Il primo scudetto di Petrucci con le scarpette Armani

Se vi stupite perché nessuno ha ripreso la notizia di David Moss in fuga dall’Italia, neanche i giornali di Siena, o ha scritto una riga sull’arbitraggio chirurgico di Citofonare LaMonica nella sera del primo scudetto di Giannino Petrucci a Milano, mi meraviglio di voi che non avete ancora capito nulla o, forse, sono stato io ad essermi spiegato male. Come è molto più probabile. Per cui di questo vi chiedo subito scusa. Ho comunque tutta un’estate davanti per farmi perdonare. Cercando d’essere prossimamente su questi schermi molto più chiaro nell’esposizione dei fatti senza alzarmi dalla sedia e senza staccarmi, lo giuro, dalla sponda del grande fiume cinese sulla quale mi sono seduto da venerdì scorso. Aspettando che il vento cambi e la corrente spinga a riva i furbetti del potere che hanno cospirato contro la Mens Sana nell’ultimo duello di finale al Forum. Tempo al tempo: e almeno io ne ho ancora tanto da perdere. Anche sotto la neve e sotto zero. Da dove ricomincio allora? E’ ovvio: da David Moss. Il quale, stalking o non stalking, a Firenze o a Milano, con il cavolo che giocherà in Italia il prossimo anno. Né all’Emporio, né altrove. Perché mica è scemo. Anche se all’addetto stampa di Proli presso la Gazzetta, tanto per non far nomi, Vincenzo di Schiavi, ha fatto credere l’esatto contrario. Ed è qui che, saltando sul fuoristrada, mentre tutti gli altri s’accalcano e si spintonano sul carro dei vincitori, mi viene in mente “Passione sinistra”, un film carino che ho visto ieri sera su Sky non potendone più del Mondiale della bola e di un Brasile che, se non lo avete capito, ve lo dico io senza tanti giri di parole: deve conquistare il titolo come l’Armani doveva vincere il tricolore per far felice Giannino Petrucci che, seduto in prima fila, però molto lontano dal suo nemico storico Giovanni Malagò, esibiva venerdì sera al Forum un’inconfondibile paio di scarpe della divisa ufficiale firmate Armani. Nel film lei, Eva Riccobono, più carina ancora, si diverte a passare per scema. Sì proprio come il Medusa di Milano, ex Siena, che ha fatto il pieno di scudetti nelle ultime quattro stagioni e di petrolio nero nelle tre precedenti a questa. Senti, domanda a Alessandro Preziosi che sta al gioco, è vero che in Russia i bambini mangiano i comunisti? “Magari è vero il contrario. O no?”. Mi sembrava in effetti strano che i russi avessero dei bambini così feroci. Se comunque il fisco ha chiesto a Kaukenas circa due milioni di euro, e per questo difficilmente Rimas resterà a Reggio Emilia, da Moss ne pretenderà almeno il doppio, se non il triplo, e quindi, secondo voi, perché il David dell’Illinois non dovrebbe fare come Maradona che, finchè temeva di dover dare all’Agenzia delle Entrate circa 40 milioni, girava ben al largo dal Belpaese? Certo che Giannino poteva pure dirmelo d’essere passato per Mestre domenica in occasione dell’All Star Game Davide Ancilotto: avremmo potuto cenare anche insieme in quel ristorante tra le province di Venezia e Treviso che lui ama molto frequentare. Nulla gli avrei chiesto delle scarpette rosse, né perché ce l’abbia tanto ancora con Siena, ma piuttosto per rinnovargli l’invito a partecipare mercoledì al Palio dove i contradaioli di tutti i colori mi hanno promesso che lo porteranno in trionfo per Piazza del Campo celebrando tutti insieme il primo meritato scudetto vinto dal nostro caro presidente federale. E perché non l’accompagna Nando Marino, presidente della Lega in carica da domani? Di cui, per l’appunto, ne parlerò tra ventiquattr’ore.