Il futuro di Tonut è a Milano se Gentile toglie il disturbo

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Non dico d’essere stato il primo a scoprirlo. Ma il secondo pennivendolo o, al massimo, il terzo certamente sì. Stefano Tonut era un predestinato. Come dicono adesso i pavoncelli d’Italia unendosi al coro degli ipocriti e dei farisei di corte. Adesso, non tre anni fa. Quando il muletto giocava a Trieste in A2 e il partito di Boniciolli (Pd) sosteneva piuttosto che quello buono non era lui, ma Michele Ruzzier, oggi alla Fortitudo proprio con il buon Matteo. Capita a tutti di sbagliare e di prendere fischi per fiaschi: basta poi non prendersela. In fondo anche Alessandro Gentile venne scartato dalla Virtus e da Giordano Consolini, assistente di Ettore Messina ora in nazionale. E Pietro Aradori a diciannove anni era già una scarpetta rossa, ma fu svenduto a Biella per due pipe di tabacco. Non la voglio comunque far troppo lunga. Né mi vanto di non essermi stupito più di tanto quando Re Carlo Recalcati lo faceva giocare solo pochi minuti (cinque contati) lo scorso autunno nella Reyer o perché non aveva trovato posto nella lista dei ventiquattro azzurri per il preolimpico di Torino. Dove erano stati invece precipitosamente inseriti i raccomandatissimi Bruno Cerella e Michele Vitali, il fratello di Superbone. A proposito di Recalcati e Cerella ne avrei un paio di carine da raccontarvi, ma lo farò un altro giorno. Sperando nel frattempo di non dimenticarmele. E comunque ha ragione Massimo Ciuchi che mi ospitò nella sua casa di Como quando ero ancora un giovane in bolletta: rischio di fare un altro pasticcio di pesce alla veneziana. Che è la fine del mondo da Nane. A San Pietro in Volta. Dove lo invito sin d’ora per una cena quest’estate in terrazza. Con la laguna in faccia, il campanile di San Marco in fondo a destra e la dolce brezza che arriva dal mare. Però ora, caro Massimo, lasciami almeno dire di Re Carlo che tornerà ad allenare in serie A prima di Natale. Scommettiamo? E so anche in quale squadra. A tutt’oggi ultima in classifica. E non è la Pesaro di Bucchi, né meno che meno la Cremona di Pancotto. Non è difficile indovinarlo, ma non voglio neanche bruciare l’ex allenatore della Reyer. Come ha fatto Pietro Guerrini con il povero Frank Vitucci, di nuovo buggerato, scrivendo qualche tempo fa su Tuttosport che la Federbasket aveva già ottenuto dalla Fiat Torino l’autorizzazione per poter utilizzare il tecnico veneziano come assistente del Messi(n)a, che lunedì sarà a Roma, ai campionati europei di fine estate (31 agosto – 17 settembre). Che a sentire Giannino, intervistato all’inaugurazione del nuovo impianto sportivo della Virtus Cassino, vinceremo senza ombra di dubbio. E ti pareva. “Siamo i più forti di tutti e lo dimostreremo a Istanbul”. Dove si giocherà la fase finale degli Europei. Ha assicurato il sindaco di San Felice Circeo, nonché tiranno di Valmontone, il paese dei suoi genitori e della sua squadra del cuore. Alla quale Andrea Barocci, firma di basket del Corriere dello Sport, ha dedicato addirittura mezza pagina. Ora capisco che il Valmontone è primo in classifica, ma pur sempre in serie B. E dunque siete tutti autorizzati a pensar male. Mentre faccio fatica a comprendere come Guerrini, Barocci e pure Melloni (La Stampa) possano ancora pendere dalle labbra di Petrucci quando anche stavolta Giannino ha passato la velina solo all’ArLecchino della Gazzetta. “Tutto deciso e confermato: il vice allenatore scelto dal c.t. Ettore Messina in vista dell’Europeo 2017 è Pino Sacripanti, da dieci anni già tecnico dell’U20, attualmente alla guida di Avellino che ha già dato il benestare”. Mannaggia, mi sono impasticciato di nuovo: volevo essere breve e circonciso, come promise Antonello Aurigemma, consigliere regionale  del Lazio e di Forza Italia a Francesco Storace, ma mi sono perso ancora dietro a tutte le notizie che mi frullano per la crapa e mi fanno uscire di senno. Dunque dicevo di Stefano Tonut. Che due anni fa tutti volevano. Cominciando dalla GrissinBon. Dove l’avrei visto molto bene. E non solo io. In un quintetto tutto italiano. Con Della Valle, Aradori, Polonara e Cervi. Ma costava troppo e firmò un quadriennale per Venezia. Il figlio d’arte è stato l’mvp di ottobre. Alla pari di Pietro il Grande. Favoloso a Desio contro Cantù e a Bologna proprio contro Reggio Emilia, ora è il vero leader della Reyer di Walter De Raffaele. Ma perché non l’ha preso allora Milano? Perché Proli non era all’epoca più il presidente dell’Armani. Però non è detto che dal prossimo autunno Tonut non possa infilarsi le scarpette rosse. Soprattutto se, come pare scontato, Alessandro Gentile, sopportato in casa, dovesse togliere il disturbo e andarsene a fine stagione dove gli vorranno tutto il bene che si merita. Magari non più tuffandosi tra le braccia di Naso lungo D’Antoni, ma, vado a caso, in quelle di Georgios Bartzokas, il nuovo allenatore del Barcellona che in un colpo solo ha perso Doellman, Ribas, Navarro e Lawal, ma ha espugnato lo stesso mercoledì Tel Aviv. Tanto più che Napoleone Brugnaro fa sempre tutto quello che gli consiglia di fare il Livido Proli. E comunque gli arrivi di Fontecchio e Abass, che non ha mai entusiasmato Gelsomino Repesa, sarebbero accolti in laguna a salti di gioia. O no?