Don Gel Scariolo è meglio del Messi(n)a, parola di Popovich

messina

Non era mia intenzione, lo giuro, far scoppiare tutto questo popò di casino. Mi ero solo fatto una domanda: cosa gli ha fatto di male la palla nel cestino per essere tanto detestata da Auro Bulbarelli, direttore di Raisport ed ex fanatico telecronista di ciclismo assieme a Davide Cassani? Pur non avendo nemmeno preteso da lui una risposta ben sapendo quanto sia pericoloso svegliare il can che dorme. E invece da un’ottima fonte, molto vicina ai giochi di potere di viale Mazzini, dove giusto mercoledì si è insediata in un ufficio al settimo piano la neopresidentessa Marinella Soldi, sono venuto a sapere che il Tacchino mantovano, più gonfio che lesso, sarà rimosso a settembre dal suo incarico sperando che poi non torni al Ghiro d’Italia e al Tour de France. Vittima anche lui del prossimo rimpasto dei direttori di tutte le reti Rai o del fatto che il basket piace parecchio alla brillante manager di Figline Valdarno, il paese dove Maurizio Sarri si è costruito un paradiso, tra le colline del Chianti, con i milioni (più di tredici) che ha preso in due anni dalla Juventus per uno scudetto che avrei vinto anch’io? L’uno e l’altro. Marinella Soldi c’era rimasta infatti molto male quando la sera di domenica 4 luglio, in occasione del preolimpico di Belgrado, si era seduta dopo cena davanti alla tivù per gustarsi Serbia-Italia eccezionalmente programmata su Raitre quando le hanno oscurato il leggendario match sul più bello ovvero un secondo dopo il salto a due tra Boban Marjanovic e Nicolò Melli. Promise allora, nel caso in cui avesse vinto la corsa alla presidenza di viale Mazzini, che gliela avrebbe fatta pagare giustamente cara ai responsabili di quella maialata compulsiva. E così sarà. Alla faccia di Matteo Salvini che per il suo pupillo mantovano farebbe carte false come per Vladimir Putin, ma la presidentessa della Rai non è legata a nessuna corrente politica, e men che meno al Carroccio, e soprattutto non poteva più sopportare che la pallacanestro fosse diventata sotto la gestione del giocatore di biliardo (mancato) l’ultima ruota del carro nello sport della televisione di Stato. Ora chi sarà il successore di Bulbarelli ve lo anticiperò a tempo debito prima di settembre sempre abbeverandomi a quella fonte: potrebbe essere il napoletanissimo Enrico Varriale, oggi vice direttore di Raisport, ma non lo darei troppo per scontato. Intanto Giannino Petrucci provveda il più presto possibile a togliere la nazionale dalle mani di Sky, che ha fatto ascolti penosi anche nelle Final Nba di Ciccioblack Tranquillo, e Umberto Gandini si rimbocchi le maniche per non rinnovare l’accordo per la serie A con Eurosport che ha lasciato a casa il miglior telecronista italiano di basket, Nicolò Trigari, e cattura, quando proprio le va di lusso, centomila appassionati davanti ai teleschermi. Non uno di più, se non molti di meno, e solo in occasione dell’ultima finale scudetto tra la Segafredo e l’Armani che è stata vinta, se ben ricordo, dalla Virtus per 4-0. Un cappotto del quale, unico al mondo, il Gigante del Corriere della Sera, Daniele Dallera, educatamente chiese a suo tempo spiegazioni: “Si può arrivare così cotti alla finale? Può un campione come Rodriguez perdersi nel labirinto creato ad arte da Djordjevic? Cosa è mai successo a Delany, Shields e Punter che si sono sgonfiati come sofficini? Per il futuro non sarà il caso di creare un buon gruppo tricolore e dare più centimetri in area?”. Nelle domande io sarei stato ancora più severo e comunque Ettore Messi(n)a col cavolo che mi avrebbe dato mezza risposta come del resto per onestà ha fatto pure con Daniele. Il basket nel BelPaese, che non c’è più, se vuole davvero però scoperchiare la bara nella quale si è andato a infilare, deve, incrociando le dita, intanto sperare che gli azzurri di MaraMeo Sacchetti nell’esordio olimpico di domenica mattina, molto presto, addirittura alle 6.40, battano la Germania, cioè l’avversaria più accessibile rispetto a Nigeria e Australia che la settimana scorsa hanno sculacciato gli Stati Uniti d’America del  padreterno Gregg Popovich, e così volare nei quarti di finale, ad un passo dalle medaglie, tornando a far sognare gli italiani. Mentre la Lega di Gandini e di un sacco di gente pagata non si sa bene per far cosa, anche niente, deve centrare un solo obiettivo: persino regalare, se occorre, le partite di campionato (e di cartello) alla seconda o alla terza rete ammiraglia della Rai o a uno dei tre canali Mediaset purché vengano trasmesse in chiaro e a orari che non facciano a pugni prendendole di santa ragione coi big-match della serie A del pallone. Tra ieri notte e stamattina avrei già voluto scrivere dei Giochi di Tokyo che Sambuca Molinari ha definito “estremi” nell’inserto delle sedici pagine di Repubblica che i suoi sottopancia avrebbero potuto fare molto meglio magari parlando delle nostre squadre di pallanuoto, pallavolo e palla nel cestino piuttosto che della lotta di potere in corso in Asia di cui adesso francamente non importa un fico secco a nessuno. I Giochi cominciano tra un paio d’ore, all’ora di pranzo, con una frugale cerimonia ovviamente d’apertura, la magnifica Paola Egonu portabandiera olimpica scelta dal Cio e l’Italia che sfilerà prima o dopo, non ho ben capito, dell’Iran e dell’Iraq, ma non mi pare questo sia un grosso problema, come l’ha presentato nel tiggì un inviato della Rai scrupoloso quanto impreparato, con tutti i problemi che invece stanno devastando questa Olimpiade del Sol Levante che magari non s’aveva nemmeno da fare come il matrimonio tra Lucia Mondella e Renzo Tramaglino. Ho comunque inserito su questo blog una nuova categoria: “le mie Olimpiadi” che vi terrà compagnia spesso e – spero – volentieri da qui all’8 agosto se non cadrò prima dal sonno con la testa sulla tastiera del piccì. Dal momento che per esempio la nazionale di Gianlorenzo Blengini, Osmany Juantorena e Ivan Zaytsev affronterà il Canada alle due italiane di domani notte e un paio d’ore dopo partirà la corsa in linea degli azzurri su strada del cittì più perdente di successo dello sport italiano, Davide Cassani, oltre alle finali del nuoto che si disputeranno all’alba contemporaneamente domenica a Italia-Romania di 3×3 di basket femminile che mi stuzzica non poco. E chi dorme più? Ovviamente sto scherzando visto che posso vedere tutto in differita su Discovery+ e Eurosport player, a cui sono abbonato, ma mi voglio ancora divertire a dare qualche buco a Sciacallando, alias Sportando, che campa con le news di pallacanestro che copia e incolla senza mai muovere una critica a chi si voglia (rima baciata). Del resto il mercato non chiude mai d’estate. Anzi. Anche se girano pochissimi quattrini e questi li hanno soltanto Milano, la Virtus, la Reyer e ora la matricola Derthona che con Beniamino Gavio non scherza: la nuova cittadella dello sport che sarà pronta la prossima estate, un palazzo da oltre 5.000 posti che Venezia di questo passo non costruirà mai, gli acquisti di Ariel Filloy, Mike Daum, Chris Wright e Tyrel Cain, soffiati a Reggio Emilia che non si capisce bene quale misera squadra stia mettendo in piedi, e il sogno di prendere anche Michael Roll che però costa una cifra. Mentre il mitico Virginio Bernardi sta cercando di piazzare Sacchetti al Fenerbahce vincendo il braccio di ferro con Sasha Djordjevic, ma tra i due litiganti dovrebbe averla comunque vinta Neven Spahija che proprio alla guida dell’Ulker nel 2011 conquistò scudetto e coppa di Turchia. Mentre gli allenatori sono invece tutti in vacanza, chi ai monti come Vitucci e Menetti in Pusteria e chi al mare come Messina, Djordjevic e Ataman in Sardegna, ma non di certo insieme, oltre a Caja e Bianchini a Porto Rotondo. Sperando che almeno Ettore non legga la rassegna stampa e non sappia che al Corriere di Bologna dopo l’amichevole di domenica notte a Las Vegas, vinta a fatica dal Dream Team a scartamento ridotto di Gregg Popovich (nella foto d’epoca) sulla Spagna di Sergio Scariolo, il 72enne deus ex machina degli Spurs dal 1996 ha dichiarato che il nuovo tecnico della Virtus è il numero uno degli allenatori d’Italia e quindi, tirandola in verità un po’ per i capelli, che Don Gel è meglio del Messi(n)a che gli è stato il fedelissimo vice per un lustro a San Antonio sperando invano che un giorno anche lo promuovesse al posto suo. Un colpo basso persino più difficile da sopportare del cappotto virtussino d’inizio giugno. Onde per cui non mi va neanche d’infierire col president-manager-e-coach dell’Armani chiedendogli cosa l’ha preso a fare non dico Pozzecco come assistente ma Davide Alviti da Trieste. Per la serie “Mistero gaudioso” o, se preferite, “Poche idee ma assai confuse”. Quindi non abbandonerò il mio basket al suo destino nemmeno in queste due settimane dei cinque cerchi. Tanto più che lunedì è in programma il consiglio di Lega e giovedì quello federale nel quale per le strade della Bologna bianconera gira la voce che la Fortitudo di Gelsomino Repesa potrebbe anche non avere le carte in regola per essere iscritta alla prossima serie A a vantaggio di Cantù ripescata. Solo chiacchiere? Così pare. Infatti proprio ieri la Cantù del geniale Marco Sodini sempre senza soldini, guarda caso, ha ceduto alla Fortitudo il giovane e non so ancora se anche promettente Gabriele Procida, classe 2002, dopo che il buon Marco Carraretto ha allungato le mani sul 2 metri e 13 Geoffrey Groselle che non verrà dai Dallas Cowboys ma che è stato nel campionato polacco mvp con lo Zielona Gora che ha vinto quest’anno la Supercoppa proprio come l’Olimpia di Milano. Di sicuro la società della Fossa deve pagare tre milioni d’Iva arretrati, ma entro il 29 luglio sono certo che riuscirà ad ottenere dallo Stato una comoda rateizzazione del debito. Sono io piuttosto ad essere completamente fuori (di zucca) se ho scritto un poema tra la notte di ieri e il mattino d’oggi. Ma volevo che Max Chef Menetti, prima d’andare a funghi nel bosco e mi faccia poi sapere se ha trovato porcini e finferli, mi dicesse se è contento, penso di sì, del lungo che il presidentissimo Paolo Vazzoler gli ha comprato: il due e zero otto Henry Sims da Baltimora che è stato super nella Fortitudo di Antimo Martino e poca roba nella Reggiana di Artiglio Caja. Che ha perso anche Frank Elegar, finito per pochi euro alla neopromossa Napoli del redivivo Sacripantibus. Mentre si è fatto avanti per Stefano Tonut anche il Partizan di Zeljko Obradovic che improvvisamente ha trovato un sacco di denari persino per strappare Zach Leday dall’Armani del quale, al posto di Messina, non mi sarei privato per nessuna ragione al mondo. Neanche per Nicolò Melli che dalla Nba è tornato col morale sotto i tacchi e tutto da ricostruire soprattutto in attacco. Ma se Napoleone Brugnaro ha detto no al mezzo milione di buyout che gli ha offerto Milano, figuriamoci se darà cinque al santone serbo. Neanche per il doppio: garantito al limone.