La chiamerò Bandissima e mai tremerò

Alto là, vi prego: non prendetemi sempre e troppo sul serio. Mi piace semmai ancora giocare come quel monello del mio nipotino che ha più riccioli del caro dolce Pierlo Marzorati quando è appena uscito dalla messa in piega. E punzecchiare, magari in rima baciata, per non affogare in questo mare di lacrime tra le braccia dei benpensanti dell’ultima ora. Parata e risposta. Usando il fioretto della satira, che è un’arma sottile e non una clava come la calunnia su internet. Per esempio se Michele Serra sull’Espresso scrive che gli avvocati di Berlusconi stanno lavorando “per varare un quarto grado di giudizio, chiamato Cassazionissima, da concedere a quegli imputati che non sono riusciti, nei precedenti tre, a vedere riconosciuto il loro diritto all’assoluzione”, non è detto, spero, che la cosa si possa fare, però è a tutti chiaro magari sorridendo che l’ex Cavaliere è un pregiudicato che non se ne sta con le mani in mano. Così quando io scrivo dell’amata Banda Osiris che continua a tramare e a raccogliere adepti nelle sue fila, e non è morta come qualcuno s’illude di credere, né me la faccio addosso, né mi chiudo in casa tremando dalla paura, però neanche sono così scemo d’abbassare la guardia e le antenne ed essere infilzato come un galletto amburgese. D’ora in avanti infatti la chiamerò Bandissima come la figlia del palafreniere del Re che divenne regina dello spettacolo durante e dopo il fascismo. E, già che ci sono, vi preannuncio che sto aggiornando (e renderò pubblica tra qualche ora) la lista degli iscritti alla famosa combriccola della pallacanestro italiana che non cambia leader da almeno un Ventennio e manca solo che adotti un cagnolino di nome Dudù per essere uguale all’altra di Villa Macherio.