Il dottor Divago, Francesca Schiavone e Don Gel Scariolo

schiavone

Non mi vergogno di confessare che mi sono commosso e ho pianto di gusto ieri sera quando, sotto le coperte, ma avevo lo stesso un freddo bestiale, ho letto Gianni Clerici. Che non posso chiamare Maestro perché da lui ho imparato poco, ma ricordo che, ragazzo di bottega al Giorno, ero felice come adesso se Giulio Signori mi dava da passare i suoi pezzi raccomandandosi di fare poi un bel titolo. Il che non era sempre facile perché Gianni, non a caso, era chiamato dall’amico Rino Tommasi il dottor Divago e difatti gli piaceva allontanarsi volentieri dal tema del giorno trascinando con sé il lettore comunque entusiasta. “Il bacio e il perdono di Francesca” è il titolo dell’ultimo corsivo dello Scriba su Repubblica. Tutto da gustare. Senza fretta. Con il cuore in mano. “Adesso capisco il bacio. Forse dovrei scrivere il perché del bacio. Francesca Schiavone me lo diede inaspettatamente su una guancia, mentre ci trovavamo nella hall di un grand hotel. Prima di questa vicenda, che avevo sin lì trascurato, non c’erano state ragioni perché Francesca mi desse un bacio. Quando aveva d’improvviso vinto il Roland Garros, non mi aveva nemmeno invitato alla cena in suo onore: forse non aveva apprezzato quanto avevo scritto di lei, che non mi era parso male, pur nella sorpresa di una ragazza che sempre avevo seguito, senza lasciarmi andare dall’ammirazione, cosa che non ho mai fatto se non ho, al contempo, fatto un pronostico sulla sorpresa avvenuta. Sulla Schiavone avevo creduto di sbagliarmi in un antico pronostico, su quella che era stata soprannominata Leonessa d’Italia, dal tempo in cui l’avevo vista al Tennis Club Milano, bambina, e mi ero detto, e avevo scritto, “questa bambina ha le caratteristiche di una che potrebbe addirittura vincere uno Slam”. Infine il bacio. Non certo seguito al trionfo non pronosticato al Roland Garros. Insomma, doveva essere il segno che ero stato perdonato. E, perdonarmi, era il simbolo che la Leonessa ben meritava il suo grande successo”. Bravo Gianni, sei riuscito a farmi piangere di nuovo. Lacrime di gioia. Son molto contento infatti per la Schiavone. Che nella foto esulta felice. Lei ce l’ha fatta. Io ancora non so, ma ci sto provando. Brava Francesca, hai combattuto e battuto il cancro: hai detto bene. Perché in queste battaglie nessuno perde. Un forte abbraccio mi è arrivato inatteso e sentito da Toronto mentre ero ancora in un letto d’ospedale: il più gradito (forse) tra tanti. Sincero, più di un bacio. Oggi avevo pensato di non scrivere perché avevo troppe cose a cui star dietro e troppi giornali in un angolo della stanza terrorizzati dalla Tigre che li minaccia da giorni di gettarli nell’immondizia. Ci sono lo sci e il biathlon che adoro. C’è Juve-Udinese e poi Reyer-Armani in televisione. Volevo anche andare al Taliercio, ma ancora non sono pronto. Però mi sono svegliato presto e allora il tempo l’ho trovato per fare quello che mi ero ripromesso di fare da tempo. Ovvero ringraziare Sergio Scariolo. Che da quando è volato in Costa del Sol ho sempre chiamato Don Gel. Il tuo abbraccio mi ha dato una forza inimmaginabile: credimi. Come il sorriso di Francesca Schiavone. E per questo, se riuscirò anch’io ad uscire da questo terribile e lunghissimo tunnel, sappilo: sarà anche merito tuo. Ricambiando l’abbraccio. Hasta la vista, amico ritrovato.