Più a destra del Salvinellum c’è Cinque Stelle di Travaglino

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Non faccio finta come qualcuno d’aver trovato una copia di Chi dimenticata sul sedile da un passeggero di prima classe che è sceso alla stazione di Bologna Centrale. Il “sacro incunabolo” come lo chiama Marco Travaglio, bella penna, niente da dire, io lo compro tutti i sabato mattina all’edicola dietro l’angolo della piazza e non vi vergogno a confessarlo: proprio non ci riesco a farne a meno ogni qual volta mi siedo sul trono dei comuni mortali e non ho la Gazzetta di Urbano Cairo a portata di mano. Così come è pure vero che nascondo Chi tra le pagine di Repubblica o del Corriere non fosse altro perché la gente che incontro per strada potrebbe anche pensare che ho un debole per Alfonso Signorini quando viceversa è più certo l’esatto contrario. Vado difatti semmai letteralmente matto per Ambra Angiolini e invidio Max Allegri che se la spupazza ai monti e al mare al termine di ogni partita della Juve in campionato, ma ora vi prego: non fatemi di nuovo deragliare dal binario sul quale il direttore responsabile del Fatto viaggia come un treno correndo dietro ad un titolo “Matteo Renzi tutto casa e chiesa” che ha fatto sobbalzare pure me durante la mia lunga e quotidiana seduta plenaria. Nel corso della quale ho avuto tutto il tempo che volevo per leggere insieme a lui il sommario di pagina 24 dell’ultimo numero del settimanale tanto vicino alla famiglia Berlusconi: “Le immagini esclusive della nuova vita (e delle vecchie abitudini) del segretario Pd e della sua famiglia dopo il trasloco nel centro di Firenze. L’ex premier gira in Vespa, insegna all’università e va a messa di sera”. Seguono la bellezza di undici foto e cinque o sei didascalie per un servizio di otto pagine che farà epoca e cambierà la storia d’Italia: “In moto senza scorta”, “In chiesa con i ragazzi la domenica”, “Gli piace stare tra la gente”. Ma dai. Ovviamente Travaglio un po’ ci marcia sopra e conclude il suo pregevole elzeviro di duecento righe, prima che io tiri l’acqua, pro domo sua. Immaginando Signorini che sussurra all’orecchio (a sventola) di Silvio: “Guarda il nostro Matteo: non è un amore?”. Uno scacciapensieri però lo vorrei anch’io regalare a Marco Travaglino per il quale questo benedetto o maledetto Rosatellum è diventato ormai un’ossessione se anche oggi ha aperto il suo Quotidiano con questo titolo: “Due piazze anti-Fascistellum” che segue l’occhiello: “Migliaia di persone protestano assieme a 5Stelle e sinistra”. Avrebbe fatto prima a scrivere destra e sinistra estreme unite contro la legge elettorale di Renzi sostenuta persino da Salvini. Così avremmo tutti capito da che parte sta lui, che è cresciuto alla scuola del Giornale di Berlusconi e Montanelli, che non era di certo un trinariciuto comunista, salvo poi con il grande Cilindro prendere le distanze dal Cainano, ma non per questo avvicinandosi mai al Pd del Baffino, checché alla gente di destra piacesse a quel tempo pensare. Ed è infine saltato come un grillo sul carro del Beppe nazional-populista ora combattendo al fianco di Giorgia Meloni, che un po’ faccetta nera magari lo è, o lo è stata, contro il Boy scout che ha traslocato da Pontassieve e ha preso casa vicino a Palazzo Pitti con la dolce Agnese e i figli Francesco, Emanuele e Ester. Che poi abbia ragione Massimo Cacciari a sostenere che i concetti di destra e sinistra siano ormai abbondantemente superati questo mi sembra assai probabile. Però se la distinzione la fa ancora, e sempre, Marco Travaglino sul suo giornale mi lasci almeno dire che lui è molto più sfascitello di Renzi e Salvini messi insieme. Senza che per così poco se la prenda.