Ora al Sarris Saint Gennar non resta che la Coppa Fragola

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Ma l’avete detto a Marx Sarri che si gioca il giorno della Epifania che tutte le feste porta via? Ancora no. E avete fatto bene. Anche perché ho visto sabato il Verona contro la Juventus e non penso proprio che domani possa mettere il bastone tra le ruote al suo Napoli. Piuttosto gli andrà di traverso il fumo dell’ennesima sigaretta quando s’accorgerà che alla ripresa del campionato al Pipita Higuain e soci sono state concesse oltre trentadue ore in più di vacanza. Difatti il Sarris Saint Gennar affronterà a Bergamo domenica 21 gennaio l’Atalanta a mezzogiorno e mezzo. E già gli gireranno le scatole. Mentre i bianconeri scenderanno in campo contro il Genoa un giorno dopo e addirittura all’ora di cena. E qui comincerà a dare i numeri. Parlerà di complotto e d’aria rancida. Tirerà giù dal cielo tutti i santi e le madonne. Prenderà a calci il primo gatto nero che gli attraverserà la strada. Insomma la solita commedia del Pulcinella che chiagne e fotte. Peccato che ormai la gente che ha un po’ di sale in zucca abbia imparato a conoscere il tipo e non si lasci più incantare dalle sue scuse banali e dalle sue lacrime di coccodrillo. Che piange quando ha la pancia piena e non perché ha mangiato in un sol boccone la preda ancora viva. Questo è Marx Sarri. Che non dimenticatevelo: è nato per caso a Napoli e comunque tiene per la Fiorentina. Come Emilio Fede che tifava Juve prima di legarsi mani e piedi a Silvio Berlusconi. Resta il fatto che è già out dalla Champions e dalla Coppa Italia la squadra che, a detta dei soloni di Sky e di Mamma Rosa, da Vialli a Condò, con il sostegno di Sconcertino, gioca il più bel calcio della terra e segna meno gol del Paris Saint Germain solamente perché ha tre frittole in attacco che non sono Neymar, Cavani e Mbappé, ma Insigne, Mertens e Callejon che al Napoli per la verità sono arrivati con Rafael Benitez. In Champions gli azzurri di Dio Aurelio hanno giocato quest’anno sei partite perdendone quattro e subendo la bellezza di undici gol. Mentre in Coppa Italia sono stati di nuovo eliminati ai quarti di finale dall’Atalanta come due anni fa al San Paolo dall’Inter di Kondogbia e Biabiany. In due anni e mezzo che Sarri è al Napoli nelle sfide con la Juve non ha mai visto la luce per non dire la palla. Eppure è già stato eletto a furor di popolo allenatore dell’anno passato e magari lo sarà anche di questo e del prossimo ancora. Con buona pace di Acciuga Allegri che al suo confronto è una schiappa per non dire una clamorosa pippa. Però un titolo l’ha vinto: è da una settimana campione d’inverno. Che, se conta come quello del gennaio 2016, Napoli primo con 41, Inter e Juve seconde a due punti, è un re di spade. Peccato che la briscola sia danari. O devo ricordarvelo io com’è poi finita quella stagione? 1. Juve punti 91, 2. Napoli 82, 4. Inter 67. Con Higuain capocannoniere (36 reti) davanti a Dybala (19). Insomma a Maurizio Sarri non resta ora che puntare a vincere l’Europa League, meglio conosciuta tra i bambini col nome di Coppa Fragola, affinché non si possa dire di lui che è il più grande perdente di successo di questo millennio: un’etichetta scomoda da scollarsi di dosso. Ne sa qualcosa Carletto Ancelotti che, prima d’andare ad allenare il Milan, riuscì a perdere due scudetti a favore di Lazio e Roma con giocatori del calibro di Zambrotta, Ferrara, Montero, Davids, Tacchinardi, Zidane, Trezeguet, Inzaghi, Del Piero e Fonseca. Ecco, per l’appunto: lasciamo perder. Tanto più che non può nemmeno lamentarsi che lo Zio Aurelio De Laurentiis non l’abbia accontentato in tutto e gli abbia infatti comprato mezzo Empoli, l’unica squadra che Sarri ben conosce, oltre al Tegoleto. Adesso vuole a tutti i costi Verdi (Bologna) o Verde (Verona), non lo sa neanche lui. E d’Inglese, che comunque il Chievo non molla, non sa ancora bene cosa farsene. Come di Tonelli e Maxsimovic, che pure sono costati 35 milioni, o di Giaccherini che con il Conte Antonio ha vinto lo stesso numero di scudetti di Maradona. Martedì in casa si è inchinato ancora a Gian Piero Gasperini, ma non ne ha fatto un dramma. “La nostra stagione è comunque straordinaria”, ha detto entusiasta. E piuttosto ha polemizzato con la formula della Coppa Italia. E ti pareva. E con le sostituzioni che nei supplementari dovrebbero diventare quattro o cinque. E perché non sei o sette? Il guaio è che all’over time in casa con l’Atalanta il suo meraviglioso Napoli non ci è nemmeno arrivato. Ma una qualità ce l’avrà anche? Sì, certo: è un marxista in tuta e non in cachemire come Fausto Bertinotti.