Villalta e il Veneto si ribellano al tiranno del Circeo

renato

Mi sarei fatto segare un braccio piuttosto che tornare a scrivere della pallacanestro che il tiranno di San Felice Circeo ha squartato e gettato al macero con quel suo sorrisino da pirla che non prende più per il cesto nessuno. A meno che non ti abbia comprato per trenta danari. E’ temuto, questo è vero, perché ha accentrato su di sé tutti i poteri. Ha in pugno giudici, arbitri, giornalisti e direttori, spende e spande, minaccia e impera, va in chiesa e si batte il petto col mea culpa, in consiglio federale non tollera neanche che un suo sottopancia alzi un dito e chieda la parola: difatti o gli taglia l’indice o la punta della lingua lasciandolo democraticamente scegliere. Ma col piffero che incanta ancora i serpenti e col cavolo che mi fa pena perché in fondo è un uomo solo. Come tutti i tiranni di questa terra. Visto che può al massimo andare al Forum con le scarpette rosse ai piedi, ma se lo vedono dalle parti di Reggio Emilia e Siena, Trento, Sassari e Cantù, lo tirano sotto anche sulle righe zebrate. Ovviamente sto scherzando. E scrivo perché son vivo e finché son vivo. Anche con l’ago in vena sul braccio (sinistro) per la flebo d’antibiotici. Non s’illudano infatti Giannino e i suoi ArLecchini, servi di più padroni: andrò avanti con la mia satira e con la mia battaglia sino al giorno in cui, assieme al mio caro Don Quijote, non avremo abbattuto l’ultimo dei mulini a vento del nostro povero Stivale. E Sancho Panza? L’ho lasciato tempo fa in una taverna che alzava il gomito con qualche azzurro di Petrucci e da allora non l’ho più rivisto: forse si è venduto pure lui al vecchio regime che ha affondato il nostro basket sotto ai suoi minimi livelli storici.

GIANNINO PETRUCCI – Esagero. Dite? E allora vi faccio qualche domanda. Posso? Non pretendo mica una risposta da chi ha paura persino della propria ombra, ma che comunque sa che sto spesso dalla parte giusta. Okay, grazie: procedo e chiedo: “Non aveva forse la Fiba a metà aprile sospeso l’Italia e la Spagna, oltre ad un’altra dozzina di federazioni, per non aver preso provvedimenti nei confronti delle loro squadre ribelli che avevano firmato un contratto per disputare l’EuroCup snobbando la Champions che in verità d’entusiasmante ha solo il nome?”. Non occorre che mi rispondiate, lo faccio molto volentieri io per voi: “Assolutamente sì” come direbbero Ciccioblack Tranquillo e Sonalagna Soragna. Seconda domanda: “Quante squadre spagnole giocheranno quest’anno l’Eurocup, un solo girone a 16, come in EuropaLeague, che inizia martedì con NizhnyGran Canaria?”. Tre secondi che le conto: oltre a Gran Canaria, il Valencia, l’Unicaja, Murcia e Bilbao. Più, me ne stavo dimenticando, il Fuenlabrada, una ventina di chilometri da Madrid. Insomma in tutto sei. “E quante italiane?”. Neanche mezza perché Petrucci ha minacciato Reggio Emilia, Trento, Sassari e Cantù d’escluderle dalla serie A qualora avessero detto sì all’EuroCup. Ho capito e quindi? “La Fiba ha per caso punito la Spagna escludendola dall’Europeo del prossimo settembre?”. Ma va. Bau Bau Mann ha abbaiato alla luna e ha legato alla sua catena solo Giannino. Che è il temuto tiranno del Circeo nel BelPaese, ma basta che passi il confine del Brennero per essere considerato un burattino sciocco che sta in piedi solo con lo sputo e i voti di quattro o cinque scoppiatissimi e falliti tromboni federali.
GRANDE RENATO – Il diciassette di dicembre, un brutto numero e un freddo mese, Giannino, di cui ho da raccontarvi un sacco di altre belle cose, ma non oggi, come la sua passione per le crostate e il pesciolino di Guido da Preganziol, sarà acclamato presidente della Federbasket semplicemente per una ragione: saranno le elezioni più bulgare della storia del Coni. E un altro giorno anche vi spiegherò come diabolicamente funzioneranno. Intanto è bene che già si sappia in giro che il dissenso verso il tiranno del Circeo comincia a lievitare e a gonfiarsi a vista d’occhio se Renato Villalta per primo ha rotto il fronte dell’omertà dichiarando al Corriere di Bologna: “Dopo l’incredibile questione delle coppe europee e la mancata qualificazione olimpica dell’Italia mi sarei aspettato almeno da Petrucci le sue dimissioni”. Ecco un motivo in più per voler bene al mio gigante e al nostro Veneto. Che sorprendentemente ha votato Roberto Nardi nuovo presidente regionale al posto del vecchio Bruno Polon, il candidato di Giannino. E il giovane padovano ha battuto Polon neanche di poco: 113-80. Per favore, champagne. In barba a Petrucci.