Viva l’Italia dei Mancini, dei Grillo e dei Berlusconi

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Questa è l’Italia. L’Italia dei nostalgici ieri di Mussolini e dei nostalgici oggi di Berlusconi. L’Italia dei Matteo Salvini e degli ignoranti. Viva l’Italia che non è più quella di una volta e non sa nemmeno chi sia Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la scienza, che Beppe Grillo insultò una volta chiamandola “vecchia puttana”. Viva l’Italia di Francesco De Gregori: l’Italia del valzer e l’Italia del caffè, l’Italia assassinata dai giornali e dal cemento, l’Italia metà giardino e metà galera. Italia sì, Italia no: “se famo du spaghi”. E te pareva. Non li reggo più Elio e le storie tese. Meglio l’Italia di Toto Cutugno con la chitarra in mano e gli spaghetti (almeno) al dente. L’Italia di chi non sai più chi votare e dove andare a sbattere la testa. L’Italia nel pallone e della procura di Roma che ha chiesto per Meches Mancini tre anni e mezzo di reclusione, mentre Mamma Rosa ancora domenica titolava: “Tiro Mancini”, preoccupata solo che l’allenatore della Beneamata lasciasse in mutande l’Inter. Neanche l’Inter non sia già nuda e coperta soltanto di debiti. L’Italia dei figli di papà e dei raccomandati. L’Italia di Berlusconi che un giorno dice di preferire gli italiani ai cinesi e tre giorni dopo che la Cina è vicina al Milan. Vallo a capire. Bisognerebbe chiederlo a Marco Bellocchio. L’Italia di un altro Matteo che da piccolo era il lupetto di Rignano e da grande, se lo è mai diventato, il socio in politica del Denis Verdini più volte indagato. Viva l’Italia del Ghiro che ingrassa la Gazzetta e i girini tedeschi: dopo Kittel due volte, oggi Greipel sempre in volata. E la fuga dei quattro che è durata 180 chilometri ed è finita a 7 dal traguardo di Benevento. I quattro erano il belga De Bie, il norvegese Laegen, il russo Solomennikov e il nostro Andreetta da Vittorio Veneto. E non soltanto i numeri 36, 85, 149 e 193 della corsa in rosa. L’Italia degli Internazionali e del Boschetto di Sky che ha poco da indignarsi: “Non capisco chi scrive che Roma è stato un disastro per il tennis azzurro”. In effetti se anche Andreas Seppi, oggi per altro eliminato da Gasquet, non avesse superato il primo turno, non si sarebbe dovuto parlare di disastro, ma di una vera e propria Caporetto. L’Italia divisa: c’è chi dice che la Juve ruba e chi dice che la Juve vince. L’Italia dei voltagabbana e dei saltimbanco. L’Italia dei tre puntini e dei punti esclamativi, basta che non se ne faccia una mania come Gianni Mura. L’Italia dei Fabrizio Corona e dell’uno contro tutti, dei Maurizio Costanzo che ancora lo difende e ci ricorda che in fondo il comandante Andrea Schettino non ha ancora fatto un giorno di galera. E’ vero, ma se è per questo neanche il suo compagno di merende nella P2 di Licio Gelli, un certo Berlusconi Silvio, tessera n. 625. L’Italia di quanto stavamo meglio con le frontiere e l’Italia del cinque stelle Filippo Nogarin, sindaco di Livorno, al quale Beppe Grillo ordina: “Resisti, siamo con te”. Mentre il ministro Maria Elena Boschi a tal proposito ci spiega quando “il grido onestà diventa omertà”. Ma da quale pulpito vien la predica? W l’Italia dei ladri di destra e di sinistra che l’hanno governata, ma che a sentir loro non hanno mai rubato. L’Italia che a mezzogiorno, per vedere Antonella Clerici sui fornelli, e magari è in dieta, si perde sul Tre prima Concita De Gregorio e poi Massimo Bernardini che invece l’aiuterebbero a sentirsi meno grassa nella sua, e quindi nostra, spaventosa ignoranza. (continua domani)