Aiaiai signora Longari, mi è caduta sulla figa delle turche

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E dai e dai. Dopo averglielo detto e ridetto, e ripetuto cento volte, alla fine anche Mamma Rosa l’ha capita. Difatti oggi a uno dei suoi figli prediletti ha fatto scrivere tra le righe: “Senza due esterni (Theodore, infortunato, e Kalnietis) e prosciugando le rotazioni a dieci giocatori, Milano produce qualità e quantità con più naturalezza. Un caso? Viene il sospetto che non sia così”. E bravo Vincenzo Di Schiavi: finalmente persino tu ci sei arrivato. O devo pensare che la velina te l’abbia passata Livio Proli, di cui sei fraterno amico, affinché, parlando alla moglie, la suocera intenda? In ogni caso ora siamo, se dio vuole, tutti d’accordo: sedici prime donne sono troppe. Anche in un’Armani che deve giocare ogni tre giorni saltando da un aereo ad un altro tra EuroLega e campionato. Lo capisse anche Simone Pianigiani saremmo a cavallo. Ma a voi chi l’ha detto che il mio Nazareno questo non l’abbia sempre saputo e piuttosto abbia preferito far orecchie da mercante sino al disastro di Coppa Italia con Cantù? Quando anche il figlio del custode del Nelson Mandela di Firenze si era accorto che tra Goudelock, Theodore e Jerrells uno dei tre doveva essere per forza emarginato.  Oltre a Kalnietis. E comunque, io che lo conosco molto bene, non credo che nel basket italiano ci sia in giro qualcuno che possa suggerire qualcosa all’allenatore dei cinque o sei scudetti consecutivi vinti a Siena. Senza contare il titolo d’Israele conquistato l’anno scorso con l’Hapoel di Gerusalemme assieme alla Coppa e alla semifinale di EuroCup che ovviamente sono dettagli per i (suoi) fastidiosi detrattori, brianzoli o pisani che siano. Andrew Goudelock e Curtis Jerrells, l’ho già sottolineato ieri sera a bocce calde, sono stati i trascinatori dell’Armani che finalmente, e cioè a tre settimane dalla Pasqua, santa e benedetta, ha ottenuto un successo contro una delle prime otto squadre dell’Eurolega: il Khimki di Bartzokas che, oltre tutto, è sempre stato la bestia nera dell’Olimpia. Non entrati Cusin e PascoloAbass è stato sul parquet neanche due minuti e mezzo e, come l’evanescente M’Baye, non ha portato al mulino nemmeno un punto. Di modo che Pianigiani si è praticamente affidato a solo otto fieri guerrieri. Che per me è il numero massimo e ideale di giocatori da utilizzare in una partita di basket se non vuoi scontentare nessuno almeno di questi otto. E sin qui ci siamo. Quindi possiamo procedere? Come chiedeva sempre il mio professore di filosofia al più coccio della classe prima di passare ad un altro argomento. “Hai capito Betetto? Sì. E allora, se ha capito Betetto, possiamo andare avanti e voltar pagina”. In verità vorrei anche convincere Vincenzo Di Schiavi e Livio Proli che pure quell’egoistone di Jordan Theodore sarebbe di troppo, e non forse Mantas Kalnietis, che era l’oggetto dei desideri proibiti della Reyer prima di prendere Edgar Sosa, ma l’argomento del giorno è un altro. Anche se non c’è molto purtroppo da dire sui grissini di Max Chef Menetti che non hanno ripetuto l’impresa di tre giorni fa nella Bombonera di Reggio Emilia e sono stati sculacciati nel tardo pomeriggio dallo Zenit di Voronov (21) e di Kuric (16). Martedì 75-61 al PalaBigi, oggi 91-77 in Russia: lo stesso scarto (14) di punti. Di modo che mi è ancora più difficile adesso stabilire chi la spunterà mercoledì prossimo, di nuovo a Reggio, nella bella delle belle che vale l’accesso alla semifinale di EuroCup. Il cuore dice GrissinBon, la ragione onestamente (forse) San Pietroburgo. Solo sette di Amedeo Della Valle e questo spiega molte cose. E comunque 50 pari a metà del terzo periodo. Quando un paio di fischi cattivi contro Llompart Candi hanno indirizzato la sfida sul binario baltico. I reggiani di sicuro avrebbero dovuto difendere meglio, ma a Reynolds e Julian Wright non si possono ogni volta chiedere gli straordinari. E soprattutto non bisogna farne un dramma se anche all’Anonimo veneziano del Gazzettino è scappato di scrivere nella cronaca della sfida tra l’Umana Reyer e le turche del Mersin che ha promosso le veneziane alla storica semifinale di EuroCup (versione ovviamente femminile): “All’intervallo è 29-31 con Walker, ma all’inizio della ripresa (31-39) Murphy e Gajic cercano la figa”. Sì. Proprio la figa. Sarebbe bastato scrivere mona e non ci sarebbe stato alcun problema. Aiaiai, signora Longari.