Quel fenomeno di Federica e quel cinico di Gramellini

 

Dove eravamo rimasti? Che in montagna pioveva e faceva un freddo becco? Ma allora nell’ultima settimana non vi siete persi proprio nulla. A parte una spruzzatina di neve come zucchero filato sulle vette e le tre coperte di lana sotto le quali ho dormito stanotte al calduccio. Cortina si sta svuotando anche se non è mai stata piena come nelle passate estati. Anche questo weekend sarà brutto: me l’ha confermato il grande Benito Ferronato, storico segretario della Coppa del Mondo di sci ampezzana, che non sbaglia mai una previsione del tempo. E settembre come sarà? “Chiamami tra tre giorni”. Sarà fatto. Ma intanto potrei essere anch’io già scappato. Sabato 30 c’è la Juve a Verona con il Chievo: comincia il campionato. Quest’anno dico Roma per lo scudetto. Pure se dovesse perdere Benatia che giusto ieri ha rifiutato il rinnovo del contratto. E anche se la Juve non dovesse cedere Vidal. Ero sicuro che Arturo se ne sarebbe andato all’estero. E come me il Conte Antonio. Vedremo. Felice comunque d’essermi sbagliato. Il mercato chiude tra dieci giorni. Nuoto da urlo intanto agli Europei di Berlino: quello soprattutto di Gregorio Paltrinieri mi ha fatto venire la pelle d’oca. Mi piace anche ranocchia Arianna Castiglioni, solo 17 anni. Anche se a 16 (e 12 giorni) Federica Pellegrini aveva già vinto alle Olimpiadi di Atene la medaglia d’argento nei 200 stile libero. Ma la veneziana, sempre più bella e sempre più donna, è un fenomeno di quelli che s’è rotta la macchinetta e la mamma non ne fa più. Di nuovo d’oro prima di cena nella staffetta 4×200 quando si è mangiata la Svezia e ha nuotato un’ultima vasca da fuoriclasse unica nella storia di tutto lo sport azzurro. Meraviglia nella meraviglia: stupefacente. Esplosiva nella bracciata, sembrava volare nell’acqua come un aliscafo che plana e un secondo dopo decolla in cielo. Grazie di esistere, anche perché mi hai aiutato sul far della sera a dimenticare il pessimo Buongiorno di Massimo Gramellini che deve essersi ibernato il cervello scrivendo del “macellaio vestito di nero che sgozza il giornalista americano nel deserto” senza mostrare il minimo raccapriccio. E anzi, gelido più di un iceberg, si è poi cinicamente persino domandato se non fosse stato il caso anche di mostrare quell’orrore in tivù. Saranno vent’anni che non sento il Gramella spaventato e inquieto che ho visto nascere e crescere da praticante nella redazione sportiva del Giorno di Milano prima che scappasse nella sede romana della Stampa. So che si era sposato con la Maria Laura Rodotà, ieri direttore di Amica e oggi editorialista di punta del Corrierone. Sì avete letto bene il cognome: Rodotà. Ovvero proprio la figlia dell’ex garante della privacy e del candidato grillino all’ultimo Colle. Dalla quale si è comunque presto separato non dopo aver però frequentato insieme i salotti chic della capitale e aver conosciuto la gente giusta. Quella che ti fa far carriera in un lampo. Senza badare al tempo che fa o ai giornalisti precari che fanno una fatica boia a sbarcare il lunario se non hanno santi in paradiso o per suocero uno Stefano Rodotà. Per cui desumo che Massimo non abbia pargoli tra i piedi. Perché altrimenti gli avrei già detto fuori dai denti: caro Gramella, mostrale ai tuoi figli e ai tuoi nipoti se vuoi quelle tremende immagini di sangue e di morte. E poi va pure a far lo spavaldo da Fabio Fazio al sabato sera. Cercando possibilmente di non sudare troppo sotto le ascelle. Che non è bello e non è soprattutto televisivo. Ma adesso buonanotte. Che caso mai se ne riparla domani.