Difendo Hackett: in fondo pure Rubini lo avrebbe perdonato

Capisco l’indignazione, la rabbia, il dispiacere di chi ama l’azzurro e la maglia dell’Italia che ha visto calpestata, offesa e ripudiata da un ragazzo di 26 anni e mezzo, quindi neanche più un bimbo, tutto tatuaggi e vermicelli in testa, gli occhi profondi, forse viziato, probabilmente intelligente, senz’altro difficile come tutti quelli che hanno la pelle nera e il mondo che li guarda storto, magari non è vero, ma provate a spiegarglielo: troverete un muro che vi allontana ancora più dal ribelle. Fu così a Treviso, ma non a Pesaro, la sua casa, dove è più probabile che gli abbiano voluto bene e ancora gliene vogliano più che altrove. Coprendogli le mattane, le fughe, le sbronze. Perdonandogli tutto o quasi. Anche a Sienasi era fatto ben volere, ma nella città delle contrade, finché c’era Messer Minucci che comandava, trovatemi qualcuno che abbia sentito uno spiffero uscire dallo spogliatoio o sbattere la porta. Quando parlo di uomini che amano l’azzurro e quella maglia, anche più di loro stessi, penso più a chi se ne è andato da questa terra che a chi è rimasto in questo schifo. Penso soprattutto al Principe Rubini che un giorno rimproverò Ricky Morandotti: togliti quelle cuffie dalla testa e saluta, maleducato, anche se i giornalisti ti stanno sui coglioni. Un’altra volta mi disse con quella voce da baritono che metteva paura soltanto a chi non lo conosceva: mia moglie ha letto il pezzo che hai scritto sul nostro pranzo da Ottavio Missoni, nella villa di Sumirago, e mi ha detto: “Sai, Rino, quel ragazzo ti vuole molto bene. Credo abbia ragione”. Forse perché non ho mai conosciuto i miei nonni, morti nel dopoguerra poco prima che nascessi. Ma un giovane nonno come lui non mi sarebbe dispiaciuto averlo. E comunque Daniel Hackett non gli sarebbe stato indifferente e l’avrebbe perdonato: ne sono sicuro al mille per mille. Cesare non sopportava piuttosto gli stupidi e il figlio di Zio Tom Rudy certamente non lo è. Per questo adesso dico a Tonino Zorzi che ho sentito furioso con Daniel: “Paron, non te la prendere. C’è di peggio e Hackett non è peggiore di altri. Anzi. Semmai è più onesto di certi fricchettoni che tu e io ben conosciamo e di cui non ti faccio i nomi, tanto sai benissimo chi sono. Voleva semplicemente allungare le ferie. Magari gli sarebbe bastata una settimana in più di vacanza. Tanto non dobbiamo mica giocare quest’estate i Mondiali in Spagna ai quali Giannino non ci ha voluto iscrivere. Sì, parlo del Petrucci che ti ha fatto, se non sbaglio, anche da segretario in nazionale. Non c’erano i soldi, ci ha raccontato, e comunque doveva scegliere: o i campionati del mondo o un nuovo canale televisivo. E lui ovviamente ha scelto Telegiannina. Perché deve sistemare alcuni giornalisti. Spero almeno quelli senza lavoro. Come il sottoscritto, ma fortemente ne dubito. Ridi? Ridi pure. E poi in fondo dobbiamo giocare con la Russia e con la Svizzera. Con i russi possiamo anche perdere in casa e fuori. Con i rossocrociati dobbiamo invece prevalere almeno per differenza canestri. Altrimenti siamo fuori pure dai prossimi Europei. Ma per battere gli svizzeri potevano bastare anche i Vitali, i Gentile e i Cinciarini. Più Polonara (con una elle sola) e come lungo anche Crosariol. Serviva proprio Hackett? E perché allora non Belinelli? Ah, già: lui gioca con gli Spurs e poteva scegliere tra Skopje o Miami. E ha scelto Miami: chiamalo scemo. E se invece Daniel avesse abbandonato il ritiro di Trieste non appena ha saputo dell’imminente arrivo di Petrucci? Non lo escludo. Del resto Giannino stava sulle palle anche al Principe. Il quale, caro Paron, fidati: avrebbe perdonato il ragazzo di Forlimpopoli dopo una bella lavata di testa e un mesetto al massimo di squalifica da scontare a settembre. E tu fai come lui. Proprio per amore di Rubini e di quella maglia dell’Italia che sta meglio addosso ad Hackett che a Belinelli, ma questa è solo una mia idea”.  (1 – continua)

Foto ripresa da news.superscommesse.it