Il golf è bellissimo, peccato che esistano i golfisti

paratore

Oggi scrivo di golf. E già lo so che non farete salti di gioia. Pazienza. Però anche vi capisco perché sono davvero insopportabili i golfisti. Soprattutto quelli che giocano tutti i santi giorni e a sentir loro non giocano mai. Che hanno nella sacca la banana e la minerale che si portano da casa, finiscono nello stagno per recuperare con il peschino un rosegoto di pallina butterata, vorrebbero pagare al ristorante della club house un piatto di linguine con l’astice non più di cinque euro e poi s’indebitano sino al collo per comprare l’ultimo modello di driver che allungherà il loro tiro di neanche mezzo centimetro. Ammesso e non concesso che non sparino un gancio, perdano la pallina nel bosco tra i rovi e per questo si disperano e si insanguinano. E si vorrebbero ammazzare seduta stante. Eppure ve lo ripeto una volta ancora: il golf è uno sport bellissimo. Molto televisivo e riposante. Specie d’estate e la domenica. Su Sky. Meglio del Gran Premio dell’Azerbaigian se quel bambino di Vettel non gioca agli autoscontri con Hamilton. Peccato che esistano però i golfisti. Quelli ai quali non va mai bene niente. Quelli che imbrogliano e sono sempre tanti. Quelli che ti raccontano tutte le buche, dalla una alla diciotto, quando a te non importa un fico di niente. Quelli che non si guardano mai intorno e non s’accorgono che stanno camminando in paradiso. Quelli che s’infastidiscono se un fagiano attraversa il fairway o se uno scoiattolo, rosicchiando una nocciolina, disturba il loro swing. Quelli che si credono Tiger Woods e non l’hanno mai visto neanche in cartolina. Quelli che ti chiedono “perché non giochi più?” e per educazione non gli rispondi “e anche me lo domandi?”. Quelli grazie ai quali in Italia il golf sarà sempre considerato il passatempo dei ricchi a metà strada tra lo snob e il depresso sotto vuoto spinto. Peccato. Perché già credo d’avervelo detto: è uno sport fantastico. Se hai tempo e pazienza. E non sei un fanatico. Bello da praticare, ma anche da seguire sul piccolo schermo. Come ieri a Monaco di Baviera. Nel Bmw International Open. Al quale la Gazzetta ha dedicato un pugno di righe su Tuttenotizie. Eppure Renato Paratore è arrivato sesto. Pari merito all’inglese Tommy Fleetwood che ha chiuso con un eagle e non è proprio l’ultimo della pista, ma il numero 21 al mondo. Il ventenne di Roma, che ha poco o niente dei romani e quindi non dovrebbe perdersi strada facendo, ha vinto tre settimane fa il suo primo torneo dell’European Tour: il Nordea Masters di Svezia. Vicino a Malmoe. Promette molto bene. Come del resto Matteo Manassero che si è invece ultimamente perso dietro alle gonne di qualche generosa donzella. Succede. Quando si è giovani e belli. E si ha qualche soldino in tasca. Ma il veronese di Negrar in fondo ha appena 24 anni e se ieri in Germania ha trionfato Andres Romero, che tutti pensavano desaparecido, perché non dovrei credere che anche Manassero primo o poi tornerà a cavalcare l’onda del successo? Scommettiamo? Lo sapete che non vi conviene. Certo è che l’argentino ha infilato sette birdie nelle ultime undici buche del quarto giro e, come si dice in gergo, stavolta ha visto la Madonna senza dover fare un salto a Medjugorje. Piuttosto non mi convince troppo il nuovo acquisto di Sky per il golf: Michele Gallerani, ex ufficio stampa del Parma Calcio, che sta (o stava?) con Francesca Zambon, altro volto della tivù di Murdoch, per la famosa serie “Dio li fa e Sky li accoppia” di cui magari vi parlerò un’altra volta. Molto meglio l’insostituibile Silvio Grappasonni con Massimo Scarpa o anche con Nicola Pomponi. Mentre Gallerani mi sembra uno di quei golfisti di cui vi raccontavo prima. Ai quali dà fastidio se il caddie di Richard Bland fuma con la sacca in spalla e se gli anatroccoli in processione sul green ritardano il putt di Sergio Garcia.