Non sopporto gli intertristi: faccio male? Non penso

Ho sempre temuto che i miei figli volessero fare i giornalisti. Avrei dovuto raccomandarli e non ne sarei stato capace. Oltre che contrario. Ma perché vi racconto questo vi potreste sempre anche chiedere? Semplicemente perché questo è il mio Scacciapensieri: butto giù la prima cosa che mi viene in mente e poi provo a legarla ad altre. Tutto qui. Stavo sfogliando 7, il supplemento del Corriere, diretto da Beppe Severgnini, di giovedì scorso prima di buttarlo via e sostituirlo con quello di oggi. Un libro in sette domande è (quasi) un gioco. Indovino cinque risposte su Lucio Battisti. Neanche male. Non avendo letto il libro “Il nostro caro Lucio” di Donato Zoppo. Le domande le ha formulate Chiara Severgnini. Io vorrei, non vorrei, ma vuoi vedere che è la figlia del direttore? No, grazie a Dio. Chiara non è neanche lontana parente di Beppe. Che ha un figlio, Antonio, che fa l’imprenditore agricolo. A pensar male si fa peccato, ma spesso ci si indovina. Stavolta no. Stavolta ho peccato e basta. E quindi mi cospargo il capo di cenere. Mio figlio è commercialista, mia figlia fa l’avvocato. E sono gemelli. E, neanche da dire, sono tutti e due gobbi come i loro figli: altrimenti li diseredo. Severgnini è invece intertriste. E di quelli brutti. Onde per cui non lo sopporto, non lo leggo, detesto la sua frangetta e non lo guardo. Faccio male? Non penso e comunque non l’ho mai nascosto. Ieri sera era ad Otto e mezzo dalla Lilli. E ho subito cambiato canale. Senza far danni. La Gruber è andata forte lo stesso un milione e mezzo d’ascolti a botta non glieli toglie mai nessuno. Neanche Valencia-Juventus di Champions su Sky che ha fatto solo un milione e tre di telespettatori. E ho comprato pure il suo ultimo libro: Inganno. Perché ho ricordi vaghi di quegli anni. Quando in Sudtirolo saltavano in aria i monumenti, i tralicci e le caserme. E io d’estate andavo in vacanza a Innichen. Cioè a San Candido. Dove parlavano tutti in tedesco. Soprattutto i bambini coi quali giocavo a pallone. Non capivo perché mi piacesse tanto Filippo Tortu, uno dei tre bianchi al mondo che ha corso i cento sotto i dieci secondi. Ora lo so: è juventino sfegatato come il ragazzo di Costa Lambro ha confessato. “In camera ho appesa al muro una mini maglia in terracotta di Pavel Nedved”. Che io ho invece come immaginetta sul telefonino. Su 7 di questa settimana vi consiglio di leggere l’intervista di Vittorio Zincone a Marekiaro Hamsik che molto ha di Nedved. A parte gli orribili tatuaggi e la cresta. “I miei genitori hanno fatto enormi sacrifici. Quando avevo quindici anni vendettero l’auto, una Skoda, e s’indebitarono con gli amici per portarmi a Bratislava e farmi giocare”. Ad ascoltare Marca proprio il vice presidente bianconero sarebbe stato una furia nel tunnel dello spogliatoio di Valencia con l’arbitro Bryck che ha espulso CR7 perché aveva spettinato Murillo. Un coglione. E, se glielo ha detto, ha fatto bene. Giannino Petrucci non mi legge, mentre il Corriere mi segue a ruota. Avevo chiesto venerdì a Aldo Grasso un giudizio sull’opinionista Lucky Lucchetta e lui oggi me l’ha dato bocciando – mi pare – il commentatore della nazionale di volley su Raidue. Ieri mi erano sembrati esagerati gli schiamazzi di Riccardo Trevisani e Daniele Adani per l’unghiata di Vecino e stamane Massimo Gramellini ha preso il Caffè con “L’erba del Vecino” difendendo i due antijuventini come lui e simpatizzanti nerazzurri come Sconcertino. Peccato che nessuno gli abbia corretto il Caffè aggiungendo una i finale al suo Trevisan. Mentre io da vecchio amico gli consiglio di cambiare erba.