
3 ottobre, venerdì Passa parola: da tre giorni sono tornato a scrivere sul mio blog di satira sportiva. E questo è il terzo pezzo di fila: una sorta di record intercontinentale. O quasi. Il primo d’ottobre sono stato dal dentista che mi ha fatto un ponfetto sulla gengiva. E vi ho spiegato cos’è un ponfetto. Ieri vi ho parlato della mia devastante mattinata e della sveglia alle 7 e ventotto in punto. Poi il barbiere alle 8 e mezza in Corso del Popolo, dove da piccolo a San Michele, il patrono di Mestre, c’erano alla fine di settembre le giostre tra i campi infangati. E tre corse nell’autoscontro costavano cento lire. Ovvero nemmeno cinque centesimo d’euro. Poi un’ora intensa di ginnastica nella palestra dietro casa e un salto a Mirano da Luciano che mi stira il collo e mi massaggia la schiena tutti i giovedì da almeno vent’anni. Insomma già prima d’andare da Beppin, il mio compagno di banco del ginnasio e nel ’68 d’università a Padova, facoltà di medicina, avevo una valida scusa per non sedermi nel pomeriggio davanti al computer dopo il magnifico pesciolino gustato al Leone di San Marco. Appisolandomi, bello come il sole, guardando il calcio o un film in televisione (tra parentesi: rima baciata, che andrebbe bene per una canzone moderna). E invece stavolta sono stato di parola e continuerò a scrivere finché non strillerete “basta: siamo stufi di leggere le tue storielle”. E invece già vi sento brontolare, curiosi come i cercopitechi, chiedendomi: “Ma ci vuoi dire almeno se poi ti sei laureato?”.
Bepin sì ed è diventato un bravissimo cardiologo. Io no perché, mentre lui studiava anatomia col teschio in mano, io sfogliavo la Gazzetta o Tuttosport o Stadio. E sapevo a memoria tutte le formazioni delle squadre di serie A e molte della C (girone unico) come la Mestrina, di cui mio padre era il vicepresidente, che ogni anno faceva una fatica boia per salvarsi. Quella della Juventus 1969-70 me la ricordo ancora: Anzolin; Cuccureddu, Marchetti; Furino, Morini, Salvadore (capitano); Leonardi, Leoncini, Anastasi, Haller, Del Sol. Allenatore Luis Carniglia, un mezzo disastro, come Thiago Motta, quasi subito licenziato da Giampiero Boniperti, appena nominato amministratore delegato, che lo sostituì con la meteora Ercole Rabitti. Con lui in panchina i bianconeri cominciarono comunque a scalare la vetta della classifica sin quasi ad arrivare ad un punto dal Cagliari capolista alla vigilia dello scontro diretto al Comunale di Torino. C’ero anch’io quel giorno di marzo in curva. Il famoso arbitro Rosario Lo Bello fischiò sul 2-1 un inesistente rigore per un (presunto) fallo di Salvadore su Gigi Riva. Che pareggiò il conto dagli undici metri e il Cagliari fu per la prima e unica volta campione d’Italia. Corsi e ricorsi storici ai danni della mia Vecchia Signora. Checchè ne dicano gli intertristi.
Stasera invece andrò al Taliercio insieme a Frank Vitucci per la seconda partita consecutiva in casa del Basket Mestre sponsorizzato Gemini e neopromosso a giugno in A2 dopo non so quanti anni. Credo 37 e penso di non sbagliarmi. Così come sono certo, tornando al 1970, che la mia unica squadra del cuore, allora allenata da Augusto Giomo, si salvò incredibilmente dalla retrocessione in C battendo di un punto la prima in classifica, poi lo stesso promossa nella massima serie, il Biella di Charlie Caglieris diciottenne, Celoria e Castagnetti, tanta roba. Con un gancio-cielo del pivot Carneade Nicoletti dall’angolo del campo che disperatamente infilò la palla nel canestro allo scadere dei due tempi. Era il 22 febbraio 1970. Non posso dimenticarlo perché il giorno dopo, nella chiesa della Salute, ho sposato la dolcissima Tigre. Con la firma di consenso di mio padre dal momento che ero ancora minorenne.
“Chi non salta è reyerino” canteranno di nuovo i tifosi biancorossi entusiasti dell’esordio casalingo della passata settimana con la Liofilchem Roseto che nella prima giornata di campionato aveva battuto niente popò di meno che la Fortitudo di Artiglione Caja. 101 a 91, un successo mai messo in discussione, grazie ad una pallacanestro eccellente, sia in attacco che in difesa, costruita dalla squadra di Mattia Ferrari, l’allievo preferito da Gas Gas Trinchieri, il vero deus ex machina della rinascita del basket in terraferma. Che ha quale unico obiettivo quello della salvezza difficile comunque da conquistare. Perché i soldi in società sono quelli che sono: molto pochi. Ma sembra che siano stati spesi assai bene visto quel che si è visto sabato scorso. Cominciando dai due nuovi acquisti del diesse Samuele Marton: la guardia americana della Florida, KeShawn Curry, autore di ben 35 punti con 8/12 nelle pirotecniche triple, pescato tra le renne della Finlandia chissà come da Mattia, e il play Costantino Bechi, 22 punti, l’unico nel club ad aver avuto una precedente positiva esperienza nella categoria a Latina.
Detto questo, scappo: non foglio far tardi con Frank. Ricordando che Mestre-Cento si potrà vedere anche su Raisport alle 21.00 (telecronaca di Maurizio Fanelli e Sandro De Pol che sono cari amici miei). Così mi saprete dire se Curry è davvero un fenomeno per l’A2 come penso e spero. Invece se mi domandate la ragione della caotica foto che accompagna questo articolo, potrei rispondere perché a me piace immensamente. Ma non sono così villano. E allora per le spiegazioni del caso ci risentiamo domani. Anche se è sabato e vorrei andare nel primo pomeriggio a Sant’Elena per Venezia-Frosinone. E, già che ci sono, fare un salto anche all’Arsenale per il Salone dell’Alto Artigianato italiano e degli antichi mestieri che mi stuzzica parecchio. Vedremo. Tanto per me la sveglia con i quotidiani suona sempre alle 7 e ventotto…