Ma allora ditelo che lo scudetto lo deve vincere Sacchetti

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Per favore non ditemi com’è finita la partita di ieri sera a Cremona: non lo so e non lo voglio neanche sapere. A me è bastato guardarla sino al secondo minuto del terzo quarto e avevo già visto tanto. Pure troppo. E capito tutto. La Reyer avanti d’appena tre punti (61-64). Quando Andrew Crawford, accompagnato da Daye a canestro, scivola in palleggio sugli adesivi pubblicitari rischiando di rompersi l’osso del collo. Perde invece soltanto la palla. Fischia uno dei tre arbitri. Che erano il figliol prodigo Carmelo Paternicò da Piazza Armerina in provincia d’Enna, Manuel Attard di Priolo Gargallo (Siracusa) e Fabrizio Paglialunga da Taranto. Uno peggio dell’altro e il famoso Paternicò non il peggiore dei tre. Ti aspetti la rimessa dal fondo per Venezia e invece è punito con il quarto fallo Austin Daye che è bravo anche a non protestare. Mentre Walter De Raffaele è così preoccupato a tenerlo buono, affinché non becchi pure il tecnico, che non so come abbia fatto a non saltare in campo precipitevolissimevolmente e a non mangiarsi il primo dei tre signori con la blusa d’arancio che gli fosse capitato a tiro. Sino a quel momento il figlio di Darren era stato degno del grande padre in attacco e pure in difesa aveva dato una mano a Michael Bramos e ai due centri, Mitchell Watt (nella foto, ndr) e Gasper Vidmar, che avevano convinto i lunghi della Vanoli a girar molto alla larga da loro e i piccoli a sparare spesso a vanvera. Insomma la Reyer aveva in pugno la prima sfida di semifinale e dettava legge sul parquet (47-56) come nessuno si sarebbe aspettato. Del resto anche in diretta, e non m’invento, basta riguardare la partita, Niccolò Trigari ha affermato a caldo: “In duello con Daye scivola Crawford”. E Hugo Sconochini a ruota sbuffando: “Hai detto giustamente scivola: senz’altro un brutto fischio”. Che non è il primo e non sarà neanche l’ultimo a danno di Venezia. In verità ci avevo anche provato a sentire Dembinski, o come cavolo si chiama, in modo che poi non si pensi che ho un debole per quelli di Eurosport, ma non ce l’ho più fatta dopo il suo ennesimo: “ma come gioca bene la squadra di Sacchetti” o, in alternativa, sbavando: “ma come gira bene la palla questa Vanoli”. D’accordo, lo hanno ormai capito persino gli scemi del villaggio, che nel nostro sono più di cento se soltanto nella Banda Osiris ne ho contati un’ottantina, che lo scudetto lo deve vincere MaraMeo. Che per carità di Dio nessuno vi tocca. Anzi, fatelo pure santo. Che è già beato. Però state attenti: la finale tricolore potrebbe anche essere Cremona-Sassari e allora qui voglio proprio vedere se girerete le spalle a Pozzecco che, a dispetto dei santi, vuole lo stesso salire in Paradiso nonostante nella vita abbia spesso e volentieri fatto il diavolo a quattro. Tornando a bomba, ecco Mangok Mathiang franare addosso a Watt e il mio Fiorello che spara: “Se non è sfondamento questo del sudanese quale altro dovrebbe essere?”. No, è fallo dell’orogranata e canestro valido per Cremona più un viaggio in lunetta. Dicevano che nessuno è più scorretto di Dustin Hogue in Italia e che Toto Forray ti mette sempre le mani addosso. Perché Vojislav Stojanovic e Michele Ruzzier sono forse due angioletti? Eppure al termine del terzo quarto la Vanoli aveva tirato più del triplo (17-5) dei liberi della Reyer e il mio Niccolò, con due ci mi raccomando, onestamente non aveva mancato di notarlo. Così adesso non devo pensar male e cioè che arbitri e cittì sono sullo stesso libro-paga. E qui mi fermo perché sono rimasto indietro d’un giro. Tra un paio d’ore c’è gara due al Forum tra l’Armani e il Banco di Sardara e non so ancora, padroni di non credermi, ma è vero, lo giuro, come è finita gara 1 a Cremona e non ho nemmeno visto, però le ho registrate, Bergamo-Orlandina e Raptors-Golden State Warriors perché ieri sera mi sono perso dietro a Cittadella-Verona 2-0, doppietta di Davide Diaw, e sono andato fuori di testa: il Citta in serie A, non ci posso credere. Ma, se domenica sera si completerà il miracolo, non ci saranno santi né madonne: do un calcio alla Juventus e, vedovella di Allegri, non mi perderò il prossimo anno una sola partita al Tombolato, o dove sarà, dei granata di Andrea Gabrielli e Stefano Marchetti.