L’Uva passa e un Sassuolino nella scarpa: povera Italia…

Non dovrei dirlo io. Altrimenti faccio come Turini o Turrini, con una o due erre, non me lo ricordo mai, che gonfia il suo palloncino anche la notte russando. Quasi quasi prendo uno spillo. Ma no: lascialo dormire in pace. Certo è che, se mi attraversa un’altra volta la strada, lo tiro sotto. Righe o non righe zebrate. Mio Padre, per non dimenticarsi una cosa importante, faceva un nodo al fazzoletto. E se non doveva soffiarsi il naso? Si dimenticava di fare quella cosa lo stesso. Ora mi ricordo ciò che vi volevo dire: sarà anche delirio di onnipotenza, o qualcos’altro, fatto sta che non sbaglio più un colpo. Né di calcio, né di basket, né di golf. Magari a letto, ma questo è un altro discorso. E chi mi legge sul blog tutti i giorni, o quasi, con la santa pazienza del grande Nino Pellacani, può benissimo confermarlo. Ero certo che l’Italia di Giacchetta Prandelli non sarebbe andata lontana e che il Brasile di Nessuno sarebbe stato un pianto nel Mondiale della bola. E così è stato. Avevo detto Germania e non mi sono sbagliato, però mi sono stupito che a Vomitino Messi abbiano dato egualmente il pallone d’oro. Di vergogna in vergogna avevo scommesso su Milano nel basket non tanto perché Giorgio Armani si sarebbe altrimenti sparato, ma perché Siena non avrebbe potuto vincere lo scudetto una settimana prima che l’ammazzassero. Avevo consigliato a Rory McIlroy di piantare in asso la fidanzata e di pensare solo alla pallina butterata: in tre settimane ha così vinto due Major ed è diventato il numero 1 del pianeta golf: mi avesse almeno ringraziato. Carlo Tavecchio è il nuovo presidente del Palazzaccio del calcio: sapevo che non ci sarebbe stata partita con Demetrio Albertini e purtroppo anche in questa scandalosa pagliacciata sono stato Cassandra. Peccato. In compenso me l’hanno domandato in molti: ma chi è mai questo Leonildo Turrini, o Turini Leo, che prenderesti volentieri sotto? Che sia pieno di boria, l’avete già capito tutti. Che sia di Sassuolo anche: parla proprio il modenese di campagna. Quello da stalla. Quello che gli stessi modenesi non possono sentire. Se non sbaglio, deve avere anche sposato una maestrina. E con questo cosa vuoi dire? Nulla. Una notizia in più non guasta mai, visto che lui non ne ha mai data mezza in vita sua. Ma che mestiere fa? Per la verità il giornalista inviato da casa. Ovvero? Che dice d’essere a Rio de Janeiro e invece è tra le sue piastrelle. In cucina o in bagno, non importa: tanto di Gianni Brera o di Ernest Hemingway il nostro sassuolino si fa una pippa. E con Italo Cucci tira l’acqua. Un altro che vi raccomando. Superbo incantatore di serpenti, non serve torturarlo perché parli bene della Ferrari anche se le sfrecciano davanti persino i taxi. Come Michelle Hunziker non ha mai perso la testa per un cameriere o un idraulico. Così lui s’innamora facilmente solo di chi ha un conto in banca con almeno sette zero. Come il suo amico Uva. Di nome Michele, da Matera, detto Uva passa. Infatti, dove è stato, poi nessuno più ha vendemmiato. O, meglio, tutti hanno brindato solo quando se ne è andato. Dalla pallavolo al basket, dal Parma di Calisto Tanzi alla Lazio di Sergio Cragnotti, ora il ragiunàtt Tavecchio, un altro di buono, lo vuole alla Federcalcio come direttore generale. Povera Italia tra le dita del grande burattinaio Mangiafuoco Lotito. Certo è che Uva se li va a cercare proprio con il lanternino i padroni e gli amici. Comunque evviva. E allora cantiamo tutti insieme che oggi è la mia festa: “Ho un sassuolino nella scarpa, ahi”. Ridendoci sopra. Mentre la Juve sta aspettando ferragosto per dar via, zitta zitta, Arturo Vidal allo United. Perché proprio il 15 di agosto? Perché il giorno dopo i quotidiani non saranno in edicola. Ma il popolo bianconero sarà incazzato lo stesso. Lo credo. Purtroppo ultimamente non mi sbaglio mai. Neanche per sbaglio. Così come non lasciatevi incantare dalla generosità di Claudio Lotito che ha rinunciato alla vicepresidenza federale in favore di Maurizio Beretta, numero uno della Lega di serie A, ferocemente soprannominato, come ha scritto Turano sull’Espresso, “dimmi, Claudio”, nel senso di Lotito. E non credo che serva aggiungere altro.