Salto su un nuovo carro: è quello di Proli e di Banchi

Lo chiamerò Satiricon Basket e così non se ne parla più. D’accordo? E nemici come prima: Mors tua vita Pea. L’ispirazione me l’ha data Petronio Arbitro e un suo romanzo del primo secolo d.C. in cui si racconta di un oltraggio commesso dal mitomane Encolpio nei confronti della divinità fallica Priapo che si vendicherà di lui perseguitandolo e provocandogli una serie d’insuccessi erotici. Ovviamente tutti i personaggi del nuovo blog, riveduto e ben corretto, sono immaginari e i fatti puramente casuali, ma chi mi conosce un po’ sa benissimo qual è la Banda che ispira le mie brevi e folli novelle quotidiane. Petronio non visse molto: dal 14 al 66. Libertino alla corte di Nerone, intimo dell’imperatore che incendiò Roma come farà a giorni la mia Signora (bianconera) e amatissimo anche da Federico Fellini, che lo rese famoso in un celebre film, s’ammazzò tagliandosi le vene e rallentando ad arte l’emorragia. Per poter morire banchettando ancora qualche ora e avere il tempo per scrivere una famosa lettera di denuncia al suo delatore, il pretorio Tigellino. Anche Tacito ritrae Petronio come un personaggio dedito alla ricerca dei piaceri raffinati, anche un po’ indolente e pigro, proprio come garba a me, ma anche combattivo per una causa giusta, come la crociata che io fo da anni contro i Bandissimi. Ecco allora, tenetevi forti, e possibilmente mettetevi seduti, perché adesso la sto sparando grossa che più grossa non si può. Ora non so se la mia Beneamata rivincerà per l’ottava volta di fila, nel qual caso dovrebbero beatificare Siena e iscriverla comunque gratuitamente al prossimo campionato, ma sarà quasi impossibile. E allora, visto che su un carro devo pur saltare, perché mica ve la voglio fare a piedi, sapete quale causa sposerò per lo scudetto? Quella di Luca Banchi, perché altrimenti Armani lo potrebbe anche cacciare, e del Livido Proli. Meravigliate? No, non è assolutamente il caso. Quale miglior alleato infatti potrei trovare nella mia guerra santa alla Banda Osiris del presidente di Milano che si farebbe tagliare una mano e pure il braccio piuttosto di tirarsi in casa uno di loro? Nessuno. E allora evviva Banchi ed evviva Proli.