Lite Raiola-Sbezzi per Dollarumma e il mistero Gentile

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Ho sentito anche questa a metà pomeriggio. Gustando un cappuccino tiepido con un velo di cacao sulla schiuma. Al bar della piazza dell’orologio. Che segnava le 16.58 ed è sempre indietro di qualche minuto. Dove si parla anche di basket e non solo dell’Avvoltoio Dollarumma che non s’accontenta di cinque milioni all’anno. E ha appena diciott’anni. Figuriamoci quando ne compirà trenta. “Se Mike D’Antoni è stato eletto il miglior coach del 2017, neanche la Nba deve passarsela troppo bene”. E mi è scappato un sorriso sotto i baffi. Che non ho. Ma che la schiuma del cappuccino con il cacao mi ha appena disegnato. A proposito di Gigio Donnarumma ho saputo, ma non so se sia vero, che Mino Raiola si è molto arrabbiato con Riccardino Sbezzi che su Facebook non gliele ha per la verità risparmiate parlando di “gestione assurda di un diciottenne che, se non resta al Milan, farà una brutta fine”. Ora non ci piove che il caro Gabibbo di Ragusa sia un casciavìt di quelli che si taglierebbero un dito pur di trattenere il loro portiere-bambino, ultimamente alquanto nervosetto, che si è beccato tre gol dall’under 21 spagnola su altrettanti tiri in porta e ne poteva almeno evitare un paio. Però di qui a scrivere che Raiola “ha fatto la prima vera cazzata della sua carriera” allontanando Donnarumma dal cuore dei tifosi rossoneri mi sembra una critica scorretta, eccessiva e sgarbata, mossa oltre tutto ad un collega che potrebbe sempre anche rispondergli: “Pensa ad Alessandro Gentile che ti basta e avanza”. Così zittendolo in un nano secondo e restituendogli al volo pan per focaccia. In effetti non mi sembra neppure tanto scandaloso che l’Avvoltoio vada a giocare al Real Madrid per gli stessi soldi o per qualche euro in più. L’importante è che non lo prenda la Juve. Altrimenti m’incavolo sul serio. Semmai devo dire che il manager di famiglia in casa Gentile mi è cento volte più simpatico del procuratore di Balotelli, Pogba e Ibrahimovic che sa comunque fare egregiamente il suo mestiere, però non posso nemmeno nascondere che quest’anno il Gabibbo siciliano mi ha un po’ deluso per come ha gestito Alessandro. Un ragazzo adesso in crisi: questo è poco ma sicuro. Anche se nessuno ne parla. Con un carattere particolare, d’accordo, ma non difficile. Che poteva anche non piacere, ma al quale non si è mai perdonato nulla. Che era il capitano dell’Armani del secondo scudetto e il meglio pagato della nostra serie A prima che si spezzasse un dito, litigasse con Gelsomino Repesa e fosse messo alla porta da Livio Proli. Un giocatore eccellente con quell’arresto e tiro tutto potenza, esplosione e faccia tosta, che per me era uno spettacolo anche eccitante. Uno scugnizzo con un contratto a sei zeri sul quale pure la Nba, in crisi o non in crisi, aveva pur sempre messo gli occhi addosso. Poi a Natale il figlio minore di Nando è andato al Panathinaikos. Dove è rimasto appena 77 giorni. Perché? Nessuno ce l’ha ancora spiegato. Scatenando risse di voci incontrollate o, peggio, d’enormi falsità. Poi Sbezzi ha preferito mandarlo a Gerusalemme da Pianigiani. Quando lo volevano Treviso e mezza A2 per giocare i playoff. E magari ne avremmo anche potuto capire di più sulla sua difficoltà a tornare ad essere se non proprio quello che era, cioè un fenomeno, almeno un azzurro di qualità. A Simone un giorno ho chiesto: come si sta comportando Gentile? E l’ex cittì mi ha risposto: “E’ assolutamente perfetto”. E gli ho creduto. Come sempre. Però Alessandro era a Bologna a vedere giocare il fratello Stefano nella Virtus la stessa sera in cui l’Hapoel ha vinto il titolo d’Israele. Poi Ettore Messina non l’ha neanche convocato in nazionale tra i ventiquattro per l’Europeo. Dove hanno trovato posto Daniel Lorenzo Hackett, che è fermo da sei mesi ed è stato operato al crociato, ma pure Baldi Rossi e Zerini e, come riserve a casa, Candi, Fontecchio e Moretti. E allora non so più a chi credere e cosa pensare. Perché Alessandro Gentile rotto non è. E neanche ha la peste. Così come è sconcertante l’imbarazzato silenzio di Riccardino. Al quale avanza ancora tempo da perdere dietro a Raiola e Donnarumma. Mentre questa macedonia di calcio e basket, scucchiaiata al bar della torre dell’orologio, che all’inizio mi era piaciuta, adesso mi sta andando già di traverso. Nonostante sappia benissimo che Dollarumma alla fin fine resterà al Milan per una montagna di soldi e che il figlio di Nando, male che vada, beccherà 800 mila euro di liquidazione da Milano per volare poi a giocare dove gli consiglierà Sbezzi. Spero non alla Virtus con Pietro Aradori, come invece sarà, ma a Trento con Fred Buscaglia. Se non a Venezia da Ray-Ban De Raffaele. Dovesse andarsene Stefano Tonut che non può continuare a prendere come Michele Ruzzier che nemmeno lo zio, Matteo Boniciolli, vuole più alla Fortitudo in A2.