Boscia Tanjevic a mezzogiorno mi ha detto che sono un rompicazzi. E stavolta non mi sembrava che stesse scherzando. Ha senz’altro ragione. Come sempre. E difatti non me la prendo. Mi dispiace molto e basta. Però, se non posso scherzare neanche con lui che è un amico e un uomo che stimo tantissimo, sono davvero rovinato. MaraMeo Sacchetti gli ha più volte mancato di rispetto negli ultimi tempi. E non mi si dica che non è vero. A me difatti la cosa non è affatto piaciuta e il cittì di Altamura, o di dove cavolo è nato, mi è allora sceso precipitevolissimevolmente sotto i tacchi: tutto qui. E di nazionale ho sempre parlato il meno possibile proprio perché voglio bene al Boscia e sono troppi anni che conosco Giannino per scoperchiare il vaso di Pandora e far scoppiare altri casini in una nazionale che, da quando c’è Sacchetti, non ha più avuto una settimana di pace. Se poi MaraMeo sussurra ad un orecchio a Mario Canfora, giornalista della Gazzetta, che potrebbe anche stufarsi d’allenare l’Italia e C10H16O non ha perso un secondo per far sapere la cosa in giro per il mondo, non so se l’abbia fatto perché Petrucci gli buttasse le braccia al collo e lo supplicasse di restare. Io ho solo letto oggi su Tuttosport un’intervista che il presidente federale ha rilasciato ieri a Piero Guerrini e non mi sembra che all’ultima domanda: “E Meo Sacchetti cittì andrà avanti?” Giannino abbia risposto con grandissimo entusiasmo: “Per quanto mi riguarda sì: non c’è problema”. E non ha aggiunto altro. A conferma che uno: la voce era arrivata pure a lui. E due che l’aveva sentita soprattutto Guerrini con due erre che è sempre molto vicino alla nazionale e viaggia nelle trasferte in charter con gli azzurri. Mentre Tanjevic resta a terra e un giorno mi piacerebbe saperne il motivo anche a costo che Boscia mi dia di nuovo del “rompicazzi”. Altrimenti l’inviato del quotidiano sportivo di Torino non avrebbe posto questa (stupida) domanda se fosse stato convinto pure lui al cento per cento che Sacchetti comunque volerà in Cina per i Mondiali del prossimo settembre assieme a Belinelli, Gallinari, Hackett e Alessandro Gentile. Dei quali avremo estremamente bisogno se non vogliamo fare laggiù la stessa figuraccia che abbia rimediato lunedì sera in Ungheria nella prima metà del terzo periodo quando abbiamo beccato un’imbarcata tremenda e un parziale mortificante di 19-2 da squadra del terzo mondo. Sacchetti non sapeva più quali pesci pigliare e sudava, sudava che pareva una foca monaca del Mediteranneo. Ma per fortuna che c’è Gigione che da solo gioca a biliardo, non è di grande compagnia, ma è il migliore che ci sia. Difatti con una stoppata suntuosa e una tripla magica (nella foto, ndr) Datome ha ricacciato indietro i modestissimi magiari ai quali era già venuta l’acquolina in bocca. Dell’Italia della palla nel cestino non vi parlerò e non se ne parlerà comunque sino a fine novembre. Quando affronteremo il 29 a Brescia la Lituania e dove non ci sarà proprio Datome, oltre a Melli, e giocheranno solo due milanesi, spero Della Valle e Brooks, su quattro. E questo non è neanche bello. Ma se Petrucci vuole nascondersi dietro ad un dito con la sua nazionale, contento lui, contenti tutti. E comunque scusa, caro Giannino, se mi permetto d’insistere, ma Italia-Slovenia di pallavolo, nonostante la Champions col Napoli, Una pallottola nel Cuore 3 sull’Uno e Temptation Island Vip con la Ventura su Canale 5, ha ottenuto ieri sera un altro clamoroso quanto inatteso, almeno per me, successo con due milioni e 175 mila ascolti e quasi il dieci per cento di share. Mentre, visto che Petrucci dice che “le critiche sui social lasciano il tempo che trovano”, ovvero che a lui non fanno né caldo né freddo, adesso vi rivelo il numero esatto dei telespettatori che hanno seguito su Sky con Tranquillo e Pessina il delicatissimo match tra l’Ungheria e l’Italia: la miseria di 95 mila con uno share intorno allo zero virgola qualcosa. Così ora avete finalmente capito perché penso che la Banda Osiris sia sul serio la tomba della nostra pallacanestro. Ma per fortuna Giannino non mi legge e non mi ascolta. E Tanjevic s’arrabbia con me: mi spiace, ma non ci capisco più una fava.