Raiola querela mentre nessuno sa chi sia Bertomeu

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Taglio corto e vado subito al sodo: non vi do più una notizia neanche se vi inginocchiate ai miei piedi e me li baciate. Come fate di solito quando intervistate a pelle d’orso i potenti del basket che poi tanto potenti non sono dal momento che non se li fila proprio più nessuno. Parlo dei Petrucci e dei Marino, ma anche di Jordi Bertomeu che 999.998 italiani su un milione non sanno neanche chi sia. Ma come? S’indigna l’inviato della Gazzetta che lo è andato ad intervistare a Istanbul spero non a spese del suo giornale, ma di Bibì e Bibò, i monelli del Corrierino dei piccoli che, diventati grandicelli, si danno una mano, un con l’altro, per tenere disperatamente a galla la Confraternita dell’Osiris senza rinunciare comunque ai propri interessi privati in Eurolega. Non vi do più una notizia nemmeno se mi puntate una pistola alla tempia e mi minacciate. Come di solito fanno i quaquaraquà con le spalle coperte dai mafiosi, però lo stesso non mi fate neanche un po’ paura. Perché i cani che abbaiano non mordono e poi voi siete molto più piccini dei chihuahua. Vi avevo anticipato mercoledì, prima di partire alla volta di Trieste, gli oscar del 2015 per la pallacanestro, ma di nuovo non vi siete fidati e solo ieri avete ripreso la notizia dopo che venerdì la Lega aveva provveduto ad ufficializzarla sul suo sito. Come dare perle ai porci. O no? Tanto più che ho sempre contestato questo premio. A) perché non tiene conto dei playoff. B) perché non ha quasi mai premiato i migliori. C) perché puzza dalla testa ai piedi di quaquaraquà e di chihuahua. Del resto quando tre oscar su quattro se li prende Trento, come è successo solo nel 2007 con Siena (Minucci, Pianigiani, Mc Intyre), c’è qualcosa che non va. O mi sbaglio? No. Mi sbaglierei soltanto se la Dolomiti Energia poi vincesse il titolo come riuscì quell’anno alla Montepaschi (e magari anche per altri sei di fila), ma non credo che francamente sia possibile. Anche se, presi ad uno a uno, soprattutto Trainotti, più ancora di Buscaglia e Mitchell, si sono probabilmente meritati d’essere il miglior dirigente o allenatore o giocatore dell’anno. Ma tutti e tre sul gradino più alto del podio non ce li vedo: mi sembra – lo ripeto – un’esagerazione e, al tempo stesso, un’ennesima caduta in basso di una pallacanestro che da un pezzo ha già toccato il fondo del crepaccio. Senza togliere niente alla splendida società del mio amico Luigi Longhi che, come avrebbe detto il grande Barone Sales, nell’ultimo lustro ha fatto i neonati coi baffi. Se però ripenso che Simone Pianigiani ha vinto un solo Oscar più di me, che non mi sono mai sognato di fare il tecnico come Bibì Tranquillo, e uno in meno di Gas Gas Trinchieri, che non mi pare abbia ancora vinto un campionato, mi cadono le braccia e mi arrendo. Così come si dovrebbero vergognare quelli che non hanno votato Luca Banchi nel 2013 e Paperoga Crespi lo scorso maggio. Perché delle due una: o siete invidiosi o siete matti da legare. E comunque andate tutti a quel paese come vi avrebbe mandato Alberto Sordi. Dove riceverete anche una bella “medaglja d’oro”. Mentre mi sto mangiando ancora il fegato al pensiero che ho fatto persino tardi all’appuntamento con Boscia Tanjevic, che mercoledì mi aspettava all’una in piazza Unità d’Italia, ai piedi del colle di San Giusto, per darvi di buon mattino, e in anteprima, l’esito della spoglio del Lega Basket Awards affinchè poteste avere un pomeriggio intero di tempo per poi scrivere le vostre articolesse e magari buttar là anche qualche (velata) critica sull’argomento. Ma la Repubblica non scrive una riga più di basket da quando Alfredo Alfredo Cazzola non è più presidente della Virtus e Ettore Messina, l’intervistato speciale di Focherello Fuochi, non vince più una sega. E il Corrierino si è già pentito d’aver dato spazio, quasi mezza pagina, al buon Virginio Bernardi perché Mino Raiola, paragonato a lui da Roberto De Pontibus, ha in quattro e quattr’otto dato mandato ai suoi legali di querelarlo per diffamazione. Quanto alla Gazzetta, uno è disperato per l’eliminazione di Belinelli agli ottavi dei playoff Nba e vorrebbe buttarsi nel Lambro con una pietra legata al collo. L’altro era impegnato sul Bosforo con Jordi Bertomeu che ha un record: non dice mai nulla d’interessante. E comunque vi aiuto io a scoprire chi mai sia. A) un anonimo catalano. B) un amico di Bibì e Bibò. C) il pizzaiolo preferito di Raffaella Carrà. Né si può pretendere che faccia tutto Vincenzo Di Schiavi che ha due mani e non sei. Nel frattempo vi anticipo di qualche ora anche gli abbinamenti dei quarti dei nostri playoff: Milano-Bologna, Venezia-Cantù, Reggio Emilia-Brindisi e Trento-Sassari. Sperando per una volta di sbagliarmi perché sarebbe poi molta dura per la Reyer la conquista delle semifinali e per il mio allenatore dell’anno la riconferma da parte di chi si crede Napoleone e vorrebbe essere il mio sindaco.