Tutti tirano il collo al Gallo. E a Melli e a Datome niente?

gallo croazia

Da che parte sto nel braccio di ferro tra il Gallo e MaraMeo? E me lo chiedete pure? Scontatamente da quella di Danilo Gallinari che avrebbe anche potuto mordersi la lingua, così magari i giornali avrebbero parlato d’altro, come per esempio della disfatta senza precedenti di Groningen, però nessuno potrà rimproverarlo d’aver sbagliato a cantarle a Sacchetti che gli aveva dato del bugiardo e non era assolutamente il caso. Sin qui ci siamo? Bene, vado avanti. Se invece siete schierati per partito preso dalla parte di Giannino Petrucci e volete rimanere pecore nel branco, allora taccio e non perdo fiato per niente. Specie con questo caldo. In più sarei anche in vacanza all’EuroCamp di Cesenatico con mio nipote e non ho nessuna voglia di mettermi a discutere con chi non vuol sentir ragione e crede d’averla sempre. Una tempesta in un bicchier d’acqua. O, se preferite, un falso problema. Mentre divoro una piadina alla Nutella e nessuno è più dolce e felice di me al mondo. Il Gallo è infortunato. Quindi non avrebbe potuto comunque giocare contro la Croazia o l’Olanda. Mentre Belinelli, Melli e Datome scoppiano di salute. Eppure sono rimasti in ferie e nessuno ha detto a loro niente. Con Belinelli, Melli e Datome avremmo probabilmente battuto i croati e gli olandesi. Altrimenti ci sarebbe davvero da spararsi. Belinelli avrebbe anche potuto farsi male come purtroppo è capitato a Alessandro Gentile e a Daniel Hackett. E passi: a dodici milioni di dollari in due anni non si dà un calcio. Neanche per la patria. Quando poi hai il fuoco di San Antonio dentro tutto il resto passa ovviamente in secondo ordine. Ma Melli e Datome sono da tre settimane al mare e con altre sei o sette programmate potranno prendere ancora tanto di quel sole da diventare più neri del carbone e di LeBron James. Eppure a loro MaraMeo non ha detto niente. Anzi: poveretti, erano stanchi morti e vanno capiti. E Giannino non si è nemmeno sognato di mettere in dubbio il loro attaccamento alla maglia azzurra. Sin qui siamo tutti d’accordo? Bene, vado oltre. Mordicchiando un ghiacciolo al limone. A metà settembre affronteremo la Polonia a Pesaro e l’Ungheria in casa sua. Toccando ferro, per l’occasione torneranno in nazionale Flaccadori, Pascolo, Hackett e Gentile, oltre a Amadeus Della Valle e Jeff Brooks se avrà tutte le carte in regola per essere considerato italiano anche dal Palazzo. Quindi, se proprio insiste, Belinelli lo si potrebbe anche convocare. Sempre che ne abbia voglia. Mentre Melli e Datome potrebbero benissimo continuare le loro infinite vacanze o dobbiamo temere di prenderle anche dai polacchi e dai magiari? Gallinari aveva invece semplicemente detto a Sacchetti che dovrà convincere i Los Angeles Clippers a lasciarlo giocare. Apriti cielo. Tuoni e fulmini. Come se a fine novembre a Livorno contro la Lituania i giocatori dell’Armani non dovessero chiedere il permesso a Livi(d)o Proli per essere eventualmente della partita per le qualificazioni ai Mondiali di Cina 2019 rinunciando all’EuroLega. Ammesso e non concesso che poi MaraMeo li chiami. Dal momento che nell’ultima finestra azzurra ha sbattuto la porta in faccia a Cinciarini e Cusin che gli saremmo tornati molto comodi. Ora non so nemmeno sino a quando Petrucci permetterà che nessuno gli tocchi il capriccioso cittì che in questo inizio d’estate gliene ha già combinate di tutti i colori. E lui lo sa meglio di qualsiasi altro, ma continua a far finta di niente e non ha ancora sguinzagliato i suoi cani come ha fatto agli Europei del 2015 contro Simone Pianigiani che ebbe il solo torto d’aver perso al supplementare con la Lituania l’accesso alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Dove non ci siamo andati neanche con Ettore Messina al posto di comando e con Belinelli, Gallinari, Datome, Melli, Bargnani e compagnia bella. O mi sbaglio? Proprio non penso. E piuttosto, se io fossi il Gallo, col quale per la verità non sono mai stato tenero, ma stavolta mi ha veramente entusiasmato, e non poco, così risponderei al paciere Petrucci che lo aspetta in azzurro a braccia aperte: “Va bene, onoratissimo, ma a patto che Sacchetti mi chieda scusa e dichiari al mondo che non ho il naso lungo come il burattino di Collodi. Altrimenti cercate un altro capro espiatorio ai vostri fiaschi. E andate tutti al diavolo”. Giuro che lo applaudirei.