Italia brava e generosa ma per favore non commovente

italia serbia

Tra noi e loro sempre quindici punti. O giù di lì. 83-67 due anni fa agli Europei con Messina e senza Gallinari; 92-77 oggi ai Mondiali con il Gallo e senza Melli. Neanche il tempo si fosse fermato. Come per Ciccioblack Tranquillo e i suoi strilli. Noi siamo quello che siamo: non fortissimi ma nemmeno poi così modesti come vogliono farci credere i difensori d’ufficio di MaraMeo Sacchetti bravo a prescindere. Mentre loro restano quelli di un’altra galassia. Ai quali solo gli Stati Uniti, ma non forse questi, possono mettere i risi in testa. Italia sì per venticinque minuti quando Gallinari, dopo tre triple di fila, ha sbagliato la quarta che, sul 53-55, sarebbe stato il canestro dell’imprevedibile sorpasso. Ma le partite di basket, come avrebbe detto Vujadin Boskov, finiscono quando suona sirena. E così di lì in avanti abbiamo anche sperato che la sirena finalmente suonasse perché non ne avevamo proprio più. Italia no nell’ultimo quarto: piccola, tenera, sfiduciata. Senza ruote di scorta. Con la lingua fuori. Allenata forse anche poco e male per dirla tutta ma sottovoce. E infatti abbiamo temuto sul 90-67 di beccare un altro trentello. Che soprattutto Gallinari, ma anche il Belinelli (15) dei primi venti minuti non avrebbero meritato. Un Gallo eccellente con due ci maiuscole: Classe e Cuore, e due palle grandi come una casa. Ventisei punti e otto rimbalzi: di più non avrebbe potuto fare nei 33 minuti nei quali è stato mattatore sul palcoscenico di Foshan assieme all’altro autentico fenomeno, Bogdan Bogdanovic, 31 punti, 6/11 da tre, giocatore d’una eleganza infinita. E qui mi nascono spontanee due domande. La prima: con il terzo Nba in campo, Nicolò Melli, sarebbe stata forse un’altra storia? Sinceramente non credo: avremmo lo stesso perso. Magari con uno scarto inferiore, ma la Serbia degli ultimi anni vola comunque sempre molto alta per i nostri Icaro con le ali per l’appunto di cera. Che vengono da una campionato di serie A di livello troppo basso per pensare di poter competere con gli Jokic (15) o i Raduljica (12/13 ai liberi) di turno. E poi non dimentichiamoci che stavolta Sasha Djordjevic ha dovuto rinunciare per esempio a Teodosic e Nedovic: non so se mi spiego. La seconda domanda secca: e adesso? Venerdì affronteremo la Spagna e domenica Porto Rico. Con la nazionale di Gel Scariolo possiamo anche sognare e credere nel miracolo se però Hackett e Gentile saranno per tutta la partita quelli che non mi sono dispiaciuti nel primo tempo e se Datome saprà aggiustare almeno il tiro e di più onestamente non gli posso chiedere perché è evidente che ha voluto giocare questi Mondiali nonostante sia ancora molto lontano da una condizione di forma appena accettabile. Con il Porto Rico potremmo invece anche far cilecca se Hackett e Gentile scoppieranno come oggi nella ripresa e se soprattutto Brooks non si sarà dato una bella svegliata. O forse pensa che in Cina l’abbiano portato in gita-premio? Per accedere comunque ai quarti di finale dovremmo battere l’una e l’altra e quindi nessuno se la prenda a male, però la missione francamente mi sembra non dico impossibile ma parecchio difficile. Ho letto sui primi flash d’agenzia e in rete che l’Italia dopo pranzo contro la Serbia è stata generosa e commovente. Generosa forse, ma commovente ditelo semmai a vostra sorella. Difatti, se fossi Romeo, oh Romeo, sei tu Romeo?, anche mi offenderei e manderei tutti al diavolo come ha fatto con Luca Vitali che, appena entrato sul parquet, ha combinato un paio di sciocchezze, l’ha subito tolto per punizione e non l’ha più fatto entrare. Dandosi così la zappa sui piedi perché di un secondo playmaker la sua nazionale abbisogna da matti. Come, del resto, anche di qualche rotazione in più. Visto che Biligha per due, dico due, rimbalzi che gli sono piovuti tra le mani è riuscito ad entusiasmare solamente i suoi fans, Ciccioblack e Pessina. Mentre si è ormai capito che Filloy, Della Valle e Tessitori sono andati bene al cittì finché c’era da spezzare le reni alle Filippine e all’Angola e magari gli torneranno ancora utili, ma  non prima delle eventuali finali dal nono al sedicesimo posto. I voti dall’uno al dieci, come mia abitudine, partendo da Gallinari 9 (nella magnifica foto che è pure la foto della partita: uno contro tutti). E poi Belinelli 7, Hackett 6.5, Gentile 6-, Biligha 5, Abass 5, Datome 5, Brooks 4, Vitali 3. Quattro sufficienze su nove: troppo poche. E quasi me ne stavo dimenticando: Sacchetti 5 a voler essere proprio larghi di manica.