Un piatto di minestra non si nega nemmeno a Papà Cairo

sodini

Quanto la fate lunga. E solo perché in questa settimana non ho scritto due volte: martedì e mercoledì. Ma martedì era il 17 e ancora mi tocco. E mercoledì mai avrei pensato di dover passare tutto il giorno in coda davanti all’edicola della piazza di quel paese. Sotto al sole e senza una goccia d’acqua. Per sentirmi dire dopo oltre dodici ore di fila, tra scazzottate e gomitate infinite, prostrato e malconcio, peggio di Fantozzi alle Crociate: “Mi spiace, dottore, ma ho appena venduto proprio l’ultima copia della Gazzetta”. Avrei per la verità dovuto immaginarmelo che il giornale di Mamma Rosa e Papà Urbano sarebbe andato a ruba per via dell’inserto di otto pagine nel quale ogni mercoledì si parla soltanto di basket e si chiama Time out. Ma prima dell’alba non mi alzo mai. Neanche d’inverno. E poi ho un lontano cugino che non si perde un articolo di Dindondan Peterson dalla seconda guerra punica e un’intervista di C10H16O (Mario Canfora) dalla prima elementare. E per questo sapevo che martedì notte si sarebbe accampato davanti all’edicola e che, bene o male, una Gazzetta sarebbe riuscito comunque a rimediare tra un milione di copie che un Tir proveniente da Milano aveva scaricato che saranno state le cinque meno un quarto. E un centinaio di poliziotti già presidiavano la piazza, mentre i vigili di Napoleone Brugnaro dirigevano nel centro del paese un traffico ancora più incasinato che a Pasqua e a Pasquetta. Insomma per farla breve, perché forse l’ho fatta troppo lunga, ma non potete neanche avere la più pallida di quanto sia stata estenuante la trattativa con il mio cuginastro, giovedì mattina sono riuscito finalmente ad entrare in possesso della sua copia di Time Out per la modica cifra di 460 euro, la storica raccolta Calciatori Panini del 1968 più una foto senza dedica di Ciccioblack Tranquillo che esce dal campo di tennis della Costa Smeralda più nero della pece dopo aver perso con me la sfida della vita e aver sfasciato sul cemento tre racchette per la rabbia. Solo due giorni fa quindi ho potuto leggere nell’inserto di Mamma Rosa e Papà Urbano la clamorosa intervista di due pagine che Canfora ha fatto a Enzino Esposito dimenticandosi però di domandargli dove andrà ad allenare l’anno prossimo. E allora glielo ho detto io: al Banco di Sardara. A meno che Zare Markovski non conquisti la semifinale-scudetto. Il che mi sembra oggettivamente difficile. Ammesso e non concesso (dai miei calcoli) che giochi i playoff. E così, già che ci sono, non vi nascondo nemmeno gli accoppiamenti dei quarti di finale: Milano-Varese, Venezia-Cantù, Brescia-Bologna e Avellino-Trento. E la sera del 9 maggio vedremo di quanto mi sarò sbagliato. Intanto vi svelo anche che Esposito si porterà a Sassari da Pistoia pure il playmaker Ronald Moore. Però adesso basta:  sono stufo d’essere la pesca di beneficienza dalla quale i giornali possono attingere e copiare gratuitamente le mie notizie facendole magari anche passare per loro. Per carità di Dio, i sei numeri di Time Out non sono costati alla Lega chissà mai quali cifra. Da quel che mi risulta non più di 50.000 euro, ma se non si nega un piatto di minestra a Urbano Cairo, che ha diabolicamente dovuto licenziare due vicedirettori del valore di Umberto Zapelloni e Stefano Cazzetta per darsi uno stipendio come amministratore delegato di Rcs MediaGroup di 700 milioni all’anno e altrettanti di premio, perché Egidio Bianchi non dovrebbe spendere due spiccioli della Lega per sostenere questo blog senza sponsor che all’Italia del basket regala ogni giorno un mare di gadget dai quali costruire una montagna d’articoli? Per esempio lo sapete quali sono i due allenatori meno pagati della serie A escludendo quello di Pesaro che quattro settimane fa ha sostituito il buon Spiro Leka con Massimo Galli per retrocedere forse lo stesso? Ovviamente quelli più bravi: Artiglio Caja e Marco Sodini senza soldini (nella foto, ndr). Il quale a Cantù non solo ha fatto i bambini con i baffi, il manager e il segretario di un’azienda che faceva acqua da tutte le parti conquistando comunque i playoff, ma ha corso il rischio d’essere per ben tre volte licenziato da uno dei due Gerasimenko, moglie e marito, tra i quali nemmeno mi sogno di mettere il dito. Se poi C10H16O non sa quale sensazionale intervista di grande attualità proporre ai suoi lettori nell’inserto di mercoledì prossimo, per una pizza e birra potrei suggerirgli di fare quattro chiacchiere con Giuseppe Sindoni (Orlandina) miglior dirigente dell’anno 2017. Acqua passata: dite? Ma va, in fondo anche Enzino Esposito è stato votato il migliore allenatore della scorsa stagione e da allora ha vinto una partita ogni tre e un paio pure per sbaglio.