Capita che non venga capita. Ho scritto ieri. Parlando della mia ironia da quattro soldi, ma anche di Federica Pellegrini. Quattro? Mi ero forse allargato troppo correndo dietro ad un banalissimo gioco di parole che mi piaceva tanto e mi aveva distratto. E per questo adesso mi frusto la schiena con il gatto a nove code. Nove e perché non sette come l’Emporio Armani? Anche questa dovreste un giorno spiegarmela mentre mortifico il mio ego a tutto tondo e subito lo dimezzo. Un’ironia da due soldi: ora va meglio? Bene. Così posso andare avanti con il mio discorso che non voleva essere assolutamente tracotante. Anzi. Borioso sarei se avessi la sciocca presunzione di pensare che la mia è satira sportiva d’alto profilo e invece è solo un goffo tentativo di riuscire odioso e antipatico al mondo. Difatti ho intorno ancora un sacco di gente che mi dimostra ogni giorno stima e affetto. Magari sotto voce. Per non essere sentita. Ma intanto mi ferisce a morte perché, adulandomi, involontariamente distrugge l’ultimo dei castelli in aria che con questo blog, diciamo almeno irritante e irreverente, mi ero andato faticosamente costruendo. La vera satira è un’altra cosa. Adesso lo afferro. E’ quella di Gene Gnocchi. Notte di San Lorenzo, Magnini guarda il cielo: “Toh, c’è anche Federica”. E’ la fantastica vignetta di Riccardo Mannelli su Elena Boschi. Riforme: lo Stato delle cos(c)e. E’ la gaffe della Pellegrini sottolineata da fratello Paolo Ziliani: “Negli ultimi 50 metri non avevo più energia”. Protesta l’Enel Energia, di cui Federica è testimonial. Mi sono perso. Come la nostra in terza corsia nella finale olimpica dei duecento. Però almeno lei, raccogliendo i cocci, si è accorta di quanta malvagia e gratuita acredine ci sia ora nei suoi confronti. Sino alle tre e venti dell’altra notte era la Divina, la portabandiera dell’Italia dei cinque cerchi a Rio de Janeiro, la figlia e la nuora che tutte le mamme e le suocere del Belpaese avrebbero voluto avere. Intelligente, bella, irresistibilmente donna. Addirittura simpatica. Ma le sono bastati due minuti nei quali non ci ha capito niente, e io meno di lei, ed uscire dall’acqua dell’Aquatic Centre con nulla in mano, come è alle Olimpiadi un quarto posto, per diventare all’improvviso capricciosa, montata, bambina, vuota e iraconda: “Se mi fate ancora queste domande stupide, vi mollo un cazzotto”. E a ben guardarla anche bruttina e niente di che anche come campionessa olimpica e mondiale. Volete mettere Valentina Vezzali, Deborah Compagnoni, Sara Simeoni? “Un pesce fuor d’acqua”, l’ha definita in prima pagina il direttore del Carlino che per un titolo sulle tre cicciottelle dell’arco ha licenziano Beppe Tassi. “Non è mai stata una fuoriclasse” ha tagliato corto Giovanni Bruno, o Bruno Giovanni, fa lo stesso. Insomma il direttore megagalattico di Sky che al suo Ciccioblack Tranquillo ha dato un buffetto sulla guancia quando gli ha confessato d’aver preso il nero da Siena. Sussurrandogli ad un orecchio: “L’importante è che il reato sia prescritto. Altrimenti non ti faccio più strillare dopo un tiro libero realizzato da Bruno Cerella”. Che Milano ha riconfermato per un’altra stagione. Così ho dato anche un notizia di basket che ho disseppellito come facevano i pellirossa con l’ascia di guerra. Si sono persino dimenticati che la mia compaesana è primatista del mondo da sette anni e che neanche quel mostro di Katie Ledecky è riuscita a battere il record della veneziana nelle quattro vasche a stile libero. “Però l’ha ottenuto col costume intero”, ha puntualmente precisato Franco Lauro che ora avrete capito perché lo chiamo Laurito. Adesso Federica, se veramente vuol cambiare vita, potrebbe accompagnare Clemente Russo al Grande Fratello Vip, l’ha subito consigliata un ex amico che ha pure scommesso mille euro sulla Pellegrini che sarà la prima nominata e la prima eliminata dalla casa di Ilary Blasi in Totti. E qui metto un bel punto senza a capo. Altrimenti sul serio m’arrabbio. Anche perché non avete ancora risposto alla mia domanda sul gatto a nove code e perché non a sette? Forse perché il gatto ha sette vite? E, già che ci siete, mi dite se vi piace quel sette di oltre mezzo metro sulle tute olimpiche azzurre? Io non lo posso vedere, ma forse mi sbaglio di nuovo. E comunque spiegatemene per favore il senso. Perché da solo non c’arrivo proprio a capirlo. Se non sulle tartarughe dell’imbattuto Settebello di Alessandro Campagna in odore di medaglie.