Lo saprà la Gazzetta che la 4×100 ha vinto l’argento?

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Forse sto invecchiando di brutto, anche senza forse, e quindi ho la lacrimuccia facile, ma commuoversi per l’argento olimpico dei quattro ragazzi della staffetta azzurra non è una questione d’età quanto piuttosto d’amore per Alessandro Miressi, Thomas Ceccon, Lorenzo Zazzeri e Manuel Frigo (nella foto di gruppo, ndr) ai quali è riuscita stanotte un’impresa nella 4×100 stile libero che non ha uguali nella storia di questa meraviglia di sport in piscina. L’Italia in corsia quattro, schiacciata come in un tramezzino tra le due superpotenze mondiali del nuoto: gli Stati Uniti d’America in cinque e l’Australia in tre. Con il californiano Caeleb Dressel, l’erede di Michael Phelps, in prima frazione e Kyle Chalmers da Port Lincoln, campione olimpico a Rio nei 100 sl, in ultima perché evidentemente, ha spiegato un altro fuoriclasse, Luca Sacchi, “i canguri non si sentono poi così sicuri di nuotare per la vittoria e allora cercano una toppa per la medaglia d’argento”. E ci sono anche i russi e i “fastidiosi” ungheresi oltre al Brasile “tradizionalmente veloce” e alla Francia, “una bella scommessa”. Come minimo il quartetto azzurro dovrà ripetere il tempo realizzato ieri in batteria con Condorelli al posto di Ceccon impegnato nei 100 dorso, dove peraltro ha conquistato la finale: 3’10’’29 che è stato record italiano ancora per qualche ora. Ma se pensate che la Gazzetta di Cairo abbia dedicato una sola riga a questo primato di tutto rispetto nelle quattro pagine interamente dedicate oggi al nuoto di Tokyo 2020, vi sbagliate di grosso. E allora, scusate se apro e chiudo una (lunghissima) parentesi, ma senza avere la pretesa d’insegnare il mestiere a nessuno, però raccogliendo le lamentele di un mare di lettori e pure di ex colleghi, mi piacerebbe sapere quale cavolo di giornale sta ostinatamente facendo durante questi Giochi  Mamma Rosa, sposata da qualche anno ad Urbano, che non soddisfa proprio più nessuno. Anzi, scontenta proprio tutti. Perché era nella tradizione della Gazzetta essere in primis un quotidiano di notizie e d’informazione e poi di cronaca attenta e scrupolosa dei fatti che andava a ripercorrere senza perdersi mai nei labirinti della sdolcinata retorica. “L’ha scritto la Gazzetta” diceva un tempo il popolo. Ed era vox dei. O quasi. Mentre adesso è un giornale di cui leggi i titoli: “Ecco il canto delle nostre sirene” che sono Fede e Simo, la Pellegrini e la Quadarella, e volti subito (e in fretta) pagina perché in fondo sono tutte storie che hai già sentito, trite e ritrite, vecchie come il cucco. E allora trovi Benedetta Pilato che è affondata nello stagno dei cento rana, poveretta, e Ahmed Hafnaoui, il tunisino che si è imposto, primo africano, nei 400. Bravo, anzi bravissimo, molto più di Gabriele Detti, solo sesto, ma di Ale Miressi e dei suoi compagni della 4×100 perché, cara Mamma Rosa, non ci hai raccontato un bel niente? Così come d’Italia-Germania di basket o d’Italia-Russia di volley femminile ti sei persino dimenticata di pubblicare il tabellino. Per carità, c’è anche di peggio nel BelPaese della carta stampata o della televisione. Come Repubblica che si rammarica per il Dream Team di quel pesce lesso di Gregg Popovich che ha perso (con la Francia) una partita olimpica dopo 17 anni e non esulta per la nazionale di quel mollaccione di MaraMeo Sacchetti che non vinceva (e non giocava) un match dei cinque cerchi pure da quattro Olimpiadi. Del resto, se a Ettore Levini che principalmente si occupa d’economia e non capisce perché a nessuno sia mai venuto in mente di cucire il fondo della retina così i palloni non scappano dai canestri, cosa volete che ne sappia di playmaker e di pivot? Gli è bastato scrivere che “un’ottima Italia con una bella rimonta nel finale ha battuto 92-82 la Germania” e buonanotte suonatori. Tanto più che sono state rinviate le finali del canottaggio che si sarebbero dovute disputare domani al Sea Forest Waterway per paura che da Shanghai piombi su Tokyo il tifone Nepartak che non scherza quando soffia a oltre cento chilometri all’ora e così Levini potrà calcolare gli ulteriori danni economici che la tempesta tropicale, più catastrofica di Giovanna Botteri, potrebbe recare ad un’Olimpiade, già nata sotto una cattiva stella, senza doversi più occupare di Khris Middleton, fresco campione Nba coi Milwaukee Bucks, o di Marco Spissu che qualche giorno fa ha deciso di cambiare banca: dal Banco di Sardegna all’Unicaja Malaga. O vogliamo parlare della seconda rete della Rai che si è collegata in diretta con l’Ariake Arena quando l’Italia di Juantorena era già sotto di due set (20-25 e 24-26) con la Polonia e iniziava a perdere anche il terzo (20-25)? Se posso infatti comprendere che per nessun motivo al mondo si possa rinunciare al Tg2 e alle quotidiane esternazioni mattutine senza la mascherina tricolore, unta e bisunta, del vaccinato Matteo Salvini dal Papeete, non capisco la ragione per la quale non si sia potuta dirottare in differita la finale dello skeet dopo che pure Cassetti, oltre a Rossetti, non proprio tiri perfetti, aveva concluso la sua gara al sesto posto. Comunque sia, non ci piove (senza esagerare) che la nazionale di Blengini Gianlorenzo, tifoso del Toro, abbia più di qualche problema che non è solo uno Zaytsev molto falloso e con i nervi scoperti. Nonostante Andrea Lucky Lucchetta continui a fare il pompiere ed ad essere entusiasta dei due centrali Simone Anzani e Gianluca Galassi “che in attacco hanno giocato una partita perfetta”. Ma evidentemente non basta. Chiusa parentesi. Con un applauso particolare a Manuel Frigo che poteva essere l’anello debole dello storico quartetto d’argento e che invece in ultima frazione ha saputo tener testa, e soprattutto dietro, quel demonio australiano di Kyle Chalmers. Veneto come Thomas Cecon da Thiene, si è finalmente tagliato i baffi seguendo il consiglio di Luca Sacchi. E di Cittadella – guarda caso –  come Paola Egonu. Alla quale se però chiedi: Metteresti una firma sulla medaglia d’argento?, non so se ti risponderebbe: Di corsa. Lei vuole di più. E per me fa bene.