E’ la Reyer campione d’Italia: Venezia e Mestre fanno festa

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L’ultimo lampo di Diego Flaccadori si spegne nella notte di Trento: vince la Reyer di tre punti (78-81) ed è campione d’Italia. Per la terza volta racconta la storia. Per la prima da quando esistono i playoff: una splendida invenzione mi va di dire a caldo, e fa molto caldo, perché le sei partite di finale tra Trento e Venezia sono state davvero una più vibrante dell’altra. Mentre dalla finestra spalancata sulla piazza entrano nella mia stanza i balli e i caroselli dei tifosi di Mestre in festa. Che cantano: “E chi non salta è trevisano”. Sarà contento Giorgio Buzzavo. Piange Tomas Ress, capitano mio capitano, che lo scudetto dopo Siena pensava di non rivincerlo più. Napoleone Brugnaro bacia la bella Stefania che piange pure lei. Arriel Filloy sale a cavalcioni sul canestro e taglia la retina per stringersela al cuore come un trofeo. Stasera i migliori sono stati lui e Ress. O forse anche Ejim e Stone, senza dimenticare il riconfermatissimo Haynes, ma il capolavoro di una storico scudetto ha incise soprattutto due firme: quelle di Federico Casarin e di Walter De Raffaele che s’abbracciano adesso al centro del parquet e dovrebbero essere portati in trionfo per calli e campielli. Intanto scendo dal bucintoro dei vincitori, dove non ci sta più neanche uno spillo e tutti hanno il gazzettino in mano, e vi racconto l’ultima partita bianca rossa e verde prima che scocchi la mezzanotte, Cenerentola perda la pazienza  e si ricordi di quanti l’hanno denigrata quest’inverno prima di diventare principessa nel castello del basket azzurro. C’è Sutton nei primi cinque di Trento. Di modo che Forray e Flaccadori possano accomodarsi in panchina. C’è Ejim tra i primi cinque di Venezia. Così guardi la panchina di De Raffaele: Filloy, Tonut, Mc Gee, Ress e Batista e prendi lo stesso paura. Schiaccia Hogue, schiaccia Peric. La prima bomba è di Ejim che favoleggiando si concede presto il bis e il tris: 6-11. Spara invece a salve una Dolomiti Energia tanto nervosa quanto pasticciona. Non però come Peric. Otto punti di Hogue e i cavalieri di Buscaglia si riavvicinano. Batista ha vita facile con Lechthaler, ma Beto Gomes finalmente con una tripla, l’unica di tutto l’incontro, pareggia il conto: 17 pari alla fine del primo periodo. Sorpasso e allungo Forray (31-20): ancora un Follay delle meraviglie. La Reyer ha una brutta faccia: becca un parziale di 14-0 e non fa una piega. Su tutte le palle arrivano prima i gatti di Trento che hanno otto vite, una più dei gatti. De Raffaele ha troppe cartucce e non può spararle tutte insieme. Però si scorda Tonut e Mc Gee gli dà poco o nulla. Suona la carica Ress che sveglia Haynes. Tonut per la verità non ne indovina una, terzo fallo di Haynes, ma sono le accelerazioni di Stone a mettere i trentini sulle ginocchia: sfida riaperta (30-33). Stone anche da tre e 36-35 all’intervallo lungo. Lavagne e lavagnette su Sky. Torno allora a rivedere le donne contro l’Ungheria. Mi ero perso infatti dietro l’Italia di Capobianco. Che tra alti (pochi) e bassi (molti) aveva chiuso sotto (34-40) il terzo quarto nel quale ha segnato la miseria di cinque punti realizzati tutti dalla sola Giorgia Sottana. Anche Cecilia Zandalasini in tilt, si segna col contagocce. Che dire? E’ basket femminile. Tecnico a Francesca Dotto per flopping a meno di un minuto dalla sirena, però 49-48 per le azzurre. Giorgia Sottana in lunetta sbaglia entrambi i tiri liberi, ma l’orgogliosa veneziana strappa l’ultima palla dalle mani delle magiare e l’Italia grazie a un punticino in più entra nei quarti di finale dell’Europeo in Repubblica Ceca con 17 perle e 9 rimbalzi comunque del fenomeno Zandalasini con tre a: mi raccomando. Di nuovo nell’infuocato palasport di Trento che si erge vicino a quello del ghiaccio. Esplode Filloy che si merita tutta la convocazione in nazionale da me ossessivamente caldeggiata. Ancora capitan Tomas Ress dall’infinito: 38-43 e pare proprio finita per la squadra dei miracoli che ha smarrito per strada Gomes. Balbetta stavolta l’altro azzurro, Diego Flaccadori, che fa gola al Valencia. Ci racconta l’Ellisse: “Sembra che il pallone oggi spaventi Shields” ed è proprio così. Quanto a Craft non tutte le ciambelle possono sempre riuscirgli con il buco. Trento è alle corde e prende tre brutte sberle di nuovo da Filloy e Bramos: 42-54. Ci siamo: lo scudetto ha già infilato il Ponte della Libertà e Piazza San Marco non è poi lontana. Napoleone Brugnaro è stranamente tranquillo: vallo a capire. Ray-Ban De Raffaele ha ora in pugno la squadra e la partita. Ma dare per morta la squadra di Fred Buscaglia è follia pura. Risorge Sutton, un leone sotto canestro. 51-56 al termine del terzo quarto. Ma un rimbalzo in attacco e una tripla di Mc Gee segano di nuovo le gambe ai trentini. Quindicesimo punto di Sutton che pare però solo prolungare l’agonia della Dolomiti Energia che ha le energie al lumicino. Quarto fallo di Toto Forray, l’ultimo ad arrendersi. 63-71 a tre minuti dallo scudetto sulle maglie della Reyer. Quinto fallo di Stone. Hogue 1+1 dalla lunetta: incredibile ma vero. Ancora un grande Hogue di schiaffetta: 67-71. Uno più uno anche di Haynes che pesa un sacco e una sporta. Forray (15) di parabola, ma poi subito dopo il suo quinto fallo. Beto Gomes (1/10) sbaglia due triple aperte, non Flaccadori alla disperata: 74-77. Filloy è un killer anche dalla linea della carità. Schiaccia due volte di fila Sutton: 78-79, ma mancano ormai meno di dieci secondi. Trento a testa altissima, però è la Reyer campione d’Italia. Con merito? Forse.