Peric out: sul ponte di Rialto sventola bandiera bianca

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Com’è che lo chiamate? Beko All Star Game. Ovvero tutte le stelle in una partita. Okay. E così adesso non potete più dire che non so l’inglese. Da una parte la squadra di Buscaglia (6.5) e Bianchini (7+) con Pascolo (7) e Abass (7.5) nel primo quintetto. Dall’altra quella di Menetti (8) e Peterson (10) col giovane Tonut (6–) in panchina per far contento anche me. Solo al Dindondan di Chattanooga (Tennessee), ottant’anni sabato, si può ancora dare dieci, però solo a lui. O a Michel Jordan. E comunque tanti auguri coach. Ricordato il dovuto, vi autorizzo d’ora in avanti a darmi pure degli sculaccioni se scriverò ancora una riga dell’All Star Game che si giocherà domenica a Trento e che non guarderò neanche in televisione su Sky Sport 2: al massimo me lo registro e poi vedrò. Le americanate mi sono sempre state qui, e non vi dico dove, altrimenti divento volgare come Soragna (3). Soprattutto quando a guadagnarne è la Gazzetta dello sport (Rcs). Del resto, dopo aver visto prima delle Olimpiadi di Calgary ’88 l’All Star Game di Chicago ed aver intervistato a quattr’occhi (più ovviamente l’interprete) il re delle schiacciate, tale Michael Jordan (10), capirete anche perché adesso qualsiasi altro pseudo-simile evento mi possa soltanto far sbadigliare come un ippopotamo. Ieri si è giocato il posticipo dell’ultima d’andata tra Pesaro e Torino vinto da Mancio Mancinelli (6.5) e Jerome Dyson (7-) che ha fatto di tutto per perderlo. Ma il migliore dell’Adriatica Arena è stato Andrea Meneghin (7.5) che di partita in partita cresce, non strilla e ha il coraggio di dire sempre le cose come stanno. La più applaudita: “A Ceron, che esagera il contatto con Dyson, poi daranno la statuetta di gran attore, mentre l’arbitro, che si è bevuto la sceneggiata del pesarese, ha preso solo un bell’abbaglio”. O anche: “Dyson non si è ancora stufato di sbagliare le triple: evidentemente vuole comunque portare a casa la bambolina del tiro da tre punti”. Oggi si è saputo che ieri in allenamento Hrvoje Peric (voto 1 domenica ad Avellino) si è fratturato il secondo metatarso della mano destra e sarà quindi out per almeno un mese e mezzo. Una brutta tegola davvero. Come vi ho già ripetuto mille volte: il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. E così Napoleone Brugnaro, che non avrebbe più voluto scucire un solo centesimo per la Reyer, nonostante Re Carlo lo supplicasse in ginocchio, dovrà attivare sul mercato il suo Pesciolino rosso che stava tanto bene nella boccia di cristallo. Dove spensierato nuotava senza neanche il fastidio di dover rispondere al telefonino che in acqua – si sa – non prende. A meno che l’ambiziosa Umana non voglia ridimensionare i suoi obiettivi: da squadra candidata alla finale scudetto a squadra da settimo, ottavo posto. Se le andrà di lusso. Anche perché gli altri club non stanno certo con le mani in mano. Milano è a caccia di un sostituto di Hummel dopo aver catturato Rakim Sanders, ex Banco di Sardara e mvp tricolore, e Leo Westermann, playmaker francese. Reggio Emilia ha capito per prima che forse nel basket più ci si avvicina a canestro e più facile è segnare. E per questo a Lavrinovic e Veremeenko, uno più bravo dell’altro e un bel 7+ a testa, ha affiancato Vladimir Golubovic che è un due e 12 di peso (un quintale e 15 chili) e d’esperienza. Lo zar dell’acciaio, Dmitry Gerasimenko (4), non si è ancora stancato di perdere e di comprare: a Cantù è difatti in arrivo pure il centro ucraino Cirillo Kyrylo Fesenko, ex Utah Jazz, tanto per capirci. Mentre si sussurra che Varese sia interessata a Julyan Stone (7), ma mi raccomando: non spargete la voce, e tra voi comunque parlatene piano, perché se lo vengono a sapere in laguna i tifosi veneziani, che non ne possono più di Mike Green (4.5) e Tu quoque Goss (4), insorgono e tra ponti e campielli scateneranno una rivolta contro il presidente Federico Casarin (5–) e la Contessa della Nuova, suo indefesso difensore d’ufficio, che al confronto quella di Daniele Manin e Niccolò Tommaseo furono rose e fiori. Domani invece apriremo insieme la calza del basket: tanto carbone, qualche caramella e voti per tutti. Sarà una grande Befana.