Ora l’avete capito perché Pancotto per me è Pandoro?

pancotto

Ho preso un buon caffè con Cesare Pancotto. Il caffè non era nulla di straordinario. Invece l’uomo è proprio speciale. Aveva dato la mano al signor Vanoli ed è stato di parola. Lo volevano anche Pesaro, Brindisi e Sassari, ma è rimasto a Cremona. Per altri due campionati ancora. Cesare ha allenato ovunque in serie A e in A2. Oltre trent’anni d’onestissimo lavoro e più di qualche promozione. Dalla Sangiorgese, il club della sua città, alla Vanoli. Facendo sempre bene. Ma nessuno ha mai avuto il coraggio d’affidargli una squadra da titolo o comunque dalle grandi ambizioni. Ecco perché allora ripeto spesso che nella nostra pallacanestro non sono mai mancati i presidenti scemi. Più dei quattrini. Esistono invece gli allenatori che sono bravi a vendersi bene pur non essendo nulla d’eccezionale. Però i nomi stavolta non li faccio. Perché c’è il sole e mi sono svegliato bene. Magari domani. Pancotto è stato giudicato il migliore degli allenatori italiani dieci anni fa e di nuovo in questo maggio nel quale fanno fatica a maturare le nespole ma pure le ciliegie. Tra lui e lui gli mvp sono stati Simone Pianigiani, Matteo Boniciolli, Andrea Capobianco, Gas Gas Trinchieri (due volte di fila), Romeo Sacchetti, Frank Vitucci, Paolo Moretti e Maurizio Buscaglia. Di questi solo l’ex amato cittì non ha ancora trovato una squadra. E dunque non credo di dire una cretinata quando affermo che in questo mondo è bravo non solo chi si vende bene, ma anche chi ci capisce qualcosa. Un giorno o l’altro magari vi svelerò pure il motivo per cui Giannino Petrucci ha scatenato un’insulsa campagna di stampa contro Pianigiani ancor prima che l’Europeo dello scorso settembre andasse ad iniziare. Per il momento accontentatevi che tolga il coperchio da qualche altra pentola. Non era difatti per me un segreto che Brindisi volesse cambiare il pilota dopo che era stata esclusa dalle final eight di Coppa Italia e dopo che Fernando Marino, l’ex SottoMarino della Legabasket, aveva telefonato proprio a Simone per chiedergli se lo solleticasse l’idea di prendere il posto di Pierino Bucchi. Peccato che l’ex cittì, sempre da me amato, fosse in parola con un’altra società di cui ancora non posso invece fare il nome. Coraggio, fatelo voi. Così, se l’indovinate, vi do anche un premio. E comunque Pianigiani è come Pancotto: un uomo per il quale una stretta di mano vale più di cento firme o garanzie per ottenere dalla banca un fido. Quel che poi Cesare tocca lo trasforma subito in oro. Come Creso, re di Lidia. E del resto com’è che lo vado chiamando da almeno un decennio a questa parte? Non forse Pandoro? Il bello poi dell’allenatore di Porto San Giorgio è che anche l’altro giorno, bevendo assieme a lui un caffè poche ore prima che si scatenassero i tuoni sulla laguna e che in gara 4 Venezia fulminasse Cremona, sono state più le domande che lui ha fatto a me di quelle che io ho fatto a lui. Insomma, scambiandoci i ruoli, e nulla chiedendomi della Reyer, mi ha fatto sentire per una volta importante e per questo gliene sono grato. Mentre è un anno che Napoleone Brugnaro mi ha promesso di bere uno spritz insieme e sono nel frattempo diventato astemio. Del resto sa tutto lui e io cosa volete che ne capisca di un basket che frequento da quando lui era ancora ragazzino e tifava per la Superga di Celada, Wingo e Antonelli, son tornati i tempi belli? Cioè per il Basket Mestre che ieri ha perso la bella dei playoff con Caorle ed è rimasto in quarta serie. Però a testa alta. Che poi è quel che conta o, meglio, dovrebbe contare anche nel nostro mondo dei canestri. Ricchi o poveri. Dove la Vanoli ha un terzo del budget dell’Umana e la Reyer a sua volta un quarto di quello dell’Armani. Ce ne dimentichiamo spesso e volentieri. Così come ci scordiamo che con i soldi che Brugnaro sgancia solo a Ruzzier, il decimo giocatore di Walter De Raffaele,  il signor Vanoli paga la superstar McGee e porta tutta la squadra di Cesare Pancotto fuori a cena almeno ogni primo lunedì del mese. Barbera e champagne. E insieme brindiam. Ma anche caviale a volontà. Aspettando l’ultima abbuffata dei playoff che ripartono mercoledì con la prima semifinale tra Reggio Emilia e Avellino. Mentre Cantù ha fatto un’offerta ridicola a Re Carlo Recalcati e nessuno scriverà mai che Gerasimenko pensa d’essere lui il miglior allenatore di questa terra. Come qualcun altro che conosco. Meglio anche di Pandoro? Mi sembra scontato e ovvio.