Ho tanta paura che avesse proprio ragione il Conte Antonio

Già la conosco l’obiezione: t’avanza anche di sparlare dell’Inter dopo la figura barbina che ha fatto la Juve in Champions League? Obiezione accolta, ma concedetemi almeno le attenuanti generiche: dovevo se non altro sbollire la rabbia per due giorni o tre. Per la verità non mi è ancora passata. E non mi passerà per un bel pezzo. Anzi, sono più nero oggi di mercoledì quando me la sono anche presa con Sky che non ha trasmesso la diretta di Madrid dal Vicente Calderon costringendomi a sentire Sandro Piccinini e Aldo Serena che pensavo fossero già andati in pensione da un pezzo. Con tutti gli euro che sgancio ogni mese alla tivù di Murdoch neanche le partite di Europa League mi mostra più. No, non si può più andare avanti così. E, se appena appena mi conosco, straccio prima o poi uno dei due abbonamenti a My Sky e costringo la Tigre a vedersi al mercoledì Chi l’ha visto? nel piccolo televisore in cucina. Come quel gran culo di Cenerentola. C’è poco da fare e da dire: ho paura che una volta di più avesse ragione il Conte Antonio quando dopo il terzo scudetto di fila propose ad Andrea Agnelli e a Marotta di rifare mezza Juve. Perché? Meravigliarono. In fondo si è vinto il campionato con 102 punti. Proprio per questo, rispose Conte. Perché meglio di così in Italia non si può fare, mentre in Europa, per scalare la vetta, bisogna cambiare qualcosa soprattutto al centro dell’attacco e sulle fasce. Oltre alla mentalità di una squadra che in Champions non riesce ad imporre il proprio gioco e stenta, arranca e soprattutto non segna. Questo è via di testa, pensarono Marotta e Agnelli. E come poi sia finita adesso lo si sa. Ma non voglio tornarci sopra, però non venitemi neanche a raccontare che Conte chiese la luna nel pozzo o dei folli acquisti, ma semplicemente qualche forza fresca davanti, anche Zaza o Immobile o Gabbiadini, e un paio di giocatori che sapessero qualche volta saltare un uomo in dribbling come Cuadrado o in velocità Iturbe. Insomma, piaccia o non piaccia, questa di Allegri è una Juve con gli stessi pregi e difetti di quella di Conte. Signora e padrona in Italia, deludente e timida in Europa dove l’amico Andrea Scanzi, magari esagerando, l’ha definita nel salotto di Mediaset persino “provinciale”. Così che non mi meraviglierei se domani mettesse in ginocchio la Roma e poi non vincesse ad Atene con l’Olympiacos. Per questo non me la prendo con Max Allegri se a Madrid la sua Juve, che poi è la stessa di Conte, non ha fatto manco un tiro in porta dopo la bellezza di 550 passaggi e un possesso palla del 63,8 per cento. Questa è la Juve in Champions con Tevez e Llorente in attacco e nessuno che arrivi al cross dalle fasce. Anche se Asamoah è molto meglio di Evra che mi sembra aver ormai finito la benzina, ma solo Acciuga non se ne è ancora accorto. La sensazione che si è avuta – ha obiettato Sacchi l’altra sera – è che semmai la Juventus abbia giocato più per il pareggio che per vincere la partita contro un Atletico che è una squadra ostica e complicata, e lo si sapeva, che si chiude a riccio in difesa, ma che non rinuncia al contrattacco. Non l’avesse mai dett0? Allegri subito l’ha aggredito da livornese schietto: “Ma Arrigo, io e te non ci troviamo ogni volta d’accordo. O tu guardi un’altra partita o io ne vedo un’altra. Né possiamo vederla insieme perché abbiamo due concetti di calcio completamente diversi”. Ora mi viene molto difficile dar ragione a Righetto, ma stavolta ce l’ha e lo confortano purtroppo i numeri. Ma la colpa non è di Allegri, lo ribadisco, ma di un purosangue che è un fulmine di guerra nel Gran Premio d’Italia, ma che, se lo butti in piscina, o annega o perde anche con un ippopotamo. Come in Champions. Dove non è da corsa o, almeno, non è da vittoria finale. Peccato che questo Agnelli e Marotta non lo capiscano. E men che meno una larga fetta del popolo bianconero che sogna la coppa con le orecchie che neanche Nedved ha mai alzato al cielo. Ma, quando po si desta, si ritrova col culo per terra e non s’accontenta più di portare sul cuore lo scudetto da tre anni a questa parte.