Se Reynolds e Candi sono questi, sarà una magnifica favola

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A quel tifoso parecchio grasso, sudaticcio e volgare che sabato sera, al termine del lungo sonno della GrissinBon con i trentini di Fred Buscaglia, ha tenuto dalla tribunetta degli ultras un comizio, in verità seguito da pochi, contro Max Menetti, adesso mi piacerebbe dire: fammi solo un piacere, la prossima volta stattene a casa e, già che ci sei, anche lavati per benino. Intanto io tiro lo sciacquone e spruzzo un po’ di deodorante nel bagno. Il tizio istigava alla rivolta il popolo in stretto dialetto reggiano. Onde per cui non ci ho capito praticamente un tubo di quel che andava sguaiatamente predicando, ma di certo non mi sono perso niente di niente. Però mi sarebbe dispiaciuto che la figlia del mio Chef preferito, che giocava sul parquet con altri bimbi, sentisse che quel bestione gli stava insultando il padre senza ragione. E allora non ci avrei più visto: questo è poco ma sicuro. Max Chef a mezzogiorno ha pranzato nella stessa trattoria in pre-collina dove sabato ero stato con Nico. Menetti dice che quella ex stalla, a Montecavolo, gli porta fortuna. Io dico invece che da Cattini si mangia innanzi tutto divinamente bene: cappelletti, faraona e zuppa inglese. Mentre fuori nevicava di brutto e il lambrusco ghiacciato della Monica andava via che era un piacere. Poi con la squadra è salito in pullman ed è iniziato il lungo viaggio verso San Pietroburgo. Che è stata la capitale imperiale per due secoli della Russia degli zar. Da Pietro il Grande in avanti. Una città stupenda. Sul delta della Neva. Dove venerdì alle 16 la GrissinBon affronterà lo Zenit nel ritorno dei quarti di finale dell’EuroCup dopo che ieri sera ha stravinto la prima sfida (75-61) giocando “la più bella partita che potesse fare contro una squadra fortissima”. E non lo dico io, ma l’ha detto Andrea Meneghin che qualcosa più di me ne capisce di palla nel cestino. Persino più di Ciccioblack Tranquillo. Il che è tutto dire. Ora non so se Reggio Emilia passerà il turno tra due giorni o nell’eventuale bella di mercoledì prossimo al PalaBigi. Per il bene che le voglio sinceramente me lo auguro. Toccando ferro perché non sono meno scaramantico di Max. Servirà un’altra impresa. Anche questo è poco ma sicuro. Però nel frattempo ancora mi domando come in settantadue ore la GrissinBon abbia potuto cambiar pelle come il più volubile e strambo dei camaleonti. Sabato sera con Trento non c’era Markoishvili, che – concordo – è il collante dei reggiani come Bramos per i campioni d’Italia, ma ugualmente non riesco a comprendere l’improvvisa metamorfosi: da squadra pigra in camicia da notte,che s’appisolava sotto canestro, a squadra con il fuoco dentro che ieri sera si tuffava su tutte le palle e prendeva tutti i rimbalzi. Vi devo dire la verità: non me lo so spiegare se non supponendo che la società con la erre biancorossa (e maiuscola) tenga molto di più alla prestigiosa coppa che al campionato. Anche se Alessandro Dalla Salda mi giura che non è proprio così e io non posso non credere al miglior dirigente che l’Italia ha nel basket. E allora? Provate voi ad entrare per esempio nella testa di Jalen Reynolds o di Amedeo Della Valle se ci riuscite perché io ci ho rinunciato da un pezzo. E poi ditemi se mi sbaglio a pensare che il duello con la Dolomiti Energia fosse come minimo altrettanto importante di quello con lo Zenit di San Pietroburgo. Difatti la Waterloo di sabato, con un Toto Forray che s’arrampicava con le unghie anche sugli specchi, potrebbe essere già costato alla GrissinBon l’accesso ai playoff. A meno che di qui a due mesi (9 maggio) non vinca sempre in casa con Brescia, Cremona, Venezia, Torino, e Virtus, difficilissimo ma non impossibile, e le riescano almeno un paio di colpacci nelle trasferte di Pistoia, Milano, Varese, Cantù e Brindisi. Non lo nego che il discorso sul clamoroso (s)cambio d’abito dei grissini, cioè dal pigiama allo smoking, mi abbia fatto partire per la tangente. Ma non vi dovete preoccupare: ho già ritrovato il binario giusto e non ho scordato l’indimenticabile notte magica che nella Bombonera di Reggio Emilia i lord di Max Chef Menetti hanno regalato a tutta la pallacanestro italiana. Reynolds, doppia doppia, è stato una favola da raccontare sul palcoscenico EuroLega. Come quella del gigantesco Julian Wright. E non esagero. In più il gran talento di Riccolino e i giochi di prestigio dell’insostituibile Markoishvili. Ma soprattutto è stata la partita del salto di qualità di Leonardo Candi, 21 anni a fine mese. Che prima di ieri era un ragazzo molto promettente: ora è invece la rosa più bella del nostro giardino.