Giornali in retromarcia sulla Juve sbagliata e perfetta

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Non è proprio vero che non c’è niente da leggere sui giornali. E’ vero, piuttosto, che non c’è mai niente in televisione. Soprattutto la sera dopo cena. I pacchi hanno stufato e Flavio Insinna anche. Eppure è bravo, ma non a fare il buffone national-popolare. Lasciando perdere Striscia e Un posto al sole. E soprattutto Dalla vostra parte. Ve lo ridomando: dalla parte di chi? Della nuova destra italiana? Di Matteo Salvini che si è alleato con Vladiir Putin, Donald Trump, Marine Le Pen e Norbert Hofer, leader xenofobo e razzista dell’estrema destra austriaca. Baltasar Gracian diceva che ciascuno mostra quello che è dagli amici che ha. E Baltasar Gracian non è proprio uno qualsiasi e nemmeno una riserva di Luis Enrique, ma un gesuita, scrittore e filosofo spagnolo del settecento, che ci ha regalato aforismi d’autore. Come “qualunque idiota può dire la verità, ma per mentire ci vuole intelligenza”. O anche: “il bugiardo ha due mali: non crede e non è creduto”. Non è proprio vero neanche che i quotidiani di ieri possono servire al massimo per pulire i vetri o per incartare il pesce. Se è per questo, ci si può anche pulire il sedere se hai finito la carta igienica. Come cantavano i reyerini della Misericordia in risposta agli articoli di basket del Gazzettino. I giornali sono gradevoli da leggere anche un paio di settimane o di mesi dopo. Quando sai già dai tiggì come è andata a finire quella storia che ti aveva così tanto appassionato. Per questo vivo tra una montagna di ritagli e mi dispiace d’essermi sbarazzato di quelli di metà autunno, perché la Tigre rompeva, e soprattutto di Sassuolo-Juventus 1-0, decima di campionato. Era il 28 ottobre, un mercoledì sera da tragedia. In testa la Roma con 23 punti. Poi Napoli, Inter e Fiorentina a 21. Tutte e quattro vittoriose. Sassuolo e Lazio 18. La Juve undicesima con il Chievo a quota 12, undici punti meno dei giallorossi del sergente Garcia che finalmente nella capitale aveva catturato Zorro. Mi devo allora accontentare di quel che scrissero i giornalisti circa un mese dopo. All’indomani di Juventus-Milan 1-0, rete di Dybala al 20’ della ripresa. Sebastiano Vernazza (La Gazzetta) a proposito di Allegri: “La riesumazione di Hernanes non riesce, la Juve del primo tempo è più soporifera di un film bulgaro sottotitolato in romeno. L’eterno ritorno del 3-5-2 almeno funziona: la Juve della ripresa non è un cult, ma vince”. Max Nerozzi (La Stampa) nella pagella a Mandzukic: “Il manuale del perfetto bomber, al contrario. Non ne azzecca una, nel finale fallisce un gol mostruoso. Voto: 4 e mezzo”. Insomma bocciatissimo. Maurizio Crosetti (La Repubblica) in corsivo: “La Juve resta una creatura largamente imperfetta, faticosa nel gioco d’attacco, piena di errori banalissimi e abbastanza lenta”. Anche se poi si salva in corner: “La vittoria dei campioni d’Italia non li trasforma in una macchina di bellezza, ma è probabile che per lo scudetto ci siano di nuovo”. Un colpo al cerchio e uno alla botte. E vi sto parlando di Vernazza, Nerozzi e Crosetti, il mio podio dei giornalisti del pallone in attività e non ancora in pensione. Immaginatevi gli altri. Scadendo a Maurizio Zamparini che da grande avrebbe dovuto fare il pennivendolo come me. Il quale consigliò a Toda Joya Dybala: “Vattene dalla Juve”. Oh certo, ma cento milioni di euro non bastano. Sembra passato un secolo. E invece è solo fine aprile. Con la neve sulle montagne e questa classifica: Juventus 85 (campione d’Italia), Napoli 73, Roma 71, Inter 64, Fiorentina 59, Milan 53 e Sassuolo 52. E Vernazza che scrive di Acciuga: “Si è riaffidato all’usato sicuro del 3-5-2. Flessibilità e pragmatismo come valori guida: Allegri sa stare al mondo. Voto 8 e mezzo”. E Nerozzi che addirittura esagera su Mandzukic: “Nove. Su SuperMario aveva ragione il vecchio Boban: Non vi innamorerete, ma non vi deluderà”. E Crosetti a tutta in retromarcia: “Allegri è un idolo della tecnica e non un maniaco dello schema. Senza integralismi difensivi. Ha sempre puntato più sulla qualità che sull’accumulo. La giostra delle punte è stata fatta girare sempre nel verso giusto. Un normalissimo impossibile”. Del resto un uomo si giudica dai libri, dagli amici e dalla capacità d’ammettere i proprio errori. E chi lo dice? Lo scrittore Marco Chierici che si presenta da sè: “Nato a Parma nel secolo scorso dove cerco di vivere e non di sopravvivere, leggo poco e scrivo molto, guardando l’orologio”. E non è il solo. Anzi, ne conosco un altro che la pensa uguale e come lui direbbe: credo che tutti noi dovremmo masturbarci (il cervello) di meno e pensare di più.