Non solo la Divina: Simona oro e Martina bronzo mondiali

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Non è nata sotto il segno dei pesci (20 febbraio – 19 marzo) come Antonello Venditti, ma in borgata (Ottavia): è la ragazza della porta accanto che d’inverno esce di casa quando è ancora buio e con la sua borsa va a nuotare in piscina. Prima alla Delta (Baccini), poi al Circolo Canottieri Aniene di Giovanni Malagò, presidente del Coni. Romana, ventun’anni a dicembre (il 18, sagittario), un solo allenatore (Christian Minotti), Veleno per la mamma e quel cognome che non mi entra mai in zucca: Quadarella e non Quagliarella come il bomber della Sampdoria. In testa dalla terza vasca, ma ne mancavano ancora ventisette. Però stamattina, alla fine dell’allenamento, Christian le aveva detto che Katie Ledecky, l’americana che pareva imbattibile, non avrebbe gareggiato per via di un virus che l’aveva colpita dopo che la diciottenne australiana Ariarne Titmus l’aveva ieri sorprendentemente battuta nei 400 stile libero. E allora Simona Quadarella se l’è data subito a gambe, e pure a bracciate, capendo che era diventata lei la favorita e che non avrebbe potuto perdere i 1500. Come meravigliosamente così è stato. Superba campionessa del mondo davanti alla tedesca Sarah Kohler e alla cinese Wang che l’hanno rivista solo sul podio. Dove Simona ha cantato, i capelli sciolti sulle spalle, sorridente e orgogliosa, l’inno di Mameli e lo ha ritmando battendo le mani assieme a tutti i sudcoreani che avevano riempito le tribune della Nambu University di Gwangju. Felice, baciava la medaglia d’oro e semplicemente diceva “è mia: che bello!”. Semplice come deve essere lei. Che al massimo si smalta di rosso le unghie delle mani e di giallo quelle delle dita anulari. Tifosa di Francesco Totti, immagino. E di Federica Pellegrini, mi auguro. La Divina è al suo nono Mondiale e domani disputerà l’ottava finale dei 200 sl. Eterna. Dieci anni più della Quadarella. “Ma ancora me la faccio addosso prima di scendere in vasca”. Oggi è stata la migliore in semifinale. “Mi piace molto come sto nuotando”. Alla faccia degli imbecilli che pensavano che ormai si fosse data alla bella vita. Nemmeno la veneziana di Spinea e del segno del leone (5 agosto) avrà Katie Ledecky come avversaria all’ora di pranzo (13.30) in Italia, ma Ariarne Titmus nella corsia di sinistra e Sarah Sjoestroem in quella di destra. Dove si gira per prendere aria. L’australiana della Tasmania e la svedese saranno le favorite. “Se però riuscissi a limare il mio tempo odierno (1’55’’58) di un secondo” non si sa mai. Nel grande Mare Nostrum c’è un’altra pesciolina azzurra che è incantevole quando nuota: lei a rana. Si chiama Martina Carraro, ventisei anni, genovese, occhi di mare, faccia pulita, cancro, forse fan di Quagliarella, in fondo basta domandarglielo, morosa di Fabio Scozzoli che domani nuoterà la finale dei 50, ovviamente a rana, sperando anche lui di saltare sul podio. Come Martina, inattesa medaglia di bronzo oggi nei 100 in una specialità dove il nuoto femminile italiano non aveva prima della Carraro mai vinto nulla d’importante. Molto bene anche il settebello di Sandro Campagna che ha battuto 7-6 la Grecia e in semifinale giovedì incontrerà l’Ungheria in una sorta di Italia-Brasile della pallanuoto. Che poi il Conte Giuseppe baruffi con Martello Salvini. Il quale a sua volta s’incazza con Tony Nelli. O che l’Inter spuntata del Conte Antonio affronti la Juve in chissà quale angolo dell’Asia e voglia comunque castigarla perché ha il dente avvelenato con l’Agnelli o con Sarri, credetemi: ora come ora non me ne importa un fico secco. E men che meno che venerdì Giannino Petrucci perdonerà con uno scappellotto il capriccioso Daniel Hackett tornato a Canossa. Adesso mi coccolo Federica, Simona e Martina e di meglio non domando. Se non di lasciarmi finalmente in pace.