Accetto il duello, Tranquillo si scelga pure il padrino

Mi avete fiaccato, distrutto, sfinito, stremato, sfibrato, depresso, incenerito. E adesso che sono al tappeto e sto per schiattare mi chiedete persino una “risposta seria, circostanziata, rispettosa e intellettualmente onesta”. Ma ce l’avete un cuore? Dite che siete due bravi padri di famiglia. Io sinceramente no, ma mi rivolgo lo stesso ai vostri bravi figlioli: almeno voi abbiate pietà di questo povero vecchio che è anche un cattivo nonno di tre nipoti, ha già avuto due infarti ed è ormai sulla strada del tramonto, del delirio e della pensione. Al quale magari potete anche chiedere di rinunciare a tutto, pure alla sua villa a Cortina o a quella in riva al mare, ma non al tormentone della Banda Osiris, che è una sua creatura, oltre che una vera e propria ossessiva e indispensabile ragione d’esistere. E poi serio e onesto io? Ma se non lo sono mai stato in tutta la mia vita, perché dovrei cominciare a farlo proprio adesso che mi sono deciso a scrivere un libro giusto su voi due, Flavio Tranquillo e Andrea Bassani, nell’estremo tentativo di spiegarvi prima dell’ultimo respiro cos’è la mia insulsa e banale ironia che avrebbe anche l’assurda pretesa di voler passare per satira? Francamente però non ero mai arrivato al punto di pensare che il tuo sito fosse meno letto del mio. Dal momento che solo a notte fonda mi sono accorto che mi avevi spedito una lettera aperta e scritta a quattro mani, o forse anche a sei zampe, nella quale mi attaccate in due, o forse anche in tre, con il sostegno di tutti i vostri moltissimi fans e di qualche avvocato. E questo non è bello, né da uomini, né da cristiani, converrai: in centodue contro uno, non è neanche giusto. Ma rilassati, non voglio agitarti prima dell’uso e del duello sulla pubblica piazza che accetto assai volentieri, ma a tre condizioni. La prima è che non ti scegli come padrino Andrea Bassani. Perché con lui non ho più niente da spartire dopo che ha minacciato il povero Enzo Lefevre di non farmi più scrivere sul giornalino della Fortitudo quando ero al primo infarto e senza lavoro. Non ci credi? Conservo ancora quella letteraccia in un cassetto assieme a quelle delle mie storiche amanti. La seconda è che ti sforzi di capire, caro mio, che quando scrivo padrino non mi riferisco a Vito Corleone o a Marlon Brando o a Robert De Niro, ma più semplicemente al tuo compagno scelto per il nostro cavalleresco duello. Che potrebbe essere Gas Gas Trinchieri o Giorgione Buzzavo, l’ImperfettoIo mi porto il Paron Zorzi o il Livido Proli, poi vedi un po’ tu. Così come la nostra non è una sfida tra pupari da articolo 416 del Codice Penale, come esageri sempre a pensare, ma molto più tranquillamente una Guerra dei bottoni, in un cortile con due canestri senza retine, tra bande d’eterni ragazzini, ispirata al romanzo di Louis Pergaud che di sicuro non avrai mancato di leggere. La terza è che tu la finisca di darmi del lei come ti ho già chiesto almeno un paio di volte e non lo farò più. In fondo, come direbbero dalle tue parti, “sempre colleghi siamo”. Io magari delle serie Silver e tu ai massimi livelli della Nba. D’accordo, ma pur sempre uguali davanti all’Ordine dei giornalisti, oltre che a Dio. Altrimenti, se ti riesce più facile, dammi pure del Voi. Bacio le mani. (continua)