Il Ghiro d’Italia che costa a Mamma Rai più di 12 milioni

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Ridere per non piangere. Provando a farci coraggio. Il Ghiro d’Italia del centenario doveva ancora partire stamane da Alghero che ieri due girini erano già stati beccati con le dita nella marmellata. Stefano Pirazzi e Nicola Ruffoni, entrambi della Bardiani, si sarebbero imbottiti di un ormone della crescita sintetico che si chiama GHRP-2 e si può acquistare anche su internet: rende magri e forti. E soprattutto assicura di farla franca ai controlli antidoping perché non dovrebbe lasciar tracce nel sangue dopo solo un’ora dallo sforzo. Difatti il laziale e il bresciano sono stati rispediti oggi a casa con il primo aereo del mattino. Sbigottiti e increduli: non se lo sanno spiegare. Ma il loro team manager li ha subito scaricati: “Tutte balle” e si è vergognato per loro. Fiorello ha provato anche a scherzarci sopra: “Sono risultati entrambi positivi al Cannonau di Sardegna. E comunque non fatela troppo lunga: stavolta ne hanno mascherati solo due. Stavolta!”. Lo speciale Giro 100 della Gazzetta ieri titolava: “Un popolo di santi, poeti, velocisti e scalatori”. Beh, proprio tutti santi non direi. Caso mai dopati. Il Giro del 1996 partì dalla Grecia ed ero sul ponte della nave che ci riportava nella notte in Italia assieme ad un ex grande campione di ciclismo del quale preferisco non fare il nome. Gettavano scatoloni in mare. Gli chiesi cosa stessero facendo. Non mi rispose e continuò a fumare, ma mi fece poi capire: “Se non ti dopi, non pedali neanche in gruppo”. All’arrivo a Brindisi ci aspettavano i finanzieri e i carabinieri del Nas. Lo chiamarono blitz, ma la loro visita era stata annunciata già qualche ora prima del nostro sbarco. Se volete, potete anche non credermi e, come gli struzzi, mettere la testa sotto la sabbia. Oppure, se preferite, vi lascio anche pensare che non si può fare di tutta l’erba un fascio e che le mele marce si trovano in tutti gli sport di questo mondo. Però nemmeno potete obbligarmi ad amare le corse in bici e in particolare il Giro d’Italia. Ne ho viste troppe di maglie gialle e rosa che si erano sporcate, e giuravano d’essere pulite come l’acqua di fonte, per entusiasmarmi ancora di una fuga a quattro di 201 chilometri finita a tre dal traguardo di Olbia. Dove l’austriaco  Lukas Poestlberger ha vinto la prima tappa anticipando di 4’’ la volata del gruppo. Il Ghiro lo organizza Mamma Rosa, ma chi lo finanza è Mamma Rai. E (quindi) anch’io pago. Come avrebbe detto Totò. Tra le due aziende, quella di Papà Cairo e quella dello Stato, è difatti in essere un accordo biennale da 25 milioni e 480 mila euro che comprende però, capirete, anche la Milano-Torino e la Tirreno-Adriatico. Oltre alla corsa in rosa. Ma si può? Di questi tempi poi. Al punto che si è indignato persino Maurizio Gasparri che ha (quasi) pronta una denuncia alla Corte dei Conti nei confronti di Antonio Campo Dall’Orto, l’amministratore delegato di Viale Mazzini che evidentemente ha una gran passione per le due ruote. Senza motore, almeno questo: mi raccomando.