Diteci qual è la neve che piace agli italiani dello slalom

Tutti col mal di schiena. Poveretti. Sono i nostri slalomisti, ma pure i gigantisti non scherzano. O almeno questo è quel che ci vanno raccontando da un po’ di tempo gli inviati della Rai al seguito della Coppa del Mondo. Vanno molto meglio le azzurre che nel fine settimana in Svezia, a Are, non sono salite sul podio solo per una manciata di centesimi di secondo: appena tre infatti hanno dispettosamente tenuto lontana dal terzo posto Federica Brignone, quarta in gigante, e quarantaquattro, in fila per sei col resto di due, Chiara Costazza, sesta sabato tra le porte strette. E se non è colpa del mal di schiena, c’è da prendersela con la neve. Che nel Nord America era troppo “aggressiva” dicevano. E nel Nord d’Europa forse troppo ghiacciata? Fatto sta che prima o poi dovranno anche mettersi d’accordo e dirci una volta per tutte qual è la neve che piace veramente agli italiani. Così avranno ragione di lamentarsi, e noi di non arrabbiarci più con loro, se come oggi non avrà il gusto di limone o di fragola. E se il migliore azzurro sarà ancora Patrick Thaler (decimo). Il quale compirà 37 anni a marzo e è l’unico che può avere tutti gli acciacchi di questo mondo senza dare motivo a nessuno di poterne dubitare. Ma gli altri? Stefano Gross dodicesimo e Giuliano Razzoli ventitreesimo. Lontanissini da Marcel Hirscher che ha vinto di nuovo. Davanti a Felix Neureuther e a Alexander Khoroshilov. Sì, proprio un russo sul podio dello slalom di Are. Mentre Kristoffersen, Matt e Ligety sono saltati in aria. Deville, Ronci, Tonelli e Borsotti non si sono nemmeno qualificati per la seconda manche. E Roberto Nani è stato rispedito a Livigno, dove ha casa, perché a stagione appena iniziata è “già stanco di sciare”. Fatemi un piacere. E un’altra volta inventatevene almeno una di più carina. Se la squadra azzurra di speciale e di gigante è dunque a pezzi, e non solo per il mal di schiena, non ci resta allora che raccoglierla col cucchiaino e consolarci con quella di discesa, che venerdì si è allenata a Santa Caterina Valfurva, e con la buona notizia che è arrivata a mezzodì dalla Val Gardena: la Fis ha infatti sciolto le riserve dando l’okay definitivo per la disputa del superG e della libera di venerdì e sabato sulla Saslong. Mentre domenica è in programma il gigante della Val Badia dove di solito la neve piace agli italiani. Forse perché ha il sapore della vaniglia? Scherzi a parte, Kristof Innerhofer, che con il mal di schiena e la sciatalgia deve sul serio ormai cronicamente fare i conti, potrebbe tornare a far bene molto presto. Forse già il 28 dicembre sulla Deborah Compagnoni nel cuore del parco naturale dello Stelvio. Incrociando le dita, l’ha anche promesso: “Tornerò a vincere”. A Lake Louise e a Beever Creek, pur finendo ancora lontano dai primi, è migliorato di gara in gara. E comunque non gli si poteva chiedere l’impossibile dal momento che il vicecampione olimpico di Sochi ha potuto allenarsi pochissimo quest’estate e non ha sciato per tutto ottobre sino a metà novembre. “Mi mancano ancora chilometri e chilometri di discesa sulle gambe”. Ma sta recuperando il tempo perduto giorno dopo giorno: giovedì ha testato la pista di Santa Caterina Valfurva insieme a Silvano Varettoni, suo affezionato compagno di team, e venerdì è stato il più veloce di tutti gli azzurri nelle prove cronometrate con il resto della squadra. Sì anche di Dominik Paris che non è mai stato così in palla come in questo periodo. O dello sfortunatissimo Peter Fill al quale Pinturault ha tolto la soddisfazione del podio nel superG in Colorado per la miseria di 4 centesimi di secondo. “La Deborah Compagnoni è bella e tosta proprio come piace a me”, ha raccontato e aggiunto: “Di discesa in discesa acquisto sempre più fiducia e sicurezza. Però non posso ancora dire di non fare fatica: evidentemente comincio a sentire l’età”. Trent’anni mercoledì. In più conosce la pista dell’Alta Valtellina meglio di qualsiasi altro e l’ha dimostrato nel primo tratto del tracciato tra le rocce del Monte Sobretta nel quale è stato il migliore dandogli una carica enorme. “Dal momento che il primo minuto di gara è il più difficile di tutta la Coppa del Mondo paragonabile solo alla Streif di Kitzbuehel”. Innerhofer parlava e Dominik Paris annuiva: “La pista in effetti è molto tecnica e impegnativa specie dopo la partenza con tutte quelle curve strettissime dalle quali chi uscirà con il miglior tempo è assai probabile che sia il più veloce di tutti anche all’arrivo. Insomma sapete cosa vi dico? Il mio favorito per la libera di fine anno è proprio lui: Christof. Anche se anch’io me  la potrò giocare”. Specie adesso che ha imparato finalmente a curvare ed essere da podio anche in superG.