Chiude il mio Gazzettino, apre lo Scacciapensieri

Police use a water cannon to disperse protestors outside Turkish Prime Minister Recep Tayyip Erdogan's working office in Besiktas Istanbul, on June 2, 2013, during a third day of clashes sparked by anger at his Islamist-rooted government. White fumes filled the air as riot cops fired gas and lashed stone-throwing protestors with water-cannons in the two cities, the latest in a string of nationwide clashes that have left scores injured. AFP PHOTO /OZAN KOSE (Photo credit should read OZAN KOSE/AFP/Getty Images)

Anche ci ho provato, ho stretto i denti e ho combattuto sino allo stremo della forze, ma alla fine mi sono dovuto arrendere: il Gazzettino di Roberto Papetti è un terribile schiacciasassi, mentre il mio, al confronto, è nulla più di un moscerino dispettoso in un occhio. Passa una gondola della città. Ehi dalla gondola: qual novità? Il morbo infuria, il pan ci manca: sul ponte sventola bandiera bianca. Come canta Franco Battiato plagiando Arnaldo Fusinato, il poeta patriota di Schio che difese Venezia al fianco di Daniele Manin nei moti del 1848-49 contro i tiranni borbonici prima di darsi anche lui per vinto. Mi hanno stroncato non tanto una redazione sportiva ormai composta da due soli giornalisti, un sindacalista e un rugbista, che credo non abbiano mai visto una palla rotonda in vita loro, o i puntuali fondini in prima pagina di Bruno Vespa e Oscar Giannini, quel simpaticone coi mustacc(h)i da califfo che s’inventò d’essere laureato in legge e in economia e d’aver preso un master alla Chicago University senza neanche sapere dove sia la città di Al Capone e da quale grande lago sia bagnata. Quanto le lettere al direttore e le sue epiche risposte che ti lasciano sempre a bocca aperta. Al punto che mi è venuto anche il dubbio che Roberto Papetti, detto il Trombone, per distinguerlo da Fausto Papetti, il saxofonista, se le scrivesse e poi le spedisse lui stesso al giornale di Azzurra Caltagirone. Che ha sempre sede ai bastioni di via Torino dove da ragazzino coi pantaloni corti andavo a giocare agli indiani ed erano solo campi di pietre e sassi. E collinette di rifiuti tossici di Marghera. “Vicenda marò, l’Italia non ha dato il meglio di sé” è stato il titolo del suo ultimo affresco che ha scosso il Paese, le aule di Palazzo Chigi e Palazzo Madama, ma anche i muri del ministero della difesa e le finestre di casa Renzi. E ha turbato le coscienze soprattutto dei veneti che avrebbero potuto fare molto di più – è poco ma sicuro – per il loro fratello Salvatore Girone da Bari. Stamattina, appena dopo l’alba, si sono infatti registrate bibliche code davanti alle edicole di Mestre e Venezia, Treviso e Padova, tanto che sono dovute intervenire le forze dell’ordine che solo con l’uso degli idranti sono riuscite a disperdere le migliaia e migliaia di persone che s’accapigliavano tra loro per impossessarsi dell’ultima copia rimasta oggi del Gazzettino e mettere in soasa l’articolo di pagina 16, che prosegue in 17, e porta magari nera, del direttore bergamasco cresciuto alla scuola del Giornale di Berlusconi e di un altro gran simpaticone come è Maurizio Belpietro da Castenedolo, provincia di Brescia. Mentre io, solingo augellin venuto a sera, non riuscivo neanche a connettermi con questo blog che non legge mai nessuno. Tranne la mamma di Filippo. E così ho deciso di chiudere il Mio Gazzettino e d’aprire una nuova rubrica quotidiana di satira che spero possa avere, e non sarà difficile, anche maggior successo: Lo Scacciapensieri. Che avrei voluto anche chiamare Il Scacciapensieri, ma non sarei stato di nuovo probabilmente capito. Arrivederci dunque a domani. Mettendoci però subito tutti d’accordo. Saranno trentatré righe al giorno o, al massimo, una cartella. Ma se per una volta non suonerò il piccolo strumento popolare, tipico del Veneto e quasi sconosciuto in Sicilia, non fatene una storia e non accusatemi di non essere stato di parola, ma sarà perché la linguetta metallica che si pizzica con un dito mi avrà rotto un dente o morsicato proprio la lingua. Come dovrei fare molto più spesso. Così non dovrò più pentirmi di qualcosa che ho pensato e scritto. E per questo mi sono affidato allo Scacciapensieri che prima o poi mi insegnerà e mi aiuterà a contare almeno sino a dieci. Mentre non smetterò mai di leggere il Gazzettino del Trombone che è troppo divertente. E non ho detto grottesco per non far arrabbiare ancora il mio sindaco.