Viva Sky ma il basket non fa per te e non lo vede nessuno

meneghin

Ho paura che Sky abbia finito davvero i soldi se, tra il primo e il secondo tempo di Milano-Venezia, ha mandato in onda un’intervista ad Alberto e Stefano Tonut dello scorso autunno. Oppure a Ruper Murdoch sono capitati sott’occhio i dati d’ascolto del basket sulla sua emittente italiana e ha subito perentoriamente ordinato ai sottopancia d’operare drastici tagli a quel settore che ha Ciccoblack Tranquillo come capo e lo stesso misero audience della Darts Premier League. Pensate che scherzo? Fate bene. Anzi, benissimo. Difatti nemmeno escludo d’aver anche un po’ esagerato, ma i numeri parlano chiaro e dicono comunque che la media di telespettatori che seguono la serie A di pallacanestro su Sky non ha quest’inverno superato i trenta-quarantamila contatti a partita. Quando è andata proprio di lusso. Altrimenti si è scesi sotto i diecimila per la diretta di una sfida salvezza a mezzogiorno che è piaciuta persino meno della finale di freccette tra gli olandesi van Gerwen e van Barneveld. E vaffanculo a tutti quelli che ancora non hanno capito che nel Belpaese ci si abbona alla tivù solo per guardare il calcio o, al massimo, Valentino Rossi, la Rossa di Maranello e qualche filmetto. E non per farsi assordare dagli strilli dei telecronisti della Nba. Che è addirittura meno vista dell’EuroLega e quasi quasi pure della A2. Dove c’è Paolo Redi che non sarebbe neanche malaccio se non avesse cattivi esempi intorno. Ma il mio discorso è ben diverso e non è legato alla qualità del prodotto. Lo so anch’io che a Sky-basket sono bravi. Anche se potrebbero darsi meno arie e fare molto meglio. Per esempio uno come Andrea Meneghin, così simpaticamente sciolto e schietto, non ce l’ha neanche Fefè, alias Federico Ferri, il capo del calcio. Però in quanti possono apprezzare l’assoluta eccellenza del figlio di SuperDino se Juventus-Barcellona ha fatto dieci milioni d’ascolti e MilanoVenezia, prima contro seconda, ha avuto soltanto trenta righe di presentazione in fondo a pagina 34 della Gazzetta di domenica? Sicuramente Russel Westbrook è un fenomeno e il suo record della tripla doppia di media nella regular season della Nba si è strameritato il titolo d’apertura a sei colonne, ma se non innaffiamo il nostro orticello a primavera in vista della stagione dei playoff come possiamo poi pretendere che la pallacanestro abbia un audience superiore ai quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due e trovi spazio sulle piattaforme televisive che non sono a pagamento? Vi dico la verità: mi sarei anche stufato di fare questi discorsi. Difatti pure Don Chischiotte mi ha piantato in asso perché lui combatterà anche i mulini della Mancia mentre io semino proprio solo parole al vento. Però credo che non abbia alcun senso riproporre una chiacchierata con Alberto e Stefano Tonut vecchia di qualche mese, o replicare Basket Rom dieci volte al giorno, quando sul parquet del Forum c’erano tanti personaggi del bel mondo dei canestri da intervistare e mille storie più curiose da raccontare del pick and pop di Ciccioblack-Mamoli e delle spaziature in attacco di Sò-na-lagna Soragna. O sbaglio? Può darsi. E comunque non cambio strada e piuttosto mi domando la ragione per la quale Stefano Tonut non sorride mai e per questo fa arrabbiare anche suo padre. O preferisce che lo chiami Aznavour da qui al 2033 e gli canti Com’è triste Venezia? Meglio di no. Tanto più che le mie etichette sono nomignoli così appiccicaticci che fai fatica a toglierteli di dosso se non dopo anni annorum. Venezia poi non ha alcun motivo per essere triste: ha perso con Milano, però, se mi chiedete come abbia fatto, ancora non me lo so spiegare e quindi Mamma Rosa può sviolinare fin che vuole l’Armani del Gelsomino piangente, ma glielo dico io: se Ray-Ban De Raffaele avesse potuto contare su Hagins e rinunciare a McGee per Ortner, probabilmente la Reyer sarebbe rientrata in laguna non solo a testa alta, ma anche con la vittoria in tasca. Perché Batista in difesa mi sembra ancora un baccalà appeso alle maniglie del tram in corsa. Mentre, tornando a Tonut, non nascondo d’avere il mulo di Trieste nel cuore e lo vorrei vedere anche felice. Soprattutto ora che è finalmente uscito dal tunnel, Renzo Colombini gli ha fatto un gran lavoro di restauro, è in palla e può giocarsi con chiunque un posto di guardia in azzurro. Per la verità anche Ettore Messi(n)a sorride quasi niente, ma ha ben poco da stare allegro con il Gallo e il Mago che gli rigirano la frittata dal mattino alla sera un giorno sì e l’altro pure.