Non mi potevo dimenticare di fare gli auguri oggi a Oscar Eleni. Perché oggi è il 4 marzo, il giorno del compleanno pure di Lucio Dalla. Che avrebbe compiuto un anno più dell’Orso amico. Che io chiamo anche Gesù Cripto. Un po’ perché non so “se fu per gioco o forse per amore che mi volle chiamare come Nostro Signore”. C’è una cantata più bella? Un po’ perché non capisco il suo trasporto esagerato per Ettore (o Erode?) il Messi(n)a, che non discuto come allenatore che non accetta però nessuna critica, ma come uomo che chissà chi si crede d’essere diventato se si permette di guardare tutti dall’alto al basso tranne Giorgio Armani. Ci mancherebbe altro. Col quale che si è incontrato nei primi giorni della settimana scorsa e gli ha promesso che non seguirà il figlio che a autunno entrerà a Sant’Antonio in college, ma allenerà le scarpette rosse per almeno un’altra stagione quando avrà finalmente vinto – se dio vuole – al terzo tentativo un campionato con l’Olimpia là dove Luca Banchi, Gelsomino Repesa e Simone Pianigiani ci sono riusciti al loro esordio. Senza per favore tirar fuori la storia del maledetto Covid perché l’unico torneo di basket di un certo valore in Europa che non ha assegnato lo scudetto del 2019-20 è stato quello italiano con la complicità di Giannino Petrucci e di Umberto Gandini che nell’occasione sono sembrati i suoi (impacciati) burattini o, se preferite, de soldatini (di piombo). In verità il presidente della Lega apprese lo stop definitivo alla regular season, dominata dalla Segafredo, leggendo al mattino la Gazzetta alla quale sempre s’appoggia il presidente federale dopo le decisioni prese o, meglio, imposte da Messina che si fa ogni volta scudo dietro le abbondanti sponsorizzazioni scucite a Mamma Rosa da Re Giorgio. Onestamente vi volevo parlare d’altre cose molto più piacevoli come i pranzi proprio con Oscar, il grande Lucio, Berna 18, il taxista, e Tobia, il manager eretico di Dalla, che tifava Milano, in un ristorantino fuori porta che sceglieva Gigi Porelli e che non poteva ovviamente non essere gradito a tutti. E m’andrebbe anche di raccontarvi di quella notte nella quale prese fuoco il piedàterre dell’Avvocato di cui s’ulludva che la moglie non fosse a conoscenza. Difatti la mattina il leader massimo della Virtus andò a comprare tutti i Carlino delle edicole sotto casa, ma alla Paola dovette poi anche regalare, per farsi perdonare, un anello di diamanti perché lei, gran donna, gli disse con un mezzo sorriso: “Ma Porelli, credevi forse che non sapessi che avevi l’alcova da tempo in via Santo Stefano al 101?”. Ma come faccio a tacere della conferenza stampa del post Coppa Italia di Pesaro nella quale il presidente a vita di Milano s’è inalberato per un’innocente premessa d’Andrea Tosi nella quale la prima (piacevole) firma del basket in Gazzetta aveva soltanto sottolineato come avesse visto grande entusiasmo in panchina dopo la vittoria su Tortona forse perché la squadra non vinceva più da un anno. Apriti cielo. “Io non accetto questo tipo di provocazioni”. Quali? Vallo a capire. “La nostra dell’anno scorso è stata una grande stagione nella quale abbiamo spadroneggiato in campionato e siamo andati ad un pelo dalla finale d’Eurolega”. Peccato che la Virtus dell’odiatissimo Djordjevic gli abbia poi rifilato un cappotto di 4-0 che Ettore porterà ancora addosso sino alla prossima primavera (inoltrata) quando non potrà che completare il tris, che non chiamerò mai triplete, alla guida della squadra più ricca d’Europa che spende pur sempre il doppio della Segafredo contando anche il 30 per cento di diritti d’immagine che s’accolla per intero Giorgio Armani (casa madre). Nonostante l’arrivo di Daniel Hackett che, tra uno sconto e l’altro, costerà comunque a Massimo Zanetti la bellezza 2.800.000 euro comprese le 300.000 di buyout versate al Cska di Mosca. O vogliamo parlare di quel che mi hanno raccontato sul mancato rinnovo del contratto a termine di quello che era il miglior telecronista di tutta la nostra palla nel cestino? Ovvero Niccolò (“mi raccomando con due ci”) Trigari, chiaramente inviso da Ciccioblack Tranquillo che adesso vorrebbe scimmiottare nei monologhi l’ex compagno di merende, Federico Cosa Buffa, facendo sistematicamente la figura del peracottaio da quattro soldi e due spiccioli. Pare infatti, ma la conferma l’ho avuta da troppe fonti per non essere vera, che Discovery+/Eurosport abbia lasciato a casa senza lavoro Trigari con due righe di mail dopo una telefonataccia che il braccio armato dell’ufficio-stampa di Erode Messina ha fatto ai capi Antonio Raimondi e Michele Boccacci, che entrano così di diritto nella mia e solo mia top cento della Banda Osiris, lamentandosi dei commenti che erano andati di traverso al suo president-coach durante le finali dei playoff tutte e quattro perse dall’Armani con la Segafredo. A volte, anzi spesso, anche mi ripeto, ma non sono ancora rincoglionito a questo punto. O almeno lo spero. E’ che la lingua batte sempre dove il dente duole e non c’è satira senza tormentone. Chiedendomi se per caso all’Orso amico non siano state nascoste queste squallide proteste del suo protetto o dell’intemerata che lo stesso Messina, per gli identici motivi, ha rovesciato addosso al buon collega Stefano Michelini, ora intelligente opinionista in Rai, che era invece riuscito nell’impresa di non parlare male nemmeno di Paul Biligha o di Kaleb Tarczewski che spesso anche il sessantaduenne da Catania non riesce a digerire e che da buon veneziano acquisito manderebbe volentieri in mona. Canestri d’auguri comunque, caro Oscar, come a me piace fare. La terza età e l’ostinazione, che molto le assomiglia, ultimamente ci hanno parecchio allontanato dopo chilometri e chilometri e anni annorum d’inenarrabili trasferte insieme da una parte all’altra dell0 Stivale e intorno al pianeta Terra. Mannaggia, è proprio brutto invecchiare. Però ti confesso che mi sono rivisto nel tuo straordinario, e neanche un cincinin criptico, lo giuro, ultimo incipit sull’Indiscreto nerazzurro nel quale non ho più potuto scrivere perché sono “troppo juventino” mi hanno detto ed è senz’altro vero. Anzi, sono proprio marcio per gente come Urbano Cairo che mi fece fuori all’ultimo momento, mentre da Cortina stavo raggiungendo già in autostrada Milano, alla seconda puntata di una trasmissione di calcio-mercato dell’estate 2018 condotta dall’amico Andrea Scanzi su La7 di cui non ricordo più il nome (ma non è questo un peccato mortale) nella quale confessai una cosa di cui non mi pentirò mai come disse l’Avvocato Agnelli a Tommaso Buscetta pure lui terribile gobbo. E cioè che l’acquisto di Cristiano Ronaldo non mi entusiasmava neanche un po’ dal momento che sarebbe stato comunque per la Juventus una grossa palla d’oro al piede. Come a quel tempo la pensava uguale a me solamente Beppe Marotta. Per la cronaca fui sostituito al volo da Marino Bartoletti che nessuno più intertriste e soprattutto triste di lui al mondo non esiste. Tranne Claudio Limardi che, se non sapete chi sia va, cambia poco. “Oscar Eleni senza voglia di niente come tanti in giornate buie, ma con un desiderio di provare a sentirsi meglio. Invitare la moglie di Bianchini, la figlia del grande Lochi, doppiatore che andava oltre James Bond, compagna del grande Valerio, appassionata di teatro, a vedere insieme la Verità di Bakersfield. Omaggio ad una brava attrice, ex moglie di Poretti, che con Aldo, Giovanni e appunto Giacomo hanno fatto cose bellissime”. Pure io mercoledì sera sono andato al teatro Toniolo, a due cento metri, nemmeno, da casa. Con mia figlia Giorgia e Pino Donaggio. Rinunciando a vedere Fiorentina-Juventus di Coppa Italia in diretta come sarà successo al massimo, e non scherzo, altre tre o quattro volte in vita mia. Ma ho finalmente imparato, e ne sono felice, che non posso correr dietro sempre all’evento che mi propone la televisione soprattutto se ho qualcosa di molto ma molto meglio da fare. Come è stato assistere alla spettacolo di Eleganzissima della bravissima Drusilla Foer. Che per me è stata una fantastica sorpresa non avendo seguito una sola serata delle cinque della Sanremo dell’odioso Amadeus. E che mi ha dato una carica che soltanto l’elegante protagonista della Firenze nobile e colta, nata nel 2014 da un’idea folgorante di Gianluca Gori, poteva regalarmi. Perché Drusilla ha 76 anni, non so se mi spiego, ed è vivace sul palco più di mio nipote. “Con una eleganza nella postura e una musicalità nell’eloquio a cui non eravamo più abituati” e di cui se ne è accorto persino Massimo Gramellini da mille altre cose frivole spesso distratto. In più ho imparato che hanno inventato il registratore anche su Dazn e quindi che una partita si può vedere persino in registrata. Quando hai tempo e voglia. E, se è noiosa, anche in tre o quattro minuti grazie agli highlights che non fa figo chiamare italicamente sintesi. Come farò anche domenica quando andrò a Trieste a pranzo di pesce sul porticciolo di Grignano, dove mi sembrerà d’essere in paradiso, con l’insuperabile Boscia Tanjevic e poi insieme al palasport per un Trieste-Reyer molto intrigante. Anche se contemporaneamente o quasi giocherà la Juve sempre precaria (Dybala si è rifatto male) con il vivace Spezia. Insomma un match che, se mi rivedrò a casa dopo cena, bene. Altrimenti pazienza: me ne farò in fretta una ragione. Lo so: gli incontentabili cinquemila amici, si fa per dire, che ho collezionato su Facebook, col quale sono in aperto conflitto, già li sento brontolare: “Di nuovo l’hai fatta troppo lunga”. Che poi sono gli stessi cinquemila ai quali non dispiacerebbe se scrivessi anche tutti i giorni. Compreso a Pasqua e Natale. Però una cartella al massimo. Che si leggono seduti sulla tazza. In bagno e solo di pallacanestro. Altrimenti si stufano. Poveretti! Nemmeno avessero chissà cosa altro da fare: forse vedere il Grande Fratello Vip? E così, mentre vi state mettendo d’accordo, vi dico subito che probabilmente non trasferirò domattina questo mio pezzo, che potreste benissimo anche sempre leggere a sorsi se lo desiderate un po’ meno sbrodoloso, dal mio blog Mors tua vita Pea a Facebook. Perché ho mezza idea di chiudere una volta per tutte con questo social network se mi toglierà la libertà di replicare per le rime ad un assoluto imbecille che difende ancora la guerra in Ucraina di quel pazzo criminale di dittatore russo che entusiasmava sino una settimana fa, o ricordo male?, Salvini, la Meloni e il Berlusca. Al quale ho solamente urlato in faccia “Copite e vergognati”. Copite in dialetto veneto è un invito spiccio ma in fondo non cattivo ad ammazzarsi. Così come Lucky Lucchetta ai Mondiali di Rio de Janeiro nel ’90, vinti dagli azzurri di Julio Velasco, un altro geniale tecnico e uomo stupendo, gridava a Lollo Bernardi che volava a schiacciare sotto rete: “Copilo”. Sia che fosse brasiliano o cubano l’avversario al quale il meraviglioso Mister Secolo (scorso) avrebbe dovuto sparare la palla addosso. Anche in mezzo agli occhi. Ebbene Facebook mi ha squalificato per non so nemmeno io per quanto tempo: mi pare tre giorni. Copite! E con questo punto esclamativo potrei anche infilarmi subito sotto le coperte visto che casco sulla tastiera del pc dal sonno se a Filippo, il mio caro assistente blogger, non avessi proposto di mettere la foto della Presa di Cristo del Caravaggio per domandarvi se c’era più entusiasmo nel bacio di Giuda Isariota o in quello che MaraMeo Sacchetti non ha ricambiato a Giannino Petrucci mentre tentava d’abbracciarlo dopo l’imprevedibile qualificazione olimpica di Belgrado in casa dei serbi der Monnezza Teodosic. Perché è inutile che ci prendiamo in giro: il cittì d’Altamura, nelle Puglie, era già stato, poche storie, già fatto fuori da un pezzo e che al suo posto sarebbe tornato Ettore Messi(n)a o un suo avamposto. Parimenti adesso, dopo la figuraccia da incubo di Hafnarfijourdur con l’Islanda come l’ha definita non io, ma la Gazzetta rincarando la dose con il fondino del temerario Francesco Ceniti dal titolo: “Anche il basket adesso ha la sua Corea” che ha fatto arrabbiare e non poco il federalissimo di Valmontone. Che di nuovo ha ululato alla luna contro l’EuroLega, dove non conta più nulla Jordi Bertomeu e non si capisce bene chi comandi. I turchi o gli spagnoli? L’Eurolega che fa prigionieri i suoi migliori azzurri come gli dicevo sette o otto anni fa e lui non mi voleva ascoltare. E Messina al massimo gli allunga gli scarti e non il Nicolò (con una ci sola) Melli con il quale non avremmo mai perso in quel sobborgo di Reykjavik. Perché piuttosto Giannino, dopo averci informato che Messi(n)a non allenerà più la nazionale perché Ettore gli aveva già comunicato di voler dedicare i prossimi due anni interamente all’Olimpia come ha promesso a Giorgio Armani e nei tempi liberi al figlio che studia in Colorado, non soffia all’orecchio di Mamma Rosa quale sarà a settembre il nome del successore di Sacchetti che ha già deciso di far fuori dopo la rovinosa caduta con l’Islanda? A meno che MaraMeo non gli tiri lo scherzo di vincere una medaglia ai prossimi Europei. Di sicuro vi anticipo che non sarà Sasha Djordjevic, come ho sentito bisbigliare in giro, perché Messi(n)a non lo può vedere neanche dipinto e men che meno GasGas Trinchieri per l’identico motivo elevato all’ennesima potenza. E allora? Il favorito, anche mio, è Walter Ray-ban De Raffaele che vado suggerendo a Petrucci ormai da prima ancora dell’inizio della pandemia e che non dispiacerebbe neanche ad Ettore se non lo avessi consigliato proprio io a Giannino. Onde per cui non fate le pettegole e non andateglielo subito a raccontare. Così vi premierò con qualche piccola chicca finale: l’allenatore azzurro dell’Under 20 sarà Alessandro Magro da Brescia (scuola Siena) mentre Andrea Conti, per la serie “quelli che cadono sempre in piedi”, sarà al 90 per cento il diesse di Cantù dopo che a Varese ha fatto più danni che altro. Contenti? Ancora no. E allora vi aggiungo che sei società, delle quali la prossima volta vi farò anche i nomi, stanno allestendo una cordata per la non riconferma di Gandini alla presidenza di una Lega che foraggia ancora le iniziative (quali?) dei tre della Band dell’Osiris. Ci riusciranno? Non credo. A meno che non si aggiungano alle due bolognesi di Luca Baraldi e del Consorzio fortitudino pure il Banco di Sardara e la Brindisi del SottoMarino che cominciano ad essere stufi di tutto il potere di cui Messi(n)a si è appropriato sia in Lega che in Federazione anche come presidente del Cna (Comitato nazionale allenatori) nominato indovinate un po’ da chi? Scontatamente da Petrucci. E adesso davvero buonanotte a tutti. Era ora. O forse no? Se Shengelia andasse sul serio pure lui alla Virtus come pare…