Sodini dirigente dell’anno e intanto Esposito va a Sassari

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Non serve che me lo spiegate che con i se e i ma  non si va da nessuna parte. Ma se domenica a Masnago avesse giocato Amedeo Della Valle nessuno riuscirà mai a togliermi dalla testa, neanche Artiglio Caja, che la Grissin Bon avrebbe battuto Varese e sarebbe ancora in corsa per i playoff. Difatti ieri sera Ricciolino (14 punti) è tornato in pista e i grissini hanno sbriciolato la coccolatissima Vanoli di MaraMeo Sacchetti. Lo so molto bene che di se e di ma sono piene le fosse, se però gli arbitri di Fiat-Virtus avessero fischiato almeno uno dei due “clamorosi” antisportivi commessi da Klaudio Ndoya, come li ha giustamente definiti Andrea Meneghin, adesso staremmo parlando d’altro e cioè della rinascita di Torino e della crisi della Segafredo orfana di Alessandro Gentile. Anche se ad onor del vero non può essere solo un caso che senza il figlio minore di Nando la Virtus ha in fondo sempre vinto. Con i se e con i ma la storia non si fa. D’accordo. Eppure mi piace lo stesso pensare che oggi ci racconteremmo tutta un’altra storia se la nostra pallacanestro non fosse finita nelle grinfie di Sky che l’ha per troppo tempo impagliata esaltando solo i suoi spaventapasseri. Non ho comunque nessuna intenzione adesso di perdermi dietro a questi discorsi più pesanti di Cirillo Fesenko e noiosi di una intervista alla Canfora (C10H16O). Che avrà parlato due giorni con Enzino Esposito per riempire due pagine dell’inserto del mercoledì della Gazzetta e si è dimenticato di chiedergli dove andrà ad allenare il prossimo anno. Glielo dico io: al Banco di Sardara. E tra qualche giorno vedremo se mi sono sbagliato. Intanto l’ex bonsai di Caserta ha già ringraziato Pistoia dei tre “incredibili” anni passati alla corte del mazziniano Roberto Maltinti. Il quale ha di recente minacciato l’auto-retrocessione della Flexx che è sembrata in verità più un provocazione che una scelta obbligata. Resta però il fatto che anche Pistoia fa fatica a sopravvivere, nonostante la passione della sua gente, in una serie A che riempie i palazzi, come nella foto quello di Desio per Cantù-Milano, ma che si vede sempre meno in televisione. Specie su Raisport. I cui ascolti sono in caduta libera e non è colpa di nessuno se l’ultima proposta della domenica sera è stata, con tutto rispetto per Brindisi e Capo d’Orlando, una valle di lacrime oltre che un autentico bagno di sangue. Stamattina ho fatto un salto al mercato del pesce per comprare tre sogliole(tte) da gustare con le patate e, già che c’ero, ho buttato l’occhio anche su quello del basket dove gli allenatori saltavano come i gamberetti ancora vivi. Tutti mi danno per sicuro ad esempio che Sacripanti(bus), in rottura prolungata con il patron Gianandrea De Cesare, lascerà Avellino al termine della stagione. Anche se, e ridagliela  con i se e i ma, dovesse conquistare la Fiba Europe Cup nel doppio confronto di finale spero con la Reyer. Che tra un paio d’ore affronterà il Groningen con un gruzzoletto di punti (dieci) che non sono moltissimi, ma che le dovrebbero comunque bastare nel ritorno per evitare di bucare anche la ruota di scorta dopo che, come la Sidigas, aveva forato in Champions. Del resto, se mi metto a contare le squadre che dovrebbero cambiare manico a fine stagione, faccio molto prima a ricordare quali sono gli allenatori che al cento per cento resteranno al loro posto di comando: il Nazareno all’Armani, Ray-Ban a Venezia, PerDiana a Brescia, Fred a Trento e MaraMeo a Cremona. Cinque in tutto. Che poi magari Artiglio non si muoverà da Varese e Max Chef da Reggio Emilia questo è molto probabile, ma non ci metterei comunque la mano sul fuoco e non fatemi aggiungere altro. Uno perché non posso; due perché il discorso sarebbe troppo lungo e complicato. Però dite la verità? Vi ho messo una gran bella pulce nell’orecchio. Adesso poi, come promesso e così non ci penso più, vorrei compilare assieme a voi la lista dei miei tre preferiti della regular season che devo inviare in Lega entro il 2 maggio. Mvp: 1. Jason Rich (tre voti); 2. Arturas Gudaitis (due voti); 3. Michael Bramos (un voto). Dispiacendomi d’aver lasciato fuori Stanley Okoye e Shavon Shields. Miglior allenatore: Attilio Caja, Walter De Raffaele e Simone Pianigiani. Senza dimenticarmi di Maurizio Buscaglia. Miglior under 22: Diego Flaccadori, Leonardo Candi e David Albright Okeke. Miglior dirigente: Federico Casarin, Sandro Santoro e Marco Sodini. Lo so benissimo: Sodini senza soldini è un allenatore e pure bravo. Ma a Cantù ha fatto di tutto e di più: anche il segretario e il pungiball in una società che non dovrebbe esistere nemmeno in Burundi. E soprattutto ha riempito il Paladesio con 6.300 spettatori contro i mille d’inizio stagione come neanche ci sarebbe riuscito il miglior presidente al mondo. Tanto di cappello. E, se non siete d’accordo, peste vi colga.