Se Proli lasciasse l’Armani e Della Valle andasse a Milano?

 

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Si erano tutti messi in coda, giornalisti e somari, pennivendoli e ruffiani, davanti alla segreteria di Ca’ Farsetti a Rialto per chiedere udienza al sindaco di Venezia che oggi avrebbe vinto lo scudetto del basket e domani si sarebbe buttato nel Canal Grande assieme a Walter De Raffaele. Entrambi incuranti del divieto di balneazione e d’un’acqua che non è proprio minerale. Plin-plin: ma quanto mi arrapa Elena Santarelli? Da uno a dieci: undici. A parte il fatto che Napoleone Brugnaro mi aveva promesso due anni fa un’intervista a quattr’occhi che non mi ha mai concesso e anche lo capisco: neanche da piccolo mi piaceva il leccalecca, nemmeno al gusto di ciliegia, e da grande non sono mai stato un leccapiedi, altrimenti sarei diventato direttore del Corriere della sera. Venerdì, tra le vigne e i meleti, la Dolomiti Energia ha rifilato 22 punti all’Umana e quindi come minimo la grande festa tricolore è stata rinviata di un paio di giorni. Sempre che qualcuno, con le buone o con le cattive, non dico che l’abbia convinto ad andare oggi a Pisa per seguire nel caldo pomeriggio il Palio delle Antiche Repubbliche marinare, tanto più che a Pisa non c’è più il mare, ma quanto meno spero che riesca a legarlo ad una sedia del Taliercio davanti alla televisione durante la sfida a quattro sui galeoni (ardenti) a otto voghe. Così il primo cittadino di Mestre e Venezia non potrà mai raggiungere in tempo lo spogliatoio della Reyer prima del salto a due delle 18.15 tra il redivivo Batista e l’esausto Dustino Hogue. Perché dovete credermi: i giocatori oro granata non ne possono davvero più delle prediche in dialetto che Luigi detto Gigi rivolge a loro ogni giorno da un paio di settimane come di nuovo ha fatto ieri. “Dovete attaccare il ferro, mi raccomando, e avere pazienza usando la testa”. Uffa, che noia, che barba. E che barba, che noia. Avrebbero sbuffato Sandra e Raimondo. Ma lo dice soprattutto Julyan Stone che, dopo la vittoriosa gara due di semifinale, con Avellino aveva già pronte le valigie per volare e tornarsene negli Stati Uniti d’America. Ed è stato per fortuna dissuaso all’ultimo momento da Federico Casarin che prima o poi faranno santo intitolandogli anche una calle o un campiello. Nel mentre io lo chiamerò, se le cose dovessero andare come credo, il mio caro Pesciolino non più solo rosso, ma pure bianco e verde. Il presidente della Reyer si tocca e fa bene: questa Trento dalle mille vite non ha infatti neanche mezza intenzione di sventolare bandiera bianca. Ehi dalla gondola qual novità? L’altra notte ho incontrato Fred Buscaglia al Green Tower brillante e d’ottimo umore. E pensate: l’ho visto persino più volte sorridere. Dominique Sutton è guarito in un lampo dalla contrattura che avrebbe azzoppato e tenuto fermo in stalla un cavallo almeno per un mese intero. Un miracolo nel miracolo. E comunque nemmeno mi sogno d’unirmi in processione agli illustri colleghi per parlare con il sindaco che si dovrà accontentare allora di una mia intervista immaginaria. Nella quale gli chiederò lumi perché voglia costruire il nuovo palasport da diecimila in campagna vicino al prossimo stadio del Venezia Calcio, cioè dalle parti dell’aeroporto di Tessera, e non sul terreno di sua proprietà. Al Pili tra i fumi di Marghera. Che era una discarica di scorie tossiche. Ma cosa sarà mai? Qualche ruspa e via. Gli vorrei pure domandare se mi sbaglio a contare il numero dei ragazzi del tanto strombazzato settore giovanile di Venezia che hanno negli ultimi dieci anni ottenuto il diritto di cittadinanza stabile in serie A: mi fermo al solo Marco Ceron, che gioca a Pesaro, ma mi sbaglio di sicuro. Nel frattempo ai nazionali under 18 di Udine la Reyer ha perso, guarda caso, due volte di fila con Trento che è stata a sua volta strapazzata in finale 70-32, avete letto bene: 70-32, dalla Virtus di Bologna. Adesso dovrei anche uscire dal seminato perché sono travolto da una valanga fantozziana di notizie succose, ma non mi sembrerebbe carino distrarvi proprio ora con le storie di Andrea Cinciarini che non sarà tra i dodici azzurri all’Europeo o dell’Andrea Bassani che la Banda Osiris vuole candidare come direttore di Lega: ci mancherebbe anche questa. Mentre Alessandro Dalla Salda non ha la minima intenzione di dare la scalata alla successione di Mago Zurleni che ha oltre tutto un contratto a tempo indeterminato: incredibile ma vero. Così come avrei anche un paio di bombe adesso da sganciare. Come quella di Livio Proli che potrebbe lasciare l’Armani avendo avuto un’irrinunciabile proposta dalla holding multinazionale del miliardario bretone Francois Pinault che è il 34° uomo più ricco del mondo, mentre Re Giorgio secondo la rivista Forbes occupa appena la 174esima posizione. Pinault possiede Palazzo Grassi a Venezia e ha una catena di produzione e vendita di beni di lusso come Gucci e Yves Saint Laurent. Non so se mi spiego. Tanto che le bombette di Ricciolino Della Valle alla corte di Simone Pianigiani a Milano o di Alessandro Gentile alla Segafredo passano addirittura in secondo piano.