I cento mattoni della Banda Osiris cominciando da Grisù

Drago

Non me l’ha suggerito nessuno, ma sono sicuro che da piccolo Flavio Tranquillo andava matto per Grisù, il draghetto che sognava di diventare pompiere e in effetti, sentendo come strilla oggi a Sky, sarebbe stata una magnifica sirena anti incendi. E invece, per colpa di Aldo Giordani, che di extra terrestri e di mostri ne inventò parecchi, è diventato non solo uno dei più grandi sfascia timpani della terra, ma pure un saccentone di quelli che basta che li paghi e s’arrampicano su qualsiasi pulpito vuoi. Dal quale possono parlarti per ore e ore anche di cose di cui non sanno assolutamente nulla o poco ci manca. Come è accaduto la settimana scorsa al cineteatro Maria Regina Pacis di via Emanuele Kant a Milano. Dove il nostro mancato Grisù ha raccontato storie inedite sui derby meneghini di pallacanestro tra le scarpette rosse e gli adorabili straccioni che si giocarono quando lui era forse ancora alle medie o stava ripetendo la quinta elementare, stentava a prendere cinque meno nei temi d’italiano e al massimo poteva chiedere a Mike D’Antoni un autografo. Aspettandolo all’uscita del Palalido dopo l’allenamento del tardo pomeriggio. Con il lecca lecca in mano e le braghette che non gli arrivavano sopra al ginocchio. Mentre al campetto di via Soderini (Lorenteggio) lo chiamavano già Cicciobello e gli facevano fare la palla o, se proprio era bravo, e soprattutto non strillava, anche l’arbitro. A patto che si portasse però il fischietto da casa e ammettesse che era persino peggiore del compagno di merende Cicorino Cicoria. Oggi a 56 anni, due matrimoni e due gemelli, e credo lo stesso testimone di nozze per risparmiare, essendo persino più stitico del Gallo e di Dindondan messi insieme, è ancora il numero uno indiscusso della vecchia Banda Osiris e non perché l’ho deciso io, che mi sono inventato questa menata, ma perché al termine del congresso che si è tenuto nel secondo fine settimana di settembre all’Allianz Tower di CityLife (ex Fiera Campionaria di Milano) il Divino Ciccioblack è stato di nuovo acclamato all’unanimità leader massimo dei cento massoni, pardon mattoni, che fanno parte della disastrosa loggia del nostro basket. Che io purtroppo ho creato nel secolo scorso e che sempre io ho deciso d’abbattere, cominciando da oggi e dal suo capo storico, giorno dopo giorno, pezzo dopo pezzo e, per l’appunto, mattone dopo mattone. Numerandoli ad uno ad uno. Ovviamente solo con le mie mani perché sto fresco se spero che qualcuno me ne dia una. Anche se me ne hanno promesse mille e più di mille, persino dall’interno di Sky, dove nessuno, a parte il futuro sposo di Diletta Leotta, più riesce a digerirlo, ma poi, quand’è il momento, tutte si tirano indietro e mi lasciano con il cerino che mi brucia tra le dita. Santa pazienza. Ognuno nella vita ha una missione e io ho questa se non voglio finire diritto all’inferno. Nel quale ho mandato sicuramente quei due ladruncoli che la notte scorsa si sono introdotti in casa e hanno rubato, oltre alle biciclette nel sottoscala, anche il piccone che mi avrebbe aiutato a buttar giù il muro dell’Osiris. Come è già accaduto, mi pare, tempo fa pure a Berlino. Dove Lucio Dalla c’andò con il Bonetti  e la trovò un po’ triste e molto grande. Mentre io domenica sono stato nella sua Bologna assieme a Nico e devo dire che ho visto una gran bella partita tra l’Armani e la Virtus come non mi capitava d’ammirare in Italia da parecchio tempo. Dopo aver divorato a pranzo da Boni, in via Don Luigi Sturzo, un piatto di tortellini alla panna e un altro di gramigna con la salsiccia. Di modo che non posso aprir bocca se la Tigre mi chiama Mascella selvaggia e se mi mette in guardia: “Attento, stai diventando più grasso di quello che in televisione sopporto addirittura meno di Ilaria D’Amico”. E mi sembra che ce l’abbia con Cicciobello. Il quale si vanta adesso d’essere culo e camicia con l’head coach degli Houston Rockets. Al quale suggerisce gli schemi e glieli disegna sulla lavagnetta. Sarà anche vero. E comunque è proprio per questa ragione che il caro Michelino non può essere più un mio amico anche se abbiamo cenato tante volte insieme al Torchietto sui Navigli e di Ciccioblack all’epoca mi confessasse che gli era più antipatico di una ragade sotto la pianta del piede e più fastidioso di una pigna in quel posto di cui non si può dire. Anzi, sapete cosa faccio? Già che ci sono inserisco anche D’Antoni tra i bi-osiris con il numero di tessera 013 e pure l’Alfredo Alfredo Cazzola (017), seduto in prima fila domenica al PalaDozza, che mi ha ricordato il 1999. Quando in un colpo solo, e a cifre da capogiro, assunse in Lega sia Tranquillo (001) che Bassani (002). E da quell’anno, fatalità, la nostra pallacanestro non ha più avuto pace, né gioie. Tranne che alle Olimpiadi di Atene e a Siena. Dove presto da Chiusi sbarcherà Napoleone Brugnaro, ma questa è già un’altra storia.