Quarantott’ore di silenzio stampa. Anzi, settantadue. Senza sconti. Prendendomela molto ma molto comoda. Tanto c’è tempo prima di tornare in pista domani alle 18 e 30 con Israele. Accatastando i giornali come legna da ardere. Staccando la spina con il mondo intero. Spegnendo i telefonini al primo squillo. Felicissimo adesso d’aver sempre stonato fuori dal coro e d’aver combattuto da solo una guerra che tutti voi pensavate già persa dopo la sconfitta con i turchi di Ataman per un tiro libero sbagliato dall’immenso Gallinari e il sofferto successo sui bassotti d’Islanda che hanno costretto poi all’over time gli stessi ottomanni. Sembravo ai vostri occhi Don Chisciotte della Mancia contro i mulini a vento e ridavate di gusto: poveri sciocchi, giornalisti da due soldi, oche del Campidoglio, servi della Confraternita dei miei stivali, fratelli di Paglia. Ho nove avvocati in famiglia, tutti pronti a difendere la loro pecora nera che scappa dal gregge e non torna all’ovile, ma non posso neanche far perdere tempo a chi ha altre cause ben più serie da vincere di queste tra cani e gatti del cortile del basket. E allora mi sono rifugiato nel mio bosco incantato. Dove nessuno si sogna di contraddirmi se affermo che Simone Pianigiani è il migliore allenatore che c’è in Italia da almeno due lustri a questa parte. Senza nessun se o nessun ma. Dove ho ripensato alla grande partita con la Spagna di Don Gel Scariolo e ancora mi commuovo. E non me ne vergogno. Dove soprattutto nessuno mi strilla nelle orecchie come quel Ganassa di Tranquillo. Che più urla e meno gli credono. Che è la vera mela bacata della nostra palla nel cestino. Che da oggi in poi non sarà più il mio Cicciobello. Forse perché sono anche diventato più grassottello di lui che è gonfio della sua boria. D’ora in avanti lo chiamerò il Gufo con gli occhiali. Come canta Gianni Morandi. Ma che sguardo che ha: me lo prendi papà? Sì, ma a sberle. Al quale erano andati tutti dietro nella birreria sotto il cielo e nel cuore di Berlino. Dove non si perde neanche un bambino. No, quella è Bologna, ma mi veniva bene la rima. Dove l’unico colpevole era Simone Pianigiani. Già al muro davanti al plotone d’esecuzione di Sky prima ancora della morte annunciata con la Spagna e la Germania. Le pallottole in canna: è finto, è spento, è bollito. La sua nazionale non difende e attacca senza fantasia. E giù una valanga di cattiverie vigliaccamente sparate alle spalle a cena e già sussurrate all’orecchio del presidente federale, Giannino Petrucci, che avrebbe dovuto anche sentire Ettore Messina. Perché il piano di Tranquillo e degli altri carbonari era questo: un calcio sul sedere al mio amato cittì e la nazionale in mano subito a Gas Gas Trinchieri o un domani al brillante vice coach di Popovich a San Antonio. E non mi venga più a dire Focherello Fuochi di Repubblica che l’Osiris è solo una mia invenzione. Magari dimenticandoci tutti che il topolino più caro a Virginio Bernardi avrà vinto forse una volta su cento con Pianigiani. E per sbaglio. Come del resto il povero Don Gel Scariolo. Che però alla guida della Spagna è stato due volte di fila campione europeo e vice campione olimpico, dite niente?, mentre Gas Gas aveva firmato un contratto di tre anni con la Grecia, ma dopo solo un mese è stato mandato via per la disperazione prima che Bourousis o Spanoulis lo appendessero all’attaccapanni dello spogliatoio. La seconda parte del golpe prevedeva Orate Frates alla femminile e la conferma di Sacripantibus all’under 20. E così il cerchio della confraternita si sarebbe chiuso. Peccato che il Gufo con gli occhiali abbia di nuovo fatto i conti senza l’oste e che, per nostra fortuna, non si sia ancora reso conto che tutto quel che tocca o che ha a cuore si trasforma presto in un suo clamoroso insuccesso. Però non posso neanche negare che una qualità gli va comunque riconosciuta: quella di non essere un voltagabbana come molti suoi fratelli di sangue. Anche a costo difatti d’andare a sbattere la testa contro una porta blindata e di farsi un sacco male, non lo sentirete mai dire che Simone è un mago. Come lo dice continuamente di Andrea Bargnani. Nemmeno dopo la partita perfetta dell’Italia con la Spagna. Quando persino a Davide Pessina è scappato di confessare che Pianigiani è stato davvero “bravissimo” a chiamare magari solo un timeout ed è stato subito incenerito dal Gufo con gli occhiali. Ma che sguardo che ha?