Apelle figlio di Apollo fece le palle di pelle di pollo. E tutti i pesci vennero a galla per vedere le palle di pelle di pollo fatte da Apelle figlio di Apollo. Adesso ho capito tutto. E mi sarebbe bastato leggere prima un’intervista che tempo fa Riccardo Trevisani (nella foto di ieri con Massimo Moratti) aveva rilasciato a Blogo per evitare di chiedermi se lui e Lele Adani non avessero per caso martedì sera un pelo esagerato negli sguaiati strilli al gol di Vecino, il loro idolo nerazzurro. “Hai un modello di riferimento?” gli era stato confidenzialmente domandato. E lui, beato e tranquillo, sin troppo tranquillo, è caduto nella trappola e si è aperto, confessando i suoi maestri televisivi, come una cappa santa al forno. “Per il calcio Caressa, Piccinini e Marianella”. Che, se me ne piacesse uno, sarei già molto contento. “Ma Flavio Tranquillo in assoluto”. E qui ho perso i sensi. Tanto che la Tigre ha dovuto chiamare subito il medico di turno al pronto soccorso. “Cerco infatti d’imitare al cento per cento il suo modo di fare telecronaca”. Telecronaca o radiocronaca? “D’accordo, vengo anch’io dalla radio. Dove un secondo di silenzio è lungo come un minuto di televisione”. E perché allora pure tu non cominci a parlare un po’ meno in modo da non farmi venire ogni volta un terribile cerchio alla testa? “La telecronaca di Tranquillo è parecchio tecnica e preparata fuori dal comune, ma con momenti di totale e intensa pazzia”. Convengo. Ma l’hai detto tu, caro Riccardo, che da solo giochi al biliardo, e non io. E comunque bastava averlo saputo che ti eri perdutamente innamorato di Ciccioblack sino a scimmiottarlo al massimo della follia in Inter-Tottenham. Così ti avrei di corsa iscritto alla Banda Osiris accanto a Paolo Condò e a Alex Del Piero. Nella nuova sezione calcio che ho di recente creato e che andrò a completare nei prossimi giorni, cioè di qui all’inizio del campionato (7 ottobre), assieme a quella dei soci finanziatori e dei poveri fiancheggiatori. E per questo, non potendo fare tutto da solo, mi avvarrò della consulenza e della collaborazione di uno storico, di un testimonial, di una vittima e di un pentito. Oltre che di una talpa della confraternita che ha dallo scorso millennio Flavio Tranquillo come leader massimo e Andrea Bassani ostinato e patetico vice presidente. Insomma cercherò di smontare pezzo per pezzo quel perverso marchingegno che nella recente convention di Milano ha cercato di tornare in vita dopo che molti, e non certo il vostro pennivendolo, avevano pensato che fosse morto e sepolto. Mentre a Giannino Petrucci domani scriverò una lettera: aperta o chiusa? Devo ancora deciderlo. Visto che dice di non leggere il blog e non mi ha neanche invitato al seminario che ha organizzato lunedì prossimo a Roma nell’aula magna del centro di preparazione olimpica Giulio Onesti all’Acqua Acetosa. “Il basket e chi lo racconta: le nazionali e il rapporto con la stampa. Dal cartaceo ai social network”: un tema che sarebbe stato il mio pane e invece mi dovrò fare raccontare da altri gli interventi, che sicuramente mi avrebbero interessato, di MaraMeo Sacchetti e Boscia Tanjevic di nuovo uno affianco all’altro appassionatamente. Anche se magari mi sbaglio, ma il presidentissimo federale non ha sempre forse confessato che per lui i social non esistono e che hanno il tempo che trovano?