martedì        Faccio davvero fatica a perdonarmi il tradimento. Lo sapevo. E non me ne do pace. Cosa faccio allora? Cambio discorso. In fretta e furia. Subito. E caso mai lo riprendo più tardi o un’altra volta. Come quando a Federico Casarin, il mio caro Pesciolino rosso che sguazza libero nella boccia d’acqua che gli ha regalato il primo cittadino di VeneziaMestreMarghera, chiedevo conferma sulle notizie che avevo di mercato della Reyer. E il Pesciolino rosso mi rispondeva parlandomi d’altro e, tanto per cambiare di suo figlio, Davide, che ha sempre nella zucca. Una vera ossessione. Pardon, nella testa. Anche se in veneziano il teston sia il sucon. E il mio blog sia di satira o, quanto meno, avrebbe la pretesa d’esserlo. In modo tale che nessuno s’offenda o se la prenda troppo. Non è il caso. Stamattina comunque, dopo esser passato in banca, dove è tutto un pianto e non ho il coraggio di dire alla gente che l’anno prossimo, di questo passo, sarà ancora peggio. Non potrà cioè più permettersi il lusso d’andare alla domenica a Jesolo Lido a farsi un tocio (bagno). Perché non avrà più i soldi per la benzina, alla quale non sono state tolte le accise come aveva promesso la Bugiarda, e nemmeno i due euro per il traghetto di barche a Caposile. Che porta alla scorciatoia tra i magnifici campi di girasoli e granoturco evitando così la tortura di una coda minimo di un paio d’ore sotto il sole cocente. Un caldo da morire, le biciclette sul carrello e il gommone sul tettuccio della Ritmo di seconda mano. Se non di terza. La piccola che frigna: poveretta, ha fame. E le vorrai comprare almeno le patatine del McDonald’s e la Coca Cola con cannuccia? Mentre il grande vuole giocare con il telefonino che fa più baccano ancora. Tante grazie, ma la domenica resto a casa. In branda e la F.1 in tivù che m’invita alla dolce pennichella. Ma anche il MotoGp se Pecco Bagnaia non si dà una mossa e non vince sempre quel demonio di Marc Marquez davanti al fratellino Alessandro.

Sono stato, vi dicevo, stamattina alla Popolare per pagar le tasse e poi, passando davanti alla mia libreria preferita, che non mi ricordo più come si chiama, forse Ubik con la i capovolta, non ho resistito alla tentazione di comprarmi il ventilatore portatile mignon a tre velocità che si carica con lo spinotto (a norma) del telefonino. Un affare: appena otto euro. E, già che c’ero, ho preso pure il Dizionario da scarsea (tasca) venetoitaliano. Che costa meno ancora: sei euro e novanta. Dove ho per l’appunto letto alla voce zucon: vedi sucon, zuccone. Credo che come perditempo nessuno mi possa battere. Ma pure come mano bucata. Sì, insomma, spendaccione. Non ce l’ho così fatta a non togliere dallo scaffale Il giorno dell’ape di Paul Murray, al quale ronzavo intorno da settimane, che mi è costato più del ventilatore e del dizionario messi insieme. Ben ventidue euro. Ma poi ho capito la ragione: il libro ha vinto non solo il primo premio europeo Strega 2025, ma è stato pure considerato il libro dell’anno, penso 2024, dal New York Times, il Guardian e del Washington Post. Mica dalla Gazzetta di Urbano Cairo o dal Gazzettino dei Caltagirone o da Tana Libera tutti, alias Libero, fondato da Littorio Feltri. Così magari Paul Murray avrà il tempo e i quattrini finalmente per mettere non pretendo i punti e virgola ai suoi scritti, ma almeno le virgole e i punti da pagina 171 a pagina 338 del Giorno dell’ape.

Leggo a pagina 171: sulla strada per l’albergo pensa che si cagherà addosso nel vero senso della parola Sono soltanto dieci minuti di macchina E’ andata in bagno prima di uscire Eppure mentre passano davanti ai magazzini Creaghan lo stimolo a un tratto è così forte che sta per dire a Dickie di fare inversione e riportarla a casa ma poi pensa che non resisterà mai fino a casa Non sarebbe meglio dirgli di accostare e darle modo di correre nell’erba Mio Dio Sarebbe la cosa giusta no? Starsene sul ciglio della strada con le mutande abbassate e l’intero paese che passa e la guarda La ciliegina sulla torta No stringe i denti. Serra le gambe Si ricorda che qualcuno probabilmente PJ le ha detto che lo sfintere è il muscolo più potente del corpo umano

Sono tornato a scrivere io: lo si capisce dall’uso di nuovo delle virgole e soprattutto dei punti. Non ci voleva molto. Credo. Però due riflessioni lasciatemele adesso fare. Mentre sono già passate le cinque del pomeriggio e mi ero ripromesso di scrivere prima delle diciassette almeno della riunione (videoconferenza) delle sedici società di serie A, Scafati e Pistoia comprese, anche se sono entrambe retrocesse, per convincere almeno uno dei sei club in rivolta che non è un Gherardini Maurizio per quanto bravo, anzi bravissimo, però nel suo mestiere. Che non è quello di leader massimo della Lega Basket e quindi non potrà mai far meglio di un Umberto Gandini che ha invece le mani in pasta da più di qualche anno, conosce i suoi polli, e ha già in pratica raggiunto un ottimo accordo con la Rai e con Sky per un loro ritorno dalla prossima stagione del basket in tivù rispettivamente con le dirette di una e di tre partite di ogni fine settimana di campionato. Bene no? Con EurosportDiscovery o Dazn che trasmetteranno in streaming tutte le otto partite della giornata di regular season oltre ai playoff. Meglio di così non si può.

Prima riflessione: ditemi la verità che morite dalla voglia di sapere come è andata a finire la storia della povera Imelda nella cacca, credo di poterlo dire, più completa? Dovrei finire di leggere altre 18 pagine per capirlo. Ma vado di fretta, non so più come devo dirvelo. E non parlo in turco. Però domani potete anche trovare il tempo d’andare a prendere il quarto libro di successo del cinquantenne scrittore di Dublino. Il prezzo di copertina è sempre lo stesso: ventidue euro senza sconto. Che a occhio e croce se li merita tutti. Però, seconda riflessione tra me e me: il prossimo anno parteciperò anch’io al Premio Strega se le cose che meritano e piacciono d’essere raccontate sono queste. A chi infatti non è capitata nella vita la tragedia che è toccata a Imelda e che ora sta piovendo addosso a tutta la sua famiglia chiusa in macchina? Ma perché non ho detto a Dickie d’andar da solo con i figli nell’Algarve? Mentre sente l’intestino torcersi Va sempre peggio Contrae il corpo intero Ma non può tenerla a lungo Non può non può Non vedo nemmeno un cespuglio sul ciglio della strada dietro cui nascondersi

Però prima devo scrivere il libro di cui vi ho già parlato e al quale ho già dato il titolo: Una per tutti. Ma ancora non basta. Devo prima scriverlo, capitolo dopo capitolo, quest’estate, e non sarà facile, pigro come sono, cominciando da quel giardino d’ortensie più viola che blu intenso e più grandi di me. Sotto le quali mi nascondevo dalla nonna che mi cercava. Mentre io cercavo io di non calpestare i mughetti bianchi sui quali mi accoccolavo per sentire il profumo gradevolissimo che alzavano. E poi magari conquisterò anche il Pulitzer 2026 per lo sport se ambiscono a vincerlo Luigi Garlando con La sveglia della Gazzetta o Mister Napoleone (che non è Luigi Brugnaro) o Flavio Ciccioblack Tranquillo con I dieci passi: breviario della legalità o con il romanzo di Ettore Messina: basket, uomini e altri pianeti. Tanto più che Murray non usa i punti e le virgole. E io addirittura rigorosamente evito l’utilizzo delle due virgolette (“”) sostituendole al massimo con il corsivo.

Perché, se devo dare del mona a qualcuno, non ha senso che poi lo infiocchetti con le virgolette: è un mona e basta. Come ho tentato di far capire al mio sindaco se crede ancora a tutto quel che gli racconta il Pesciolino rosso. Risultato: non mi risponde più al telefono. Pazienza: sopravviverò  lo stesso. E la Reyer sarà un nuovo disastro. Come quest’anno. A meno che non arrivi il preparatore atletico, mio buon amico, che mi hanno detto e non vi dico chi sia. Anzi, chi è. Perché poi andreste di corsa a chiedere conferma a Federico. Il quale vi risponderà che non ha ancora trovato una squadra per il figlio. Che costa parecchio di stipendio, intorno ai 160 euro. Quasi più di Spahija che per Davidino  aveva un debole. Anche se Olivetta non ha ancora capito nemmeno quale ruolo abbia il ragazzo che in fondo ha solo 22 anni e una carriera luminosa, lontano dal padre-padrone, tutta da intraprendere.

Non so nulla ancora dell’incontro informale e telefonico tra i club di serie A del quale soltanto il sottoscritto aveva dato sabato l’annuncio perché la Banda Osiris, muovendosi nell’omertà e nel silenzio come è costume di tutte le bande del Bel Paese, avrebbe  preferito che la notizia di Gherardini nuovo presidente della Legabasket uscisse alla chetichella senza che nessuno pensasse all’inciucio o, peggio, al tradimento di qualche società nei confronti di Gandini. Come invece c’è stato. In primis di Varese. Nonostante Toto Bulgheroni giochi a golf con Gandini nel club sul Lago di Varese e sul Monte Rosa: diciotto buche abbastanza toste che si muovono dal convento delle suore benedettine che fu chiuso nel XV secolo da San Carlo Borromeo, vescovo di Milano e poi cardinale nominato da suo zio Papa Pio IV. Ne imparo ogni giorno una di nuova. E poi del Banco di Sardara che cambia sempre idea con gran fermezza.

Tutto questo è accaduto poco prima del tramontar del sole. Quando anche Pistoia e pure le due finaliste scudetto, Brescia e Virtus, udite udite, hanno ceduto alle lusinghe della Banda Osiris di Tranquillo e Bassani, sempre loro due dall’anno della fondazione, il 1990, e hanno saltato il fosso tuffandosi dalla parte di Gherardini che ha accolto a braccia aperte Mauro Ferrari e Marco Comellini come amici di vecchia data. Mentre almeno qui pioveva che dio la mandava e la Tigre mi reclamava a tavola. E io ho giurato che non scriverò mai più dopo cena. Perché poi non prendo più sonno. Cadesse il mondo. Come in questi giorni a San Vito e Borca di Cadore. Dove la cima di Croda Marcora, del gruppo del Sorapis, e detriti di roccia dell’Antelao sono franate sulle case sottostanti. Tanta paura, la statale che porta a Cortina sommersa nel fango, strade chiuse, abitazioni evacuate, ma nessun ferito. Per fortuna. E comunque non crolleranno di certo i prezzi delle ville in affitto o delle camere d’albergo a luglio e ad agosto. Potete star tranquilli: un aggettivo che peraltro uso solo al plurale.

Tornerò a scrivere domattina. Promesso. Anche se è il 16+1 d’ogni mese non scrivo. Ma stavolta ho fatto un’eccezione. E non perché nel tardo pomeriggio d’oggi sarei andato comunque a Brescia per gara 3 tricolore. Nella speranza che si giochi giovedì anche la 4. Alla faccia di Nicolò Melli che l’anno scorso si lamentò delle finali al meglio delle sette partite che lo ammazzavano. E perché allora non mugola adesso con il ceo (ragazzo nel dialetto trevigiano) Paulius Motiejunas o  addirittura col presidente Dejan Bodiroga che vogliono ulteriormente ampliare l’EuroLega a 20 squadre con 38 partite d’andata e ritorno solo nella prima fase? Mentre la Fiba d’Europa di Jorge Garbajosa, che aveva promesso la rivolta, tace e inghiotte l’ennesimo boccone amarissimo. Come Giannino Petrucci al quale voglio un sacco di bene, ma che non può continuare a sposare tutte le cause perse. Come quella di sostegno a Umberto Gandini che in poche ore è stato trombato, diciamola tutta e con le parole giuste, da Ettore Messi(n)a che come Mangiafuoco fa ballare i burattini del teatrino messo in piedi dalla Banda Osiris. Il teatrino farà più piangere che ridere, ma intanto tornerà con Maurizio Gherardini ad allungare le mani sulla Lega traendo benefici solo per se stesso e riducendolo ad un cumulo di cenere. Come successe negli anni a cavallo di questo secolo dove dovreste andare a vedere chi la comandava e così capirete finalmente, lo spero, quali sono stati i veri responsabili dell’inizio della decadenza della nostra pallacanestro.

E’ che stanotte ho dormito poco lo stesso. E molto male. Dal momento che dal tiggì di mezzanotte ho appreso dell’Achille Polonara. Col quale ho un rapporto particolare e al quale ho telefonato con affetto meno di un quarto d’ora fa. E lui mi ha subito risposto da un letto del reparto di ematologia oncologica dell’ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna dove è ricoverato. Segno che ci vogliamo bene. Anche perché le nostre sono storie molto parallele. Anch’io ho avuto un plasmocitoma alla gola e da cinque anni ho un mieloma cronico. Dal quale non dirò mai che sono guarito. Ma che per ora tengo lì a riposo e sotto controllo. Tanto che oggi come oggi mi sento di stare benissimo e sono felice di non aver mai amato così tanto la vita. Questo gli ho detto accompagnando le due parole ai mie speciali canestri d’auguri che non mancherò mai di fargli a pioggia. Ho sentito che lui ha gradito. Forza Achille, mi raccomando. Ce la farai anche tu. Ne sono certo. Forte come sei. E mi sono commosso dopo aver spento però il cellulare.

E adesso dovrei parlarvi degli sei club che hanno subito girato le spalle a Gandini appoggiandosi prima a Claudio Coldebella, che è scappato al Maccabi, ma non potrà più negare d’essere un bandaosiris doc, e poi alla Iena ridens in persona che, se non sapete chi sia, non so proprio cosa farci? Io vi faccio al massimo i nomi delle sei società che hanno guidato la rivolta: l’Armani, Derthona, Trento e non Trieste, Cremona che diventerà Roma, la piccola Treviso e ovviamente Reggio Emilia senza arte né parte. E delle cinque, a quanto parte, fedelissime a Gandini: Venezia, Trapani, Scafati, Napoli e Trieste. Mi è passata la voglia d’aggiungere altro se non che è stato raggiunto il quorum di 11 su 16 per eleggere ufficialmente la settimana prossima Gherardini presidente della Lega. Così come non mi va adesso di raccontarvi del Messina che ha rotto i ponti con quasi tutta la corte dei suoi fedelissimi dopo essersi schierato, se un po’ lo conosco, pure contro il ponte sullo stretto. Cominciando da Mario Fioretti, nella foto assieme a lui che ho scattato alla Coppa Italia di Torino, e da Francesco Cuzzolin, il numero 1 dei preparatori atletici del vecchio continente. Quanto al mio tradimento ve ne parlerò un’altra volta. Promesso. Magari anche domani. E adesso lasciatemi volare a Brescia.